Cercando l’oro della poesia prosegue e ricordo la scansione che guida la scelta dell’anno 2010:
La prima: voci poetiche di sole poete.
La seconda: il gemellaggio con la rubrica “La voce di Gwen” in onda ogni Lunedì alle ore 20.00 su Radio Gwendalyn, poi disponibile in Podcast.
La terza: l’autrice invitata, oltre ad offrire propri testi, porterà in apertura delle poesie di un autore/autrice particolarmente caro o vicino, spiegando in poche righe il perché di questa vicinanza.
La nostra quarta e straordinaria autrice è Francesca Genti e seguirà la puntata dedicata per la rubrica LA VOCE DI GWEN, per Radio Gwendalyn di Chiasso.
LA POESIA A ME VICINO
Moralisti
Il mondo che vi pare di catene
tutto è tessuto d’armonìe profonde.
“Questo distico di Sandro Penna ispira tutta la mia vita, quindi anche la mia poesia. Questi versi sono per me Legge Morale.
LA POESIA DI FRANCESCA GENTI
Inediti (n. 3):
NONA INFANZIA
ho vissuto la mia nona infanzia
al limitare dei bastioni di Precotto.
Durava quattro anni questo tempo
di eterno campo giochi-parco profughi,
filo spinato e altalene e bulloni.
Tempo di illusioni, luna rotta,
bruciature nel tessuto-firmamento.
Smisurato tempo di pianura russa
chilometri di falso movimento.
Un paesaggio bianco di macerie e cubi,
nuvole lente: dolci lamantini a mollo.
Sono andata spensierata incontro agli alberi
osservando le stagioni e il loro crollo.
QUESTA È LA SITUAZIONE
sono a Genova. vicino alla stazione.
davanti alla vetrina di una tabaccheria
che espone decine di peluche.
Foche piccole, normali, cerbiatti,
tigri, marmotte, mamma mucca
e i suoi vitelli, una razza, una murena.
Grandi occhi supplichevoli, fissi
di domenica infinita, eterna, incastrata.
Io sono un topo grigio, questo è il mio umore,
quello che sento, sotto il cielo di marmo grigio.
È domenica, va detto, è questo non depone
a favore di niente, soprattutto del mio umore.
“Devo andarmene affanculo” penso, anzi dico
a tutti questi peluche. Mio pubblico meraviglioso.
“Sì, ma dove?” penso e dico. E mi rispondo:
“forse là, dietro al cassonetto, a destra del tossico
che si allaccia le scarpe, mi guarda,
cade”. Ridacchio. Lugubre: “forse dietro la lavagna.
Se andassi ancora a scuola, certamente”.
“Sui binari, questa è una trovata!
un grande classico è andare affanculo sui binari”.
Il cielo è grigio marmo, io sono grigio topo,
Questa è la situazione, qui, a Genova, questa domenica,
settembre duemilanove, prima di prendere il treno.
Questa è la situazione: il diapason interno
comincia a vibrare, ad accordare me con tutto e
tutto il resto si confonde nel grigio marmo e i topi.
Sono nata dotata di questo diapason.
Dalla nascita: guance pacioccone, diapason.
E voglia, ogni tanto, di andare affanculo.
E non sapere bene dove. Non essere qui e neanche lì.
Incastrata in una domenica lunghissima, eterna,
che dura ormai da trentaquattro anni.
Non so come farla smettere. Non so come
disinnescare questo e il diapason che poi è la mia vita,
che poi è la poesia, dominata da Saturno.
Puramente malinconica, pura Luna che decresce,
cala: “guardarla è troppo bello, troppo doloroso”.
Penso, forse dico anche questo ai peluche,
e la foca, soprattutto, sembra capirmi.
Parlo forte, a voce alta, me ne frego,
(per via dell’invenzione degli auricolari).
La situazione è questa: frana l’impalcatura
dentro di me, il diapason d’argento,
la luna, la poesia, una spirale, il respiro.
Come i pianeti si mette in movimento.
Come quei suoni che fanno impazzire i cani.
