Oblò africano
Maria G. Di Rienzo. Hanan Ibrahim e le altre attorno al tavolo della cucina
07 Aprile 2010
 

Attorno al tavolo della cucina è dove Hanan Ibrahim (foto) discute con le altre donne somale a Londra. Di cosa? Di che sta succedendo nelle loro comunità, gruppi e famiglie, e di come evitare che ragazzi e ragazze siano tentati da risposte violente ai loro problemi. Giunta in Gran Bretagna come rifugiata, Hanan ha creato negli anni un vasta rete di immigrate dal suo paese, il cui scopo principale è contrastare la violenza e il terrorismo.

Hanan fa parte di Save (Sisters Against Violent Extremism - Sorelle contro l'estremismo violento) e la campagna che sta portando avanti in questo momento si chiama “Madri per il cambiamento”.

La campagna ha rappresentanti attive anche in Yemen, India, Pakistan e Indonesia, tutte donne convinte che l'essere madri e l'aver scelto la nonviolenza le attrezzi in modo abbastanza efficace per accollarsi il compito di proteggere i figli e le figlie: non solo i loro, vogliono che stiano bene anche i figli e le figlie di quelle che gli estremisti di qualsiasi tipo indicano come loro “nemiche”.

Fa parte di Save e della campagna delle madri anche Vinita Kamte il cui marito, ufficiale di polizia, perì nel corso degli attacchi terroristici a Mumbai del novembre 2008. La determinazione di Vinita è, come lei stessa dice, «dare un volto» alle vittime della violenza ed ai loro familiari: per questo si confronta continuamente con i giovani nelle scuole e in varie occasioni pubbliche, spiegando e mostrando i reali effetti del terrorismo. «Sono una testimone della storia», afferma.

Le “Madri per il cambiamento” credono che contrastare il terrore significhi anche creare un diverso scenario per le emozioni umane, uno scenario in cui possano muoversi a proprio agio i ragazzi che altrimenti diverranno le prossime vittime del reclutamento alla violenza, e trovare significati e risposte diverse alle loro esperienze. «Pensateci come segnali di preallarme», dicono scherzando Hanan e Vinita. «Quel che facciamo è disinnescare le bombe prima ancora che vengano messe in posizione». E questa è la nuova architettura di pace di cui il movimento globale delle madri sta mettendo le basi.

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Per chi legge il tedesco, un servizio sulla Campagna è apparso sul quotidiano austriaco Der Standard dell'8 marzo 2010, con l'autorevole firma di Edit Schlaffer.

 

Maria G. Di Rienzo

(da Telegrammi della nonviolenza in cammino, 7 aprile 2010)


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