6.
Il prof. alzò all’improvviso la testa, vide il ragazzo che lo fissava con uno sguardo sprezzante.
Se ne andò solo dopo aver subito una pesante sgridata dal prof.
Il giorno dopo Filippo non voleva neanche entrare nell’aula, non osava appoggiare la sua mano sulla maniglia della porta.
Restò lì qualche minuto poi un pensiero lo smosse ed allora decise di entrare.
Spalancò la porta tenendo gli occhi fissi al pavimento.
– Buongiorno Filippo! – Disse il prof. con un tono che sprizzava allegria da tutti i pori.
Non lo aveva mai visto così felice e gli sembrava strano che dopo la sgridata dell’altro giorno lo accogliesse così gioiosamente.
Lo fece accomodare sulla sedia e gli spiegò che doveva andare nel Rinascimento.
Questa volta Filippo doveva trovare “l’oggetto dell’ispirazione”.
Con sguardo interrogativo Filippo stava cercando di domandare qualcosa che il prof. non poteva sentire poiché aveva già schiacciato in maniera frenetica il tasto di invio.
Il ragazzo, ancora con la bocca aperta, venne catapultato nell’epoca prescelta.
Si ritrovò a terra, pian piano si alzò, si guardò attorno e vide all’improvviso, in lontananza, una lucina particolarmente splendente, vicino alla quale una persona restava china su un foglio scrivendo con una penna luccicante.
In quel momento Filippo capì qual’era l’oggetto della sua missione.
Si incamminò verso la stanza, si sedette vicino all’uomo, intento a scrivere con bella calligrafia su una delle pagine di un libro gigantesco. – Bene – disse. – Ho finito le mie cinque pagine giornaliere, ora vado a letto, spegni tu le candele per favore, Filippo? – continuò l'uomo alzandosi dalla sedia con la penna in mano.
Appena andato via, Filippo prese il libro e lo chiuse, sulla copertina vi era scritto in corsivo una scritta cucita in oro: “La divina commedia”.
Spente le candele il ragazzo salì le scale di legno finite le quali trovò Dante Alighieri addormentato sul suo letto con l’amuleto al collo, Filippo si avvicinò di soppiatto, era ad un palmo dall’oggetto quando il sommo scrittore si girò sull’altro fianco dandogli la schiena.
Il ragazzo allora si arrese, avrebbe dovuto aspettare il giorno seguente per prendere la penna.
La mattina dopo il letto di Dante Alighieri era già vuoto e la casa era silenziosa, si poteva sentire solo l’aroma forte di lavanda che appena svegli ti pizzica il naso.
Filippo sistemò il letto e uscì per cercare l’amuleto, ma il problema era sapere dove si trovava ora Dante.
Il bracciale al polso incominciò a risplendere ed a trascinare Filippo su per le salite ripide del paese.
Finalmente, dopo una lunga e faticosa ricerca, il ragazzo arrivò al mercato per trovarvi Dante Alighieri che stava cedendo l’amuleto scambiandolo con una decina di penne nuove ma di minore pregio, Filippo corse più velocemente possibile facendo lo slalom fra le bancarelle, travolgendo la gente e urlando: – No signore! Quella è la penna con cui ha scritto gran parte della sua “Divina Commedia” non può barattarla con dieci insulse penne con la piuma.
Proprio in quel momento Dante riprese in mano la sua penna e, afferrato Filippo, lo portò a casa.
– Come ti è saltato in mente di dire davanti a tutti che sto scrivendo un libro! – lo rimproverò Dante appena entrati sulla soglia di casa.
– Scusi signore – rispose con la testa china il ragazzo.
Dante Alighieri andò in cucina e ne uscì fuori con due tazze fumanti che appoggiò sul tavolo.
Lo scrittore non fece in tempo a sedersi quando qualcuno irruppe nella casa facendo crollare la porta chiusa a chiave.
Quattro uomini muscolosi entrarono e presero Dante Alighieri per portarlo in prigione.
Filippo si stava alzando per liberare lo scrittore, ma venne spinto a terra dalla mano di uno degli uomini, rimase fermo un momento e poi si mise a correre dietro agli uomini per raggiungere Dante Alighieri in prigione.
Nascondendosi dietro la porta di ingresso, aprì di soppiatto il portone che emise dei cigolii stridenti.
Per fortuna non svegliarono il guardiano appisolato sulla sedia, con i piedi sulla scrivania, sopra la quale era posato un mazzo di chiavi.
Approfittando del momento il ragazzo prese velocemente le chiavi.
Cercando e ricercando trovò la cella di Dante così, liberandolo, piano piano appoggiò le chiavi al loro posto e riaprì la porta che emise di nuovo gli stessi cigolii.
Questa volta il guardiano si sveglio di soprassalto e urlando se la prese con Filippo che, spingendo verso l’uscita Dante Alighieri, si mise a combattere contro il colosso. Filippo pensò rapidamente, preso il fucile caricato con cinque colpi soporiferi che aveva nello zaino e glieli sparò colpendolo ad un braccio.
Ancora spaventato il ragazzo uscì e accompagnò Dante Alighieri nella sua casa.
– Grazie Filippo, sei stato molto coraggioso, ti dono questa – disse lo scrittore prendendo l'amuleto dal collo.
In quell’attimo Filippo si ritrovò nell’aula, prese lo zaino e con un lieve cenno della mano se ne andò.
Giulia Barillaro
(6 - Il seguito alla prossima puntata...)