L’INIZIO DELL’AUTUNNO
Andavano i pianeti in concrezione
nel cielo basso del primo pomeriggio:
era l’inizio, di nuovo, dell’autunno.
Munita di panino, burro e zucchero
nell’ovatta del centro della casa,
al centro della stanza mi sedevo.
Sprofondavo nel centro della stanza.
Era l’inizio, di nuovo, dell’autunno.
La fine dell’estate era sancita
dall’inizio, di nuovo, dei programmi.
La televisione emetteva vibrazioni,
i suoi colori bellissimi e ispirati
armonizzavano con l’aria frizzantina.
Era l’inizio, di nuovo, dell’autunno.
Tutto era completamente azzurro:
il cielo, le impressioni dell’estate,
la gigantesca tristezza che provavo,
i quaderni, le gomme, le matite,
il fottuto grembiule d’ordinanza.
Sprofondavo nel centro della stanza.
Davanti all’ oracolo-totem-focolare
sprofondavo nel centro del panino
lo zucchero non era per niente consolatorio.
Guardavo i miei cartoni preferiti:
un cane semi-handicappato,
adottato da un’orfana, innamorato di una gatta,
fidanzata, purtroppo, con un gatto molto grosso.
Così, per pomeriggi e pomeriggi,
stratificati, magliette tutte uguali in un armadio.
Una stupenda e sexy aliena con le corna
innamorata di un semi-debosciato,
innamorato di una gatta morta, a sua volta
innamorata del più bello della scuola,
innamorato della stupenda e sexy aliena.
Così per sempre. Nell’eterno dell’autunno
che si ripete in pomeriggi smisurati.
Un gigantesco suono di campane.
E solenni, dolorose, trascorrevano le ore.
Passi tutti uguali nei lunghi corridoi.
Si allineavano i pianeti nello spazio
formando trame delle nostre vite.
Cambiavano i compagni di banco, a giro ruzzolavano.
Nei cieli liquidi, amniotici, notturni
sfrecciavano pianeti, robot, astronavi.
Erano, questi colori, qualcosa di meraviglioso.
Soprattutto quando lottavano i robot.
L’arancione mi ha salvato dalla malinconia.
Pezzi di pianeti si staccavano, se li tiravano addosso,
anche le stelle venivano mangiate.
Così per tutti i giorni, eternamente. Andando.
Fino a che si sprofondava nell’inverno.
Le luci rinnovate del Natale, di nuovo, mi salvavano dal Male.
Da Poesie d’amore per ragazze kamikaze, Purple Press, 2009 (n. 3)
AVE MARIA
piena di grazia
di casini
di birra
di kebab
nascosta nella metro
esausta sotto il cielo
esausto sotto il velo
il tuo corpo-baobab.
Ave Maria
bellissimi dentini
tutti d'oro
gli anelli tutti d'oro
a fiori la tua gonna
a fiori il tuo bracciale
e dentro la tua pancia
il peccato originale.
Ave Maria
piena di poesia
ogni perla un verso
ogni verso vero
un boccone di traverso.
Ave Maria
bella madonnina
con i capelli rasta
e il viso bello e dolce
e i cani che ti amano
vicino al cassonetto
il vino rovesciato
il cuore rovesciato
dice "basta".
Ave Maria
nel tuo carrello-casa
di lumaca saggia
vicino alla stazione
ogni ora che passa
ogni fiocco di neve
più breve fa la strada
che porta all'ascensione.
Ave Maria
piena di poesia
ogni perla un verso
ogni verso vero
un dolore di traverso.
SPERO DI MORIRE IN PRIMAVERA
con un sole che ferisce e che fa male
spero di essere giovane e vitale
e morire con un gesto plateale.
di uno schianto pazzesco in kawasaki.
spero che quel giorno dello schianto
tu mi abbia detto delle cose amare
senza avere il tempo di farmi le tue scuse.
spero che tu viva nel rimpianto.
spero che l’azzurro di quel cielo
sia per te qualcosa di bestiale
un azzurro del tutto insostenibile
ancora peggio di venire al funerale:
quell’azzurro-cielo deve rimanere
un colore senza niente di colore
che il nero in confronto è come il sole
che riverbera sopra il sangue e le lamiere.
