Massimo De Nardo, che ben conosce il teatro, sa che la tragedia di oggi si scrive facendo ridere, non superficialmente, ma con degli assurdi palesi. Buio in sala è una commedia di imprevisti quotidiani, forse buffi e sicuramente stravaganti. Una serie di episodi casuali piove sull’esistenza di qualcuno, senza comporre una storia, mentre la sfortuna sembra accanirsi sovrana: un uomo resta chiuso in ascensore; l’auto si blocca in coda e ci scappa un tamponamento… Un episodio è un avvenimento assoluto, non si sa mai con certezza se ha un passato né se avrà un futuro.
È la grande lezione del ‘900: Pirandello, Jonesco, Beckett intaccano la coerenza del teatro borghese, dilatano i tempi, scarnificano scene e dialoghi, prosciugano i temi della sua Storia: la famiglia, il focolare domestico, la coppia, il lavoro, l’onore...
Resta la solitudine dell’individuo, un “signor tal dei tali”, di professione correttore di bozze: il moderno homo sapiens ci fa balenare il sospetto che la nostra sia una vita da doppiatori, da prestatori di voce, in cui non ci tocca altro che qualche giochetto di parole o qualche correzione a margine di un testo scritto da altri. Chi siano poi questi altri, dove siano andati a finire, non si sa e forse non importa. Ne avvertiamo la presenza nell’aria, tutta piena di “onde radio”: come una postmoderna Provvidenza che, a piacere, possiamo immaginare sollecita o minacciosa o addirittura indifferente – una superstizione collettiva, l’attesa di Qualcuno che di colpo rimetterà a posto le cose. Insomma, quanto più il mondo è organizzato dalle televisioni e dai computer, tanto più il Caso è padrone assoluto della nostra vita. Siamo informatissimi sui rischi di qualsiasi cosa, ma quando saliamo su un aereo o quando ci colleghiamo alle borse telematiche non ci resta che sperare nella dea Fortuna: e se dall’altra parte dello schermo non ci fosse che un altro schermo e poi un altro, e così all’infinito? Chi è responsabile di qualcosa nel regno dei manuali delle istruzioni e dei contratti?
I personaggi di Buio in sala sembrano dei pazzi superstiziosi, ma il mondo intorno a loro è altrettanto folle e si muove in preda a leggi inafferrabili. Sono prigionieri, ma più che vivere il proprio dramma lo commentano. Non si può fuggire da una vita di “eventi”: si premono pulsanti, si ripetono notizie come voci prive di senso, magari convinti che si tratti di una scelta. Troppo semplice, troppo complicato: meglio bastoncino... Bisognerebbe tornare a creare qualcosa, come i nostri antenati che sfregando due pietre attizzavano il fuoco… della civiltà, bisognerebbe fermarsi un po’, ritrovare gesti che ci appartengono. Bisognerebbe soprattutto rischiare qualche incontro con gente in carne ed ossa, sbagliando con le nostre mani e pensando con la nostra testa.
Piero Feliciotti