Diario di bordo
Annagloria Del Piano. Perizia sul cedro: l’albero non è malato 
Un primo successo per i cittadini sondriesi contrari all’abbattimento dell’albero
11 Febbraio 2010
   

Resi noti questa mattina nel corso di una dettagliata conferenza stampa i risultati della perizia effettuata sul cedro di Piazza Campello, in Sondrio, il primo febbraio scorso.

A condurla, Paola Pizzini, principale esponente dei firmatari della petizione contro il taglio dell’albero. Come già scritto nei precedenti articoli in cui mi sono occupata del caso, la perizia ad opera di tecnici specializzati nell’effettuazione del Visual Tree Assesment (metodologia che verifica la stabilità degli alberi) è stata fortemente voluta e completamente autofinanziata dai firmatari della petizione. La Pizzini torna sulle motivazioni di tale richiesta: «Accompagnata al progetto che non intendo definire di riqualificazione della Piazza Campello, essendo convinta che la qualità non sia un concetto monopolizzabile da qualcuno che possa decidere che cosa ne ha e che cosa non ne ha, c’era solo una relazione di una dottoressa naturalista, non una vera e propria perizia che, come tale, può essere svolta solo da dottori forestali o agronomi, a tal proposito iscritti ad un albo specifico e con competenze ad hoc. Inoltre tale relazione lasciava a noi tutti forti perplessità: vi si parlava di un solo fattore di rischio per la sicurezza in merito al cedro e cioè delle apparecchiature elettriche su di esso applicate. Come mai, allora, dal gennaio 2008 (data della perizia) ad oggi non sono state quanto meno rimosse tali apparecchiature? Altra argomentazione, una statistica condotta dalla Cicardi nell’arco di sei anni su un campione però di soli tredici alberi, di cui nove abbattuti! Si difendeva una sorta di purismo in nome del quale appariva superfluo mantenere un albero che, qualificato come cedro deodora, non era considerato autoctono. Ma allora, le querce piantate sul lato sud della Colleggiata e originarie del Nord America forse rispondono ai requisiti?»

Le contraddizioni ravvisate nella relazione Cicardi sono anche altre, a detta del nutrito gruppo dei contrari al taglio: il sostenere che il cedro di Piazza Campello non è una specie rara e perciò non valga la pena mantenerlo in loco porterebbe alla deduzione che invece gli alberi rari siano in Sondrio molto più tutelati. Che dire allora del tasso degli ex giardinetti di Palazzo Martinengo, indebolito alle radici dai lavori effettuati per il restyling di Piazza Garibaldi, inserito perfino nell’elenco provinciale degli alberi monumentali e ora visibilmente sofferente?

Ecco spiegato, quindi, il perché della necessità di una vera perizia, a tutt’oggi l’unica specialistica esistente, su cui fare affidamento, come confermato anche dal dottore Agronomo Forestale Massimo Divitini, il quale dichiara di condividerne gli esiti e rivendica per la sua categoria la competenza unica ed esclusiva ad effettuarne.

Ma cosa sostiene la perizia della Demetra, a firma dei due dottori agronomi Luigi Bonanomi e Daniele Guarino? Colpo di scena, si direbbe, se non che in molti già se l’aspettavano (a sentire i commenti dei cittadini presenti): il cedro, che poi cedro deodora non è, bensì un ibrido fra quella specie e il genere cedrus atlantica, non è malato. Presenta invece una chioma equilibrata, un buon vigore vegetativo testimoniato dall’abbondanza di nuovi germogli, un posizionamento ottimale fra gli edifici che lo ripara dai venti. La particolarità della sua forma “a candelabro” è dovuta al fatto che l’asse principale presenta un parziale “strozzamento” causato dall’inglobamento di un filo elettrico (risalente ai tempi in cui veniva addobbato per le festività natalizie) che ha fatto sì che il cedro sviluppasse una “cima di sostituzione”. Tale branca laterale ha assunto ormai la dominanza apicale e uno sviluppo predominante; inoltre alla sua base vi è abbondante legno di reazione che dimostra la capacità del cedro di adattarsi a quell’inserzione anomala, servendo a puntellarla. Sebbene non naturale (ma indotto da traumi di natura antropica) la struttura dello scheletro dell’albero non appare così indebolita da rendere incompatibile la sua conservazione.

Queste le conclusioni della perizia che a breve – ci conferma Paola Pizzini – sarà disponibile sul web. «Un successo per chi come noi crede che gli alberi non siano oggetti d’arredo urbano, da potersi mettere e togliere qua e là senza grossi problemi. E che, naturalmente, una volta piantati vadano anche curati». Altro punto essenziale della perizia è infatti il suggerimento di programmazione di interventi di potatura, da ritenersi comunque ordinari al fine di prevenire rotture per qualsiasi conifera dalle caratteristiche morfologiche descritte; infine un diradamento selettivo della chioma e un lieve contenimento dei palchi più esposti.

Le conclusioni emerse dalla verifica della Demetra saranno commentate dal Dottore Forestale Paolo Valsecchi, a ulteriore integrazione della perizia commissionata dai sostenitori del salvataggio dell’albero.

C’è da scommettere che il significato simbolico del cedro sondriese alla fine di tutta questa vicenda non potrà che aumentare, che lo si abbatta o meno. Sia come albero dei ricordi di una stagione, quella del dopoguerra, in cui lo si era piantato in occasione di un programma di solidarietà sociale verso i più bisognosi, sia come simbolo delle istanze inascoltate dai poteri che preferirebbero sempre avere a che fare con cittadini sudditi, miti e muti. A tal proposito, l’amministrazione comunale non si è mai presentata come interlocutrice dei firmatari, né dopo la deposizione delle milletrecento firme, né in occasione della richiesta di un colloquio con la referente Paola Pizzini.

Concludo con uno degli interventi raccolti in occasione della petizione: un breve scritto di Popi Miotti, alpinista e scrittore di montagna molto noto ai valtellinesi.

«Il cedro non è che l’ultimo testimone muto dell’assalto vittorioso alla nostra città e alle sue radici. Come quelle del cedro e dei tigli dell’area Carini (anch’essi quasi tutti sani) anche le nostre radici vengono tagliate da giardinieri maldestri, insensibili e arroganti. Possiamo poco contro le logiche del denaro e del potere, possiamo solo prenderne atto, non smettere di dire la nostra, non per convincere o implorare, ma per noi stessi e per spirito di coerenza. Non tutto ciò che ci pare male oggi è destinato ad esserlo. Forse hanno ragione “loro”. Che facciano ciò che gli pare, tanto lo stanno già facendo e lo farebbero comunque. C’è una foresta di cedri dentro chi ci crede, che non potranno mai tagliare».

 

Annagloria Del Piano


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