Immigrazione. Regolarizzazione badanti 2009: Leggi o giurisprudenza? Interpellanza
06 Agosto 2010
 

Le ultime pronunce dei giudici sulla regolarizzazione degli immigrati sono una sorta di beffa, un'anomalia tipica dell'applicazione delle norme in uso nel nostro Paese.

La legge 102 del 2009 consente la regolarizzazione di colf e badanti clandestini: fra i requisiti, il non aver subito condanne penali, anche non definitive, per i reati per i quali è previsto l'arresto obbligatorio o facoltativo (artt. 380 e 381 c.p.p.).

L'Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori), attraverso i propri legali che, col servizio Immigrazione, informano e assistono i cittadini stranieri che intendono regolarizzare la loro presenza in Italia, ha subito denunciato l'ambiguità dei requisiti richiesti: non bisogna avere subito condanne per i reati elencati in quegli articoli, oppure per i reati la cui pena edittale non sia superiore a certi limiti?

E, mentre le domande di regolarizzazione venivano già presentate, solo a marzo il Ministero dell'Interno ha chiarito con una Circolare (n. 1843 del 17 marzo 2010): la regolarizzazione è negata anche agli stranieri che dopo aver ricevuto un foglio di via non abbiano ottemperato all'ordine di allontanamento del Questore e siano stati fermati ad un successivo controllo.

Un chiarimento che avrebbe avuto senso se fatto all'indomani dell'entrata in vigore della legge, prima ancora della scadenza del termine per presentare la domanda. Ma grazie a questa circolare la legge in tanti hanno avuto la domanda respinta e sono stati espulsi.

Cominciano i ricorsi al Tar, le cui decisioni talvolta dando ragione ai ricorrenti e altre volte no: la regolarizzazione dello straniero è quindi non affidata alla legge ma alla giurisprudenza del luogo in cui si vive. Il Tar Toscana dà ragione ai ricorrenti, ma non è così per il tribunale dell'Umbria.

Il Governo intanto, in risposta ad una interpellanza parlamentare, ribadisce la correttezza della circolare. Ma il Tar del Veneto dà ragione ai ricorrenti, così come i tribunali di Lombardia e Marche.

Un orientamento prevalente che rassicura, ma è questo il metodo? Giurisprudenza (avvocati, soldi, aule intasate, tempi dilatati) e non legge con chiare interpretazioni che le Questure applicano?

Per questo motivo, col senatore Marco Perduca, ho presentato un'interpellanza al ministero dell'Interno in cui chiedo se intenda intervenire con una nuova circolare nella direzione dell'orientamento prevalente, ritirando le precedenti.

 

Donatella Poretti

 

Qui il testo dell'interpellanza


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