Diario di bordo
Vincenzo Donvito. Legalità: diritti dei cittadini e diritti dei politici
04 Marzo 2010
 

È tutto un parlare di legalità in questi giorni. Bene. La sen. Emma Bonino col suo sciopero di fame e sete ha portato all'attenzione un sistema marcio, foriero di illegalita' e impossibile per garantire la partecipazione, come elettorato passivo (candidati), dei cittadini alla competizione elettorale, e, di conseguenza, l'impossibilita' dell'elettorato attivo (elettori) di essere informati e di poter scegliere tra le varie opzioni della proposta politica.

Situazione che ha determinato le più diffuse vittime proprio tra i Radicali della Bonino. Ma è successo che vittime più visibili questa volta ci siano state anche tra coloro che sono sempre stati i principali detrattori di chi poneva la questione legalità come determinante.

Siamo quindi in una situazione che viene presentata da queste vittime più eclatanti come anomala, perché non sarebbe garantito il diritto agli elettori di esprimersi.

Un ragionamento che può trovare logica e Diritto solo in chi, amministrando il potere da sempre e assimilandolo alla propria gestione, considera antidemocratico che loro non possano competere... anche se ciò è accaduto perché loro stessi non hanno rispettato le regole che si erano dati. Si fa sempre più probabile, quindi, la cosiddetta scelta politica, di buon senso... ognuno ha coniato un proprio modo di presentare un atto che, sostanzialmente, sarebbe il rinvio delle elezioni regionali e, forse, il cambio di regole per la partecipazione dell'elettorato passivo.

Se ciò accadesse non sarebbe strano per il nostro sistema politico, economico, civico e sociale, è così l'Italia: nel diritto, nel linguaggio, nel pensiero. È il motivo per cui gli italiani nel mondo sono considerati inaffidabili: le regole dicono tutto e il contrario dello stesso e, quando invece non sono così, vengono adattate alla bisogna anche stravolgendo i cosiddetti punti comuni istituzionali di riferimento. Non è questo il Governo (e l'opposizione fa altrettanto) che legifera contro l'evasione fiscale favorendo la stessa (condoni o sanatorie)? Non è questo lo Stato che è azionista di società (Telecom per esempio) che fanno truffe contro il medesimo Stato (l'Iva dello scandalo di questi giorni)?

A noi che siamo semplici cittadini e che agiamo nel contesto civico, oltre a dover aiutare i cittadini a districarsi in burocrazia e arroganze istituzionali per farsi fare meno male, resta un difficoltoso compito: spiegare ai cittadini che bisogna rispettare le leggi e le regole, e che quando queste vengono ritenute soffocanti e ingiuste vanno combattute sempre agendo nella legalità. Ma nel caso di specie abbiamo una notevole difficoltà a spiegare ad una nostra collaboratrice che, neo-laureata in Legge, nel fare l'esame scritto di abilitazione alla professione forense, ha dimenticato di inserire uno dei fogli dovuti nella busta consegnata alla commissione e esaminatrice e, giustamente, è stata bocciata.

Avrebbe potuto portare dopo questo foglio, così come accade per alcuni fogli mancanti che vengono consegnati dopo la presentazione delle liste elettorali dei candidati? Suvvia, siamo seri, è ovvio che no. Oppure, avrebbe potuto fare istanza perché l'esame fosse rimandato visto il suo caso? Suvvia, siamo seri, è ovvio che no.

È evidente la differenza: noi cittadini comuni (elettorato attivo) possiamo partecipare al processo istituzionale attraverso un meccanismo con precise dinamiche e gerarchie che vanno rispettate; i politici (elettorato passivo) possono anch'essi partecipare ma col vantaggio che, essendo loro quelli che fanno le regole, possono cambiare le stesse allo loro bisogna.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc


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