Lisistrata
Italia, “repubblica monarchica dei preti” (o dei generali?!)
09 Giugno 2006
 
Da dove cominciare? Mi piacerebbe cominciare dal fondo, cioè dalle tante lettere di solidarietà, non solo da chi mi aspettavo, da voi compagni e compagne pacifisti femministe nonviolenti, ma da studenti, madri di ragazzi e ragazze tenuti in carcere senza addirittura accuse precise, genitori di figli portatori di handicap che temono i tagli morattiani degli insegnanti di sostegno, soldati democratici, che sperano in una democratizzazione e sindacalizzazione delle forze armate, insomma un vasto mondo non conosciuto che però è capace di indignazione, punto di partenza di qualsiasi presa di posizione etica. Però vi devo dare un resoconto e quindi ecco una sommaria cronaca.
Sapete quasi tutto, cioè che la mia candidatura, in una commissione di 24 membri, esattamente divisa a metà tra maggioranza e opposizione poteva essere effettiva alla quarta votazione in quanto tra i due finiti al ballottaggio passa chi ha più anni e quindi io. Fino alla seconda votazione tutto è filato dritto, anche se le pressioni dei giornali e le curiosità sulle parole dette da me alla manifestazione pacifista del 2 giugno già facevano baccano. Alla mattina della terza votazione grande scandalo per l'intervista del Corriere che, non potendo trovare niente di disdicevole nemmeno nei classici terni minati della resistenza in Iraq, del terrorismo e simili ha sparato il titolo sulle Frecce tricolori che naturalmente avevo detto proprio alla manifestazione, ma che del resto ho detto spesso anche in campagna elettorale in Friuli-Venezia Giulia, e se sono stata eletta lì, collegio del tutto insicuro e regione dove stanno le Frecce, vuol dire che anche lì c'è chi non si scandalizza a sentirle criticare.
Si sparge la voce che la destra non si presenterà alla seduta e facendo venire meno il numero legale a oltranza renderà impossibile la mia elezione e obbligherà il presidente del Senato a indire una nuova sessione di voto con altre candidature. Ma ciò non si verifica non so se per divisioni tra An e Cdl o se per non disponibilità di Marini. Arrivano infatti tutti i senatori della destra e si vota: allo scrutinio inopinatamente compare il nome di De Gregorio dell'Italia dei valori, che raccoglie oltre il suo, i 12 voti della destra, che fa 13 e passa presidente.
Segue il lavoro per eleggere i due vicepresidenti e i due segretari e anche lì Zanone ottiene 11 voti e il candidato di destra 13 e poi dopo che generosamente Silvana Pisa senatrice Ds e pacifista ritira la sua candidatura come segretaria per lasciare spazio a me, sempre con 13 voti al candidato di destra, e 10 a me, la commissione viene completata.
Devo prima di tutto ringraziare per l'estrema correttezza il vicepresidente Zanone che dichiara subito di accettare la vicepresidenza con riserva, appunto per quanto accaduto e – come ho già detto – Silvana Pisa per avere assolutamente voluto cedermi il suo posto. Sicché alla fine di tutto questo orrendo pasticcio mi ritrovo comunque segretaria della Commissione e quindi nell'ufficio di presidenza.
Seguono agitazioni varie da parte dei giornali e interviste a non finire (quanto durerà questa fama drogata? penso pochi giorni, non ci prenderò gusto, in fin dei conti sono stata eletta in due collegi senatoriali come capolista senza nemmeno una intervista o un passaggio in TV, un vero record).
L'operazione è stata condotta con spregiudicata rozzezza. Infatti se il senatore dell'Italia dei valori poteva sostenere che io sono una testa calda, che ho parlato male di Garibaldi e altre nefandezze, doveva almeno mantenere la fiducia a Zanone, parlamentare di lunga e limpida tradizione liberale, persona di grande equilibrio e che del resto è stato anche ministro della Difesa: è stato considerato reo di non essersi dissociato da me? è colpevole di reato associativo? mah!
Seguono le più straordinarie dichiarazioni: il neopresidente dichiara di aver avuto sentore dello sconcerto degli Alti comandi militari, dichiarazione molto grave, perché gli Alti comandi militari se hanno delle cose da dire le dicono al Ministro della Difesa e non si capisce perché al senatore De Gregorio, o lui fa parte dei servizi segreti? comunque nel caso è uno che parla troppo. Almeno per copertura avrebbe dovuto pubblicamente sottrarsi a simili improbabili pressioni, dato che avrebbero rappresentato un tentativo dei militari di influire sul parlamento, una cosa da servizi segreti, ma quelli deviati.
A sua volta Schifani si vantava di aver impedito la mia elezione e con ciò quasi salvato la patria: esagerato! nemmeno io che pure ho una buona opinione di me, avevo mai tanto presunto di me stessa. Miserevole come quasi sempre La Russa che mi incita a dedicarmi ai nipotini, che sono ormai grandicelli e a me affettuosissimamente legati, come io a loro. Se poi i nipotini tengono il posto della calza, cui erano tradizionalmente rinviate le donne, sappia che sono brava ai ferri e all'uncinetto, so persino fare il filet e il makramè, sono anche una buona cuoca, naturalmente per chi amo invitare alla mia tavola, faccio i lavori di casa ecc. e la passione politica si è accompagnata per tutta la mia vita con queste incombenze: penso che La Russa non ce la farebbe, ma noi donne ci siamo abituate e ce la facciamo.
 

Adesso dico qualcosa sulla sfilata. A me le sfilate non piacciono e questa è solo una questione di gusto, non se ne discute, ma nemmeno ci si cava una qualsiasi ragione di ostracismo. Una sfilata militare a Roma, una per tutto il paese, mi pare simbolo poco repubblicano, poco capace di fare della Repubblica davvero la cosa di tutti e tutte. Inoltre far passare mezzi pesanti e inquinanti da terra e dal cielo in una delle zone archeologiche più preziose del mondo è davvero una follia. Un 2 giugno che si festeggi con feste popolari in tutte le città e i paesi d'Italia è molto più fedele allo spirito della festa e della data, non disturba, non inquina, valorizza le bellezze naturali e artistiche della nazione, ne celebra e cementa l'unità molto di più. Credere che l'unità possa essere rappresentata da una sorta di celebrazione monarchica, mi pare poco intelligente. C'è gran bisogno di fare cose meno uniformi, meno processionali, più sobrie, più semplici, meno pompose, meno “petto in fuori e fanfare a gogò”, appunto più repubblicane. Credo fosse Salvemini che –preso dalla sua nota vis polemica– si era tanto irritato una volta da definire l'Italia una «repubblica monarchica dei preti». È meglio cambiare un po', un po' tanto.

 

Lidia Menapace


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