STAI PARLANDO CON UNA
che oggi ha modellato cento funghi con il DAS.
che ha passato un pomeriggio a scrivere una poesia con la
pastina al farro
su una tela dipinta di azzurro chiaro.
che una volta era così felice di avere passato indenne un capodanno
che si è messa a ballare per la stanza
è scivolata e si è rotta un piede
e la sua felicità – anche al pronto soccorso–non è scemata
minimamente.
che tiene una lavagna sotto il letto
dove scrive tutte le bugie che dice
a chi le dice e la data
e ogni mattina si ripassa lo schema generale.
che cerca di salvare i cuccioli di scarafaggio.
che mantiene sempre il patto narrativo
e così non può guardare i film dell’orrore
e neanche andare al luna park nel castello della paura.
che si è colorata un paio di paperine con lo spray argento
poi le ha indossate ed è uscita
e la sera a casa aveva i piedi completamente luccicanti
due stelle brillanti nella Via Lattea
e la notte non ha dormito
per paura di morire intossicata dalla vernice.
che (molto tempo fa) ha ucciso alcuni pulcini stringendoli
troppo forte
e ha fatto saltare la dentiera a sua nonna materna
con un “bacio con rincorsa”.
che se le racconti qualcosa di vagamente ripugnante
o se sente un odore troppo forte
è capace di vomitare all’istante.
che – grappa&vinci grappa&vinci grappa&vinci–
da sempre le piace ubriacarsi
e farsi invitare a cena
da chiunque
a ogni latitudine.
che la cosa di cui ha più bisogno
è l’abbraccio
la comprensione
il “sì”del mondo.
quindi, perfavore:
sciacquati la bocca prima di parlare.
e fammi volare. se ci riesci.
Da Il vero amore non ha le nocciole, Meridiano Zero, 2004 (n. 3)
SENTITI
sentiti ogni mattina
come Lamù del cartone animato
vivace col diritto di volare
dai capelli blu dal reggiseno tigrato.
mentre ti masturbi in una vasca
pensa a pensieri floreali
immaginati situazioni esagerate
combatti il retaggio culturale.
maciulla gentilmente di parole
chi ti vuole obbligare gentilmente
a pochi pensieri uscite accompagnate
nastri di tulle gite organizzate
al senso di colpa alla preghiera serale
all’abitudine al peccato originale.
DA QUESTA CASA
te ne devi andare
hai fatto un disastro
non puoi più restare.
hai fatto cadere la torta in cucina
e dialoghi troppo con le piastrelle
non devi cibarti di unghie
tu devi mangiare più vitramina.
sei brutta, lo sai?
e hai fatto una cosa schifosa:
sporcato il vestito
sporcate le gambe
reciso il gambo a una rosa.
vattene allora.
e porta con te le tue cose:
un pezzo di specchio
un pezzo di torta
un pezzo di spina
e un pezzo di corpo
di quand’eri bambina.
AGOSTO VENALE
tanti cani abbandonati
tanti sassi sui parabrezza.
dentro le strade piene di sole
e levigate di tristezza.
Francesca Genti è nata a Torino il 27 giugno 1975. Vive a Milano.
Ha pubblicato i libri Bimba Urbana (Emilio Mazzoli Editore, 2001), Il vero amore non ha le nocciole (Meridiano Zero, 2004), Il cuore delle stelle, aggiornatissimo catalogo dei maghi (Coniglio Editore, 2007), Poesie d'amore per ragazze kamikaze (Purple Press, 2009).
Sue poesie e racconti sono presenti in numerose antologie italiane e straniere.
Oltre alla poesia, realizza lavori di arte visiva e libri d'artista, l'ultimo dei quali si intitola Sotto Botta (2009).
Collabora in qualità di paroliera con vari gruppi musicali (suo il testo della canzone “Dark Room”, nell'album Amen, grande successo dei Baustelle).
Con la poetessa Anna Lamberti Bocconi organizza la rassegna poetica “I giovedì di Sud”.
Fabiano Alborghetti