Nella Galleria La Corte Arte Contemporanea a Firenze si inaugurerà il primo ottobre la mostra “GIOVANNI 365” di Giovanni Pezzatini.
“Babbo, cos’è il mondo?” è la domanda che Giovanni ogni sera fa a Lorenzo. Così ogni sera si arricchisce la sua scoperta del mondo anche in base alle risorse visionarie e… ai residui di energia di suo padre. Finché un giorno decide di raccontarlo lui stesso il mondo, attraverso l’arte, nel limite di pochi centimetri - 12,5 x 6,8 - sempre gli stessi.
Nasce il progetto per una mostra. Realizza 365 opere, scandite da un diapason quotidiano, acceso nel maggio di un anno fa. Una cosmogonia di significati a volte lampanti ed essenziali a volte stratificati, dettagliatissimi. Nelle sue opere, sebbene percorse da molteplici nuclei tematici, uno sembra esserne protagonista: lo spazio, concepito e fatto emergere in tanti modi, da quello più ingenuo ed elementare alle riprese prospettiche più ardite e sorprendenti. In quel rettangolo obbligato Giovanni struttura l’intero mondo: come possibilità e impossibilità, come enigma, curiosità, come anelito e respiro, appartenenza. È lampante come si rapporti al suo spazio geografico e affettivo, come sia inscindibile da esso.
Lo spazio interiore è rifratto all'esterno su più piani e, a volte, i segni si “gonfiano” perfino al di là delle loro funzioni, aspirando a una forma a sé. Giovanni usa l'alchimia di quella prassi speciale che muta l'alfabeto in figure, le parole in immagini, non operando per analogie, ma dando spazio visivo ai segni. Segni che narrano tutta la sua visione frutto di una peculiare combinazione tra memoria di esperienze lontane, sia consce sia inconsce, di esperienze presenti desiderate o casuali, di scoperte emotive e interpretazioni gioiose, di soluzioni che si sedimentano in una gamma che pare inesauribile.
La mano guida con naturalezza e senza sforzo, e tutto è semplice da dire. Mi chiedo quale attesa abbia Giovanni del mondo futuro…
«Parigi, Londra, Montecarlo, Costantinopoli», scrive Pietro Gaglianò nel catalogo, «sono le destinazioni che Mangiafuoco, nella versione cinematografica di Pinocchio, elenca al burattino prospettando una fortunata, grandiosa tournée internazionale. Le quattro città sono altrettante mete di un viaggio in più tempi che Giovanni sta facendo in compagnia del padre, un itinerario sulle tracce di un tour immaginato (e pure mai compiuto da Pinocchio, che è ad altre prove è destinato), che emerge in ordine sparso nel racconto polimorfo al quale Pezzatini Junior ha lavorato per mesi. L’origine di tutto è un passepartout di dimensioni modeste per cornici, poggiato su un foglio e usato come maschera per la composizione di un disegno. Poi per un altro disegno, e per un terzo, e altri ancora… Il rettangolo delineato dal passepartout che l’artista utilizza come guida è una metafora della sua avventura: formalmente è una condizione di confine, ma a si trasforma con imprevista agilità in strumento per un salto visionario. Nella sua vita e nelle sue opere Giovanni fa dei limiti la forza e l’anima di un punto di vista inimitabile. Così, la semplice geometria definita dalla sagoma del passepartout, la sua casuale comparsa nel panorama visivo ed emotivo dell’artista, assume la stessa feconda virtù immaginifica (nell’accezione letterale di creazione di immagini) e moltiplicativa dell’Aleph di Borges».
«Sono trascorsi 14 anni dal giorno in cui ho incontrato Giovanni, bambino con Sindrome di Down, con i capelli biondi, gli occhi azzurri e un sorriso accattivante. Non è stato difficile entrare in relazione con lui, c’è stata una empatia fin da subito che ha favorito l’attuazione di un piano di lavoro volto a valorizzare le sue potenzialità e ad accogliere i suoi limiti. In questo cammino c’è stata una significativa evoluzione: buoni risultati sul piano pratico, mentre più difficoltà abbiamo trovato nello sviluppo del linguaggio espressivo al quale Giovanni ha sopperito egregiamente con il disegno. È stato proprio attraverso in disegno che Giovanni ha elaborato un’intelligenza spaziale, temporale e ha saputo connettere il pensiero pratico con l’organizzazione simbolica e la proiezione emotiva del proprio sé. Con il disegno ha notevolmente migliorato lo sviluppo visuo-percettivo e quegli aspetti emotivi proiettivi che non sarebbe stato in grado di raccontare con il linguaggio. In questa attività sono stati di grande aiuto i genitori che lo hanno saputo incoraggiare e gratificare al punto che per lui tutto ciò ha potuto costituire una conquista importate e profondamente motivata da esigenze comunicative ed emotive. Il suo disegno si è sempre più arricchito e questo ha permesso a Giovanni di diventare consapevole della capacità di raggiungere abilità metacognitive nell’ambito del pensiero pratico compensando così la difficoltà verbale soprattutto per quanto riguarda il metalinguaggio». (Valeria Nardi, logoterapista)
Estratti dai testi in catalogo, Morgana Edizioni, www.morganaedizioni.it
La Corte Arte Contemporanea
Via dei Coverelli 27r, Firenze
Vernissage: venerdì 1° ottobre 2010 ore 16:30
La mostra resterà aperta dall’1 al 10 ottobre 2010
Orario: tutti i giorni dalle 16:30 alle 19:00
Con la collaborazione di Lorenzo Pezzatini
Con il sostegno di: FILIDERBA onlus,
Firenze, via F. Brunetti 13 - www.filiderba.org
Alessandra Borsetti Venier