One Shot
29. Silvia Monti domanda a Silvia Molesini
01 Novembre 2010
 

Perché in autunno piove sempre nel fine settimana?

Domande come questa mettono in seria discussione il senso profondo dell'esistenza umana, lo so. Perciò continuo a non farmela, sperando che passi. E mi consolo col fatto che c'è qualcuno a cui ho affibbiato una domanda probabilmente meno universale ma sicuramente più fastidiosa... E la ringrazio, Silvia Molesini, per non aver opposto resistenza...

 

 

Ti è mai capitato di pensare di essere nata nel posto sbagliato al momento sbagliato?

 

Mah. Ma è vero che ho fatto di tutto per essere “fuori ruolo”, quasi dovessi crearmi un alibi.

Perché ovviamente, nel piccolo delirio, sono convinta che mi faccio nascere io.

Nel gioco chiaro invece credo di sapere bene che le necessità sono altre, e che si nasce da un madrepadre, magari con un fratello a seguito, tra il lago e il monte, nel cavallo di fuoco, con un corpo che non ti assomiglia, malamente educati, nel tempo delle dissoluzioni, e in artifici fossili, bar di provincia, contatti tristi, inconsequenzialità e sostituzione.

Quando sono di buon umore mi dico che qualunque posto e qualunque momento sarebbero stati sbagliati, ecco. Ti mando un testo che ti ho dedicato (in seguito), e stranamente melodioso, Silvia gentile.

 

 

 

Stacca silenzio breve

la sciamura delle mosche,

nel dopo della pioggia io arrivo.

 

Con un molo di meraviglia

da scatenato abbrivio:

io arrivo, ti cammino e

scopro che, te

luce/ombra/ombre/affondo

patinata discesa sul prato

e sale-sale fresco rotondo scabro

scivolante e fatale

la teoria delle frane

luce/luce/mezza-a-scondo

dove scende poi sale

mista musica del mondo

una

montagna.

 

Reale.

 

Un mobile procurato

e ricercato sul vento di te che

spazzi nuvole cimbre e cirri

bomboloni cumuli spetardati

 

un rumore funambolo

il suo nitore ad angolo

 

nel blu del pomeriggio

 

guardai…

 

Non tanto il valico o

la scissura di valle e

non tanto la gola

che lancia a fiume gli uccelli più sensazionali

-quelli di piuma colorata e ardente

e i grossi neri, beccuti, spirituali-

 

, non tanto il giogo, il rostro, la trincea

e non l’ossario

il suo senso sparato a calco,

la morte che viene, oramai…

 

non tanto la lepre, la marmotta, il cerbiatto

o il fiore giallo, quello

violetto, un bianco, di loro,

la genzianella,

non quella d’oro, il lavoro

del paracarro, dell’escavatore

vicino al rifugio del CAI.

 

Guardai, un sapore nuovo.

E il senso dello stare in piedi.

Tutta intera, prima di sera

nella montagna pulita

la vita piccola ora un gigante

nelle mie gambe

 

fragrante o leggera.

 

 

 

Silvia Molesini, nata a Bussolengo (Vr) il 14 luglio 1966, vive e lavora come psicoterapeuta a Costermano (sempre Vr). Ha pubblicato le raccolte Nuova noia (Ibiskos ed. 1987), L’indivia (Campanotto ed. 2001), Il corpo recitato (I figli belli ed. 2004), Lezioni di vuoto (Liberodiscrivere ed. 2006), Cahiér de doléances (Samiszdat 2009), 13 algebriche mistiche (voici la bombe 2010). Ha partecipato al romanzo a rete Rifrazioni scomposte su corpo 12 e, per circa due anni, membro fondatore, al progetto Karpòs. È presente su diverse antologie, su qualche rivista letteraria (Le voci della luna, Filling Station, L’ortica, Critère, Niedergasse, Progetto Babele- Il foglio letterario- Historica), su vari siti di interesse letterario in rete ed è stata segnalata in alcuni concorsi di poesia (nel 2008 : con Esanimando al Premio Montano e al premio Mazzacurati/Russo con Cahiér corpo piccolo). Collabora con absolute poetry, zeropoetry, viadellebelledonne, poetarum silva. Partecipa volentieri a slam e reading quando la chiamano, di solito.

Work in progress e sito di riferimento: Nascita e morte (titolo provvisorio). Letture su www.myspace.com/molesini (Alle quattro e venti circa) e su www.youtube.com/molesini.

 

s.


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