Lo scaffale di Tellus
Sergio Caivano. Ideale Cannella
26 Ottobre 2010
 

Ideale Cannella l’ho conosciuta nell’ormai lontanissimo 1958. Allora dirigevo un periodico, Valtellina, quindicinale della Federazione di Sondrio del P.S.D.I. Non avevo alcuna esperienza in materia e, anche, pochi collaboratori. Allora mi rivolsi prima a Marino Maria Balsimelli, allora redattore de Il Giorno, il quale fu prodigo di consigli e collaborò rilasciandoci, sotto pseudonimi vari, alcuni articoli. Non ricordo se fu lui, od altri, a farmi il nome di Ideale Cannella. Le telefonai ed andammo, io ed un redattore, a trovarla nella sua bella casa di Grosio. Era una signora cinquantenne, ancora molto bella. Mi colpì subito la signorilità, la finezza naturale e la disponibilità, anche nei confronti di persone che non conosceva. Fu gentilissima. Ci parlò brevemente della sua convinta adesione alla lotta di Liberazione. Qualche anno dopo scoprii, leggendo alcuni dei suoi libri sulla Resistenza in Valtellina che, dopo averne fatto parte in prima persona, ne era anche un cantore, meglio una poetessa per il candore genuino, ispirato con il quale si esprimeva nei confronti di coloro - uomini e donne - che vi avevano partecipato. Per lei, la Resistenza aveva una sua sacralità, da combattere con dedizione assoluta. Adesso che, da diversi anni, faccio parte dell’Anpi, comprendo e condivido totalmente il suo pensiero. Tornando al nostro incontro, volle precisare che le sue simpatie andavano verso il PSI ma che, visto che il nostro modesto periodico era comunque orientato verso la riunificazione di tutti i socialisti, ci avrebbe comunque aiutato. Puntualmente, dopo quell’incontro, ci inviò un articolo ogni due settimane fino alle elezioni fino a che, come programmato, il periodico cessò le pubblicazioni, anche per mancanza di mezzi. Ho voluto ricordare questo episodio per mettere in luce l’amabilità, la disponibilità di questa signora dallo spirito nobile che si batteva solo per gli ideali.

Ora mi si presenta, col libro Le Ali dell'Angelo, sotto una veste per me nuova. Lo stile è sempre coinvolgente, ma la scrittura assume un carattere nostalgico, soave, stemperato dal ricordo ormai lontano.

Ritornano, infatti, i ricordi dell’infanzia. E con essi gli odori, i colori, i sapori del giardino, le ore tristi e quelle liete di una grande casa, quella di Bormio, che d’inverno le appare “un’oasi di pace in un angolo del mondo ovattato dalla neve”. Ci vive, assieme alla mamma ed al fratellino, gli ultimi anni della guerra del '15-'18, che, sullo sfondo, detta lo scenario. Senonché, anche qui vicino, rimbomba il cannone e porta la paura. L’attendente che vigila sui due bambini è amabile, canta per loro le canzoni degli alpini, oggi divenute anch’esse storia, ma diventa triste quando pensa alla sua casa sul confine. E poi la gita a S. Antonio di Valfurva, la raccolta dei mirtilli, il latte di capra, la polenta: è giorno di festa! Ma un giorno, dopo un aspro combattimento, gli alpini sconfiggono gli austriaci sulle vette che “restano consacrate dal valoroso sangue alpino, scendono a valle i feriti e restano lassù i Morti, nei piccoli improvvisati Cimiteri di guerra”. La guerra colpisce anche loro: li trasporta dalla fantasia nella quale vivono alla realtà. Imparano, poi, chi sono i prigionieri. Organizzano, per loro, una rappresentazione per raccogliere i fondi necessari a fornirli di indumenti. Si convincono che la guerra è disumana ed atroce: uccide i giovani. Prima che le campane annuncino festosamente la fine della guerra, i bambini devono affrontare una prova terribile: perdono la mamma. Ecco, pensano, la guerra ha portato via la mamma. E anche la loro infanzia. Purtroppo, non sarà l’ultima.

Da ogni frase di questo bel libro, da ogni riga vorrei dire, trapela un sentimento, l’amore, che l’autrice, schiva, cerca di nascondere. L’amore per la Patria, che Ideale adulta difenderà a rischio della vita nella lotta partigiana. L’amore per la natura, ancora intatta e rigogliosa. L’amore per i soldati, strappati dalle loro case ed impegnati in una guerra che produce seicentomila morti. L’amore per il sacrificio di tanti caduti. L’amore per la vita, in momenti in cui si da e si riceve la morte, ma di cui si avverte l’angosciosa necessità. E cos’è il nemico, se non altri soldati come i nostri strappati alle famiglie? L’amore per la pace da conquistare dopo la vittoria. E l’amore per il ricordo, velato di nostalgia, di anni che si buttano dietro la fanciullezza e si aprono alla vita.

Ideale Cannella è donna forte, di sensazioni forti che trasmette al lettore in modo schivo, quasi a volersene scusare. I sentimenti che ridondano vengono espressi con dolcezza, quasi a voler farsi perdonare di esserne sovrastata. Ne viene fuori una narrazione nella quale la passione, gli ideali, gli umori appaiono mitigati dalla dolcezza espositiva. Un racconto, il suo, che si trasforma in poesia, dando vita ad un libro unico nel suo genere, e difficile da riscoprire nella letteratura d’oggi. Ideale Cannella non scrive per il successo, ma per esprimersi. Sente il bisogno di raccontare ciò che ha provato. Un libro che stupisce, e stupirà ancor più i lettori, che ti prende subito, dalle prime righe, e non ti lascia più, sino alla fine. Un libro da leggere, che lascia emozioni. E riempie di poesia.

 

Sergio Caivano

 

 

Ideale Cannella

Le ali dell'Angelo

La prima guerra mondiale a Bormio vissuta dai bambini
del comandante del forte di Oga

Labos Editrice, 2010, pagg. 192, € 15,00

 

Qui la scheda editoriale del libro,

con rassegna stampa e indicazioni per l'acquisto


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