Lo scorso 11 gennaio un giudice del Tribunale di Firenze ci ha condannato ad impedire che sui nostri forum si villaneggino i responsabili di presunti illeciti o truffe. Una decisione “non decisione” l'abbiamo definita, perché anziché indicare cosa il giudice ritiene lesivo, e quindi da rimuovere, “rimette la palla in gioco” demandando questo compito a noi, che lo faremo -ovviamente- secondo le nostre logiche. Di conseguenza chi ci ha chiamato in causa “che chiedeva l'oscuramento totale del forum” caso per caso valuterà se sentirsi soddisfatto o richiamarci in giudizio. Quindi. Sulla libertà di espressione ed Internet, il Tribunale ha aperto ad una confluittualità permanente tra difensori e detrattori.
Questa sentenza arriva dopo una dello scorso ottobre dove, invece, un giudice sempre del Tribunale di Firenze, in nome dell'inesistenza del diritto all'anonimato, ci aveva fatto chiudere un intero forum (abbiamo l'appello fra qualche settimana).
Di recente, dopo l'aggressione al capo del Governo, si è scatenata una volontà di censura su Internet perché alcuni avevano inneggiato in Rete a questa violenza.
Poi tutto si è risolto con qualche raccomandazione.
Lo scorso marzo siamo dovuti arrivare in Cassazione per farci sentenziare contro la nostra pretesa che un sito Internet potesse essere considerato, nell'ambito delle responsabilità civili e penali, come un giornale e quindi soggetto alle leggi sulla stampa.
A luglio del 2008 il Tribunale di Catania ci aveva dato ragione contro chi aveva chiesto di censurare i nostri forum in cui alcuni esprimevano con bestemmie le loro opinioni.
A settembre del 2007 il Tribunale di Bari ci diede ragione e negò la richiesta di oscuramento di un nostro forum riconducendo la partecipazione allo stesso come lecita manifestazione dei diritti di libertà di espressione e di critica.
A luglio del 2007, invece, il Tribunale di Palermo ci ha condannati a censurare una lettera pubblicata sul nostro sito che si lamentava -in modo civico- del non-rispetto di un preventivo di un'azienda che, tra l'altro, si era rifiutata di replicare sul nostro sito a queste rimostranze.
Sempre a luglio 2007, il Tribunale di Padova dichiarò illegittimo l'oscuramento delle pagine del nostro sito web che contenevano riferimenti con accezione negativa ad una agenzia viaggi, e affermò il nostro diritto alla libera manifestazione del pensiero.
Nel giugno 2007, la polizia postale di Firenze venne nella nostra sede a sequestrare, in ottemperanza ad un'ordinanza di un giudice del Tribunale di Este-Padova che avevamo già onorato (quindi viaggio inutile), alcune lettere pubblicate sul sito in cui si parlava negativamente dell'agenzia di viaggi di cui sopra. Censura dovuta -a detta del giudice- perché essendo in corso una causa di questa agenzia con altri, non era bene che altrove si parlasse di loro.
Per ora ci fermiamo qui. Crediamo di aver reso la drammaticità della situazione:
- che stiamo affrontando di petto e con idee e pratiche determinate;
- che documentiamo nel nostro sito in un settore specifico contro la censura;
- che non ha momenti di sosta e di abbassamento della guardia: mentre scriviamo ci sono altre novità per nuovi e più acerrimi confronti/scontri in tribunale.
Una sola, per ora, è la certezza, quella che abbiamo scritto nel titolo di questo editoriale: Internet, libertà di espressione e censura: che confusione! Tra leggi che ci sono e non vengono applicate, leggi che non ci sono, giudici informati e quelli non informati, persone che ne approfittano per mascherare i loro affari.
Manca, cioè, la certezza dei diritti e delle pene su una materia che, mediamente, si crede di poter disciplinare con leggi pensate e approvate anche prima di quando Internet era vago argomento dei film di fantascienza in bianco e nero.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc