Paolo Virzì non sbaglia un colpo. La sua firma è una garanzia di qualità, i suo lavori ricordano le opere di maestri come Dino Risi e Mario Monicelli perché raccontano la vita con leggerezza. La prima cosa bella, però, è qualcosa di più di un buon film, pare di tornare ai bei tempi della vera commedia all’italiana, quella che faceva sorridere e pensare spiegando il senso dell’esistenza. Ho visto il film in una situazione sospesa tra l’incanto e la commozione, seguendo la vita scellerata di una madre bellissima che alleva due bambini, ne concepisce un terzo senza farlo sapere, si barcamena tra impossibili storie d’amore e sogni di successo. Virzì realizza un mix perfetto tra narrazione di vita contemporanea, continui flashback a ritroso nel tempo, suggestioni musicali, fotografia intensa e a tratti anticata. La sceneggiatura di Francesco Bruni è impeccabile, la musica di Carlo Virzì segue i motivi alla moda degli anni Settanta e rivitalizza un brano storico come La prima cosa bella di Nicola Di Bari. Gli interpreti sono fantastici - se togliamo Paolo Ruffini utilizzato come figlio non riconosciuto in un ruolo marginale - e danno spessore a personaggi che non sono mai caratteri o macchiette ma vere e proprie persone. Micaela Ramazzotti e Stefania Sandrelli sono perfette nel dare corpo ai vari momenti della vita di una madre bellissima che ha rovinato la vita ai figli. Valerio Mastandrea e Claudia Pandolfi sono due figli problematici e diametralmente opposti che hanno sempre vissuto un rapporto di odio - amore con una madre così invadente. Marco Messeri è un eterno innamorato respinto che in punto di morte sposa la donna dei suoi sogni. La prima cosa bella è una commedia piena di sentimento ma il regista non cede alla tentazione del sentimentalismo. Vera commedia all’italiana che non scade nella farsa, ma racconta la vita di una famiglia, facendo muovere personaggi veri ambientate in una Livorno che cambia. Virzì maneggia bene la materia prima, inserisce alcuni elementi autobiografica e consegna alla storia del cinema italiano una piccola elegia provinciale, una storia delicata e commovente a metà strada tra dramma e commedia sentimentale. Non perdetela.
Gordiano Lupi