Il 2010 è bene iniziato e incontra Aprile, accompagnando la nostra rubrica tra web e radio. Ricordiamo che le novità del 2010 sono tre.
La prima: voci poetiche di sole poete.
La seconda: il gemellaggio con la rubrica "La voce di Gwen" in onda ogni sabato su Radio Gwendalyn. La puntata del mese è in onda il sabato successivo l’uscita in web nei microfoni radio e poi disponibile in Podcast.
La terza: l’autrice invitata, oltre ad offrire propri testi, porterà in apertura delle poesie di un autore/autrice particolarmente caro o vicino, spiegando in poche righe il perché di questa vicinanza.
La nostra terza e straordinaria autrice è Geraldina Colotti che sarà poi in onda sabato 15 maggio 2010 per La voce di Gwen su:
LA POESIA A ME VICINO: BERTOLT BRECHT
A coloro che verranno
Bertolt Brecht
Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l'ha saputa ancora.
Quali tempi sono questi, quando
discorrere d'alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!
E l'uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell'affanno?
È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).
“Mangia e bevi!”, mi dicono: “E sii contento di averne”.
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?
Eppure mangio e bevo.
Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!
Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all'amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.
Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.
Eppure lo sappiamo:
anche l'odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l'ira per l'ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si poté essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuta l'ora
che all'uomo un aiuto sia l'uomo,
pensate a noi
con indulgenza.
“Per il poeta ho fatto una scelta “di comodo”, persino ovvia: il Brecht della poesia “A coloro che verranno” (pag. 97-99 del volume Einaudi Nue, 1971, Poesie e canzoni, a cura di Ruth Leiser e Franco Fortini).
Dice Brecht: «Scrivo le mie parole in una lingua durevole perché temo che molto ci voglia finché siano adempiute». Che dire di più?
LA POESIA DI GERALDINA COLOTTI
(tutte le poesie sono tratte da La guardia è stanca edito per Cattedrale Libri nel 2009)
Altre stagioni
Mi strapperò la pelle
ne farò corone
per le rotte dei folli
per le mani sorelle
d’altre lune
mi strapperò la pelle
ne farò corone
per le strade ribelli
per i tetti e i cancelli
d’evasione
mi strapperò la pelle
ne farò corone
per l’eroe senza un come
che non lascia nessuno
al padrone
mi strapperò la pelle
ne farò corone
per le frasi incompiute
dalle mani cadute
altre canzoni
mi strapperò la pelle
ne farò corone
dalle stagioni inverse
all’onda senza nome
altre ragioni
Scilla
Scopri la lingua dei fossili
i suoni d'esilio
bambina di scogli
togli la terra dura
togli con cura
veli e fanghiglia
temi il fiato di carogna
che sorveglia la soglia
le tue pagine sfoglia
scopri la lingua dei fossili
i suoni d'esilio
bambina di scogli
togli gramigna al cuore
cogline il respiro
poi saprai di mare
Lampedusa
Bambini in mare
pakistani irregolari.
Li salviamo, maggiore?
Meglio gettare anche
i genitori
per ricongiungere
il nucleo famigliare
Kamikaze
Sono tra voi
che avete stanze quiete
e aria condizionata
sono il mirino
il sellino
il postino
l'autobus che tarda al mattino
Sono tra voi
mi avete visto allo specchio,
le mani sporche
le vostre
appena guantate
Barricate
Mentre tornavamo da Berlino, alla prima,
molti uomini fumavano cubani
le donne esibivano diademi
e sigarette egiziane
Se vuotassimo le tasche
a questi parassiti –
disse Hans
davanti al teatro di Brandeburgo –
avremmo pane e latte gratis
per gli asili della Turingia
E l’orchestrale smise di cantare
le maschere di accompagnare
Se vuotassimo le tasche
a questi parassiti…
gridò Hans
sfidando il tiro
delle mitragliatrici
Mentre noi affilavamo i denti
sulle barricate
il vero ballo non era ancora iniziato
Se vuotassimo le tasche
a questi parassiti…
disse Ulrike
davanti al teatrino del parlamento
avremmo il pane e le rose
e il nostro tempo
E l’orchestrale smise di cantare
le maschere di accompagnare
Se vuotassimo le tasche
a questi parassiti…
gridò Ulrike
sfidando il tiro
delle mitragliatrici
E l’orchestrale smise di cantare
le maschere di accompagnare
Mentre Alice
sparava agli orologi
le nostre unghie erano ali rovesciate
Saliva la tempesta in controcanto
(La cuoca rossa. Storia di una cellula spartachista
al Bauhaus di Weimar. Omaggio)
Donna di bruma
Donna di bruma
torrente verderame
tra i passi di Parigi
conta i sassi
mormora di lotte partigiane
Mordersi a sangue per sputare poi
il veleno
Ulivi
L’altra città sospesa sul diluvio
è selva nell’asfalto
è Palestina
piange terra dagli occhi
asciutti
come ulivi d’agosto
Geraldina Colotti, nata a Ventimiglia, è redattrice del quotidiano il manifesto e curatrice di Le Monde diplomatique (edizione italiana).
Ha scontato una condanna a 27 anni di carcere per la sua militanza nelle Brigate Rosse ed è autrice di racconti, poesie, romanzi per ragazzi. Fra i suoi libri ricordiamo Versi cancellati (1996), Sparge rosas (Manni, 2000), Certificato di esistenza in vita (Bompiani, 2005); Il segreto (Mondadori, 2003), e, con Vauro, Scuolabus (Mc movimenti cambiamenti, 2002).
Fabiano Alborghetti
Puntata registrata “La Voce di Gwen” >> La guardia è stanca