Paolo Farinella. Il parlamento clandestino dichiara illegale la clandestinità (degli immigrati)
 
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   05-07-2009
Anche gli aspetti più seri e problematici possono essere affrontati con l’irona, a condizione che non sfori nel blasfemo.
Nella nota di Marco Cipollini l’interrogativo non è blasfemo, anche se ironico.
Conobbi e frequentai a lungo Ibrahim Slimane, un profugo di Sabra e Shatila, uno dei massimi filosofi islamici, allora viventi, direttore dell'Istituto di filosofia islamica ad Hanneba (antica Ippona) in Algeria.
In uno dei nostri incontri parlammo dei sacramenti del cattolicesimo, i quali, nella mia superficiale interpretazione, non avevano riscontro nell’Islam.
Fu l’occasione per una lezione che nessun teologo aveva mai saputo impartire.
Iniziò con il contestare la dizione “Ultima cena” perché quella fu sì l’ultima, ma come cena ebraica, elevandosi a “Prima cena” del popolo cristiano.
Quanto all’Eucarestia precisò la sua interpretazione: “Quella particola è composta di farina e acqua, e tale rimane; la transustansazione avviene nell’intimo della coscienza, quando il credente ad essa si accosta con Fede; è la Fede che trasforma la particola in corpo e sangue di Cristo.
Ibarhim Slimane, filosofo averroista, quindi aristotelico, non fece altro che approfondire le affermazioni di San Tommaso, quelle che valsero all'aquinate dottore della Chiesa la minaccia di scomunica e l’interdizione all’insegnamento. San Tommaso d’Aquino si servì dei concetti aristotelici di sostanza e accidente nell’articolare la dottrina teologica relativa all’Eucaristia, in particolare per il concetto di transustanziazione. In breve, gli accidenti (apparenze) del pane e del vino (specie eucaristiche) non cambiano con la consacrazione, ma le loro sostanze mutano da pane e vino a Corpo e Sangue di Cristo.
Con l’accostamento con Fede, il credente non “fa la comunione” bensì “entra in comunione con Cristo”; così come previsto nel rito musulmano della preghiera che scandisce per cinque volte il correre della giornata. Un pensiero rivolto a Dio interrompendo per pochi minuti le incombenze quotidiane; un “entrare in comunione” per ricordare costantemente che Allau Akbar (solo Dio è il più grande). L’essere in comunione con Cristo non si limita al momento dell’Eucarestia, ma in tutti quei momenti nei quali l’azione umana coincide con i disegni di Dio.
Aiutare il prossimo è comunione con Cristo, accogliere i più bisognosi è comunione con Cristo nella fratellanza umana che unisce le genti.
Esaltarsi nel potere e nell’opulenza, gestendo il potere temporale come se fosse il fine ultimo di una indicazione, per giustificare la quale si scomoda anche lo Spirito Santo, in modo da accreditarsi una inesistente autorevolezza, contraddice il verbo di Cristo che affermò, senza possibilità di interpretazioni di comodo che “Il mio regno non è di questo mondo”.
Cristo sarebbe un emigrante clandestino se si pensasse di trovarlo in mezzo ai tesori del Vaticano; lì c’è ma solo in pittura, nella cappella Sistina; non è certamente nella cattedrale di Santiago del Cile, dissacrata da quella megalomane funzione funebre riservata alla feretro di Pinochet
Non è certamente nella Chiesa di San Giovanni Bosco a Roma, dissacrata dalla chiusura delle porte davanti al feretro di Piergiorgio WelBy, per impedirne l’ingresso.

Rosario Amico Roxas   
 
   05-07-2009
Premetto che non ho letto il testo della legge che penalizza gli immigrati clandestini e che quanto qui chiedo è una semplice e umile spiegazione, priva di ogni contestazione. Vorrei che qualcuno, dotato di precise conoscenze teologiche & legali, mi chiarisse il dilemma. Se Gesù è fisicamente presente in un'ostia consacrata, e quindi, essendo egli da considerare oggi di nazionalità israelitica, in Italia è dunque un immigrato clandestino; dunque chi si comunica, ospitandolo in sé stesso, è da considerarsi colpevole di fronte alla legge italiana?
Con impaziente fiducia che qualche esperto nella duplice materia mi illumini. Grazie, Marco Cipollini
Marco Cipollini   
 
   04-07-2009
Caro don. cesar quinde
hai manifestato per intero il tuo coraggio nel dire, quindi non hai nulla da rimproverarti; anche la preghiera rivolta a Dio, direttamente e senza intermediari è prova inequivocabile di coraggio delle proprie idee.
Francesco vinse la sua crociata, senza spada, unendosi alla preghiera con le parole del salmo "Solo Dio è il più grande", mentre il muetzin recitava "allau akbar"; fuori dall'accampamento infuriava la battaglia.

as-salam aleikun
Rosario Amico Roxas   
 
   04-07-2009
Cara Doriana, ci conosciamo a distanza, ma questa limitazione non impedisce l'apprezzamento.
Voglio riferirmi alla tua citazione sulla Pacem in Terris, perchè desidero integrare