C’è chi sente il mondo intorno a sé ostile. Più per pregiudizio che verità, e tutto s’industria nel cercare qualsivoglia mezzo di difesa. Di giorno in giorno la sua coscienza, per utile paradosso, accresce vigilanza e forza più grazie ai suoi nemici che agli amici. Segno di un tale incremento mentale è il pensiero che, abbandonate le salde certezze della tradizione, si fa eversivo riducendo il reale ai propri impulsi alle proprie volizioni. Non usa armi né sofisticati congegni di guerra, ma si mantiene sul piano della logica, rendendola finzionale.
Teorizzata da Hans Vaihinger (1852-1933, foto) è la logica del “come se” che non rispecchia l’oggettività dei dati e delle situazioni, ma li reinventa, anche falsificandoli, divenendo un potente strumento di persuasione e di orientamento nel divenire dei tempi. Garanzia del raggiungimento dei fini non è, dunque, l’incrollabile vero, ma la trasmutante possibilità di dar ragione, con le finzioni, dei quotidiani accadimenti e, in caso di lotta contro i nemici, di far sempre prevalere personali obiettivi e bisogni. Non è in solitudine, ma gran seguito ha chi è capace di pensiero finzionale e tutti non si avvedono che in questo continuo sfrangiarsi dell’essere basta solo un soffio per trasmutare le sicurezze della possibilità in stupidità.
Paolo Brondi