Le linee guida per la pillola abortiva da ieri sul tavolo di assessorati e governatori delle Regioni, suonano come una chiara minaccia ritorsiva alle Regioni, tale da configurarsi come abuso di potere. Il sottosegretario al ministero della Salute, Eugenia Roccella (foto), segnala che «chi dovesse applicare protocolli clinici che ammettono le dimissioni volontarie della donna dopo l’assunzione della prima pillola vanno incontro a irregolarità» tali da «determinare dei problemi sul piano del rimborso della prestazione da parte del servizio pubblico».(1)
E come si dovrebbe fare per non accettare le dimissioni volontarie che una donna, in caso, farebbe assumendosi le proprie responsabilità?
Forse la sottosegretaria Roccella sta chiedendo alle Regioni di fare “Trattamenti Sanitari Obbligatori”, contenzioni nei letti, opera di persuasione occulta nei confronti delle donne per trattenerle (inutilmente dal punto di vista sanitario) ricoverate in ospedale?
Tutto questo in barba all'autonomia delle Regioni in materia di organizzazione sanitaria...
È evidente che la minaccia del Governo è per dissuadere Regioni, Asl e singoli ospedali a promuovere uso e diffusione di questo metodo abortivo. Infatti, chi, contro la degenza di meno di 24 ore per un aborto chirurgico, che è quella più diffusa (dati relazione 194 al Parlamento), promuoverebbe una degenza di 72 ore?
Donatella Poretti
(1) Qui la notizia completa.