Telluserra
Gigi Telloli ricorda Federico Aldrovandi
21 Luglio 2010
 

Esiste un vento, una brezza si impercettibile quanto reale, è il vento del tempo che tutto tende a deformare, a spostare, a rimuovere, e questo vento porta la polvere che tende a coprire, ma in quest'aria qualcosa ci entra negli occhi, è un minuscolo frammento di terra, un granello di sabbia, il nostro indietro guardare è offuscato dalle lacrime, le lacrime sono una reazione naturale quanto vitale, quel granello di sabbia si chiama verità.

Piangiamo la verità, in un mondo che dicono moderno, moderno a tal punto che la verità diviene sempre più, o sempre meno mi vien da pensare, ciò che differenzia una persona da un uomo.

Perché, nel mio piccolo, ciò che posso dare è un cuore, così come per altri può essere una consulenza legale, una lacrima, un sorriso tanto mesto quanto ricolmo di speranza.

Perché ciò che tiene vivo Federico è ciò che tiene viva Patrizia, quella parte di città, d'Italia, di mondo che con naturalezza offre se stessa e la parte più bella di se stessa.

Perché discuteremo per ore ma nel profondo come recita una canzone, “non c'è niente da capire”, c'è piuttosto la voglia, il dovere morale di restituire la dignità.

Perché tutto ciò che è emerso è una mancanza totale di umanità, un venir meno ad un codice etico, perché nella vita si può sbagliare ma il perseverare rende buio ogni sentire.

Ed allora siamo ancora mai domi a tenerti per mano, perché giustizia e verità quella stessa mano devono tornare a carezzare.

 

Gigi Telloli

Testo per la presentazione della serata “ALDRO”

all'ARCI Bolognesi, 21 maggio 2010

 

http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it


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