Brescia, 25 novembre 2009. Si è tenuta l'udienza conclusiva del processo a carico di Vanna Mottarelli, autrice dell'articolo «Fanfarillo “one self man”» pubblicato sul mensile 'l Gazetin nell'agosto 2004, e di chi scrive, quale direttore responsabile del periodico. Tra il pubblico, una decina di valtellinesi che hanno voluto esser lì per vicinanza e solidarietà con gli imputati e a testimoniare l'interesse pubblico di una vicenda lunga e tormentata, della quale l'odierno è soltanto uno, nemmeno dei più tristi, “capitoli”. «Evidentemente in questo luogo il pubblico è considerato un imprevisto», ha commentato una di loro, «visto lo spazio ad esso riservato nelle aule d'udienza, privo di qualsiasi seggiola, e data la pressoché totale impossibilità a seguire gli interventi a causa di una pessima acustica!» Ed è proprio così, malgrado la grandiosità del moderno edificio che da pochissimi mesi ospita il Palazzo di Giustizia di Brescia... Nemmeno una panca sulla quale possa poggiarsi una persona disabile o anziana, entrambe presenti nella circostanza, che faccia fatica a stare in piedi.
Anche in questo caso... «Una ripassatina alla Costituzione italiana e alla Carta europea per i diritti dell’uomo non guasterebbe a nessuno… A proposito», così si concludeva l'articolo di V. Mottarelli dell'agosto 2004: «Sapevate che pochi giorni or sono la Cassazione ha sancito il diritto dei cittadini a muovere critiche, anche aspre, all’operato dei giudici? È una magra consolazione, direte voi, in quanto i cittadini preferirebbero che i giudici, che sbagliano o che abusano del loro potere, venissero chiamati a pagare di persona. Avete ragione ma… con i tempi che corrono e con questi chiari di luna bisogna accontentarsi di ciò che passa il convento. Sappiamo che il Tribunale di Sondrio, in primis il potente (o onnipotente?) dott. Fanfarillo, delle nostre critiche se ne farà un baffo e che questo articolo forse sarà oggetto di sollazzo generale tra amici al bar, ma fino a quando verranno garantiti i diritti di cronaca e di critica continueremo a gridare la nostra rabbia contro questa mala giustizia dilagante».
Troppo ottimista, evidentemente. La situazione è ben più grave. O forse, chissà... Che Sondrio e Brescia non faccian parte dell'Italia e men che meno dell'Europa?
Sta di fatto che il procedimento di Brescia si è concluso con la condanna degli imputati da parte del giudice monocratico Paolo Mainardi: il giornale indipendente di cronaca civile 'l Gazetin, con quell'articolo, ha effettivamente diffamato il magistrato Fabrizio Fanfarillo, giudice presso il Tribunale di Sondrio, ed è quindi stata comminata la multa di qualche centinaio di euro (differenziata tra articolista e direttore, ma allo stato non so precisarvi gli importi per i già segnalati problemi di audio), il risarcimento per 10.000 Euro (eh, che vuoi, non 15.000 come aveva chiesto la parte civile, ma almeno come quello del curatore varrà bene l'onore del giudice delegato!) oltre alle spese legali per altre imprecisate migliaia di euro. Cifre precise, e commento eventuale, li forniremo a deposito delle motivazioni, che il giudice si è riservato di effettuare nel termine di 45 giorni.
In conclusione, ove la sentenza trovasse conferma in appello cui imputati e difensori (gli avvocati Franca Alessio e Nicoletta Austoni) hanno immediatamente dichiarato ricorrere, un'altra bella salassata di qualche decina di migliaia di Euro che va ad aggiungersi a quella, provvisoriamente esecutata in attesa di pronunciamento della Cassazione, che già gli stessi odierni condannati han dovuto sopportare pochi mesi fa nei confronti del curatore.
Non so dirvi degli obiettivi concretamente ricercati dalla simpatica coppia Cottica-Fanfarillo, né vorrei mio malgrado trovarmi nuovamente incriminato per qualche “implicito” oltraggio, ma oggettivamente l'effetto di tali azioni legali rendono assai precaria la prosecuzione di un'iniziativa editoriale indipendente, autogestita e autofinanziata quale ha rappresentato 'l Gazetin nei suoi vent'anni di vita. Vorrà dire che dobbiamo tornare al ciclostile, al volantinaggio, ai girotondi davanti al tribunale o ricorrere a qualche altra forma di iniziativa nonviolenta? Può darsi. Ma quel che è certo, e come ricordava Vanna ormai cinque anni fa, fin che voce avremo, per certo la useremo. E la faremo sentire.
Enea Sansi
(per 'l Gazetin, dicembre 2009)