07-08-2009 | Ogni tanto qualche direttore di giornale mi risponde privatamente, anziché pubblicare la mia lettera, pensando forse che l'argomento possa essere privo di interesse per i lettori, oppure, chissà per quali altre reconditi motivi. Alla cortesia credo poco, considerato il contenuto della risposta.
Oggi il caporedattore responsabile del forum e di internet del quotidiano “Avvenire”, alla lettera "La dignità della persona", da voi già pubblicata, mi ha risposto che non è vero quanto da me scritto, giacché «“Avvenire”, che pure si batte contro la Ru486, è stato il primo a lanciare l'allarme sul vertiginoso aumento di suicidi in carcere».
Al che ho replicato: Può dirmi che non sono stato abbastanza chiaro forse, ma non che il mio ragionamento non risponda a verità. Mi riferivo al “chiasso” che i difensori della vita a tutti i costi fecero quando si affrontava il problema della fecondazione assistita, e al “chiasso” che stanno facendo ora riguardo alla Pillola abortiva. C'è modo e modo di battersi a favore di una causa. E il modo con in quale certi signori, compresi quelli della Chiesa, si stanno battendo contro la Ru486, converrà con me che è ben diverso dal modo con cui si battono (non sempre e non tutti lo fanno) contro coloro che non tengono in nessun conto la vita altrui (quella dei detenuti nel caso specifico). Renato Pierri |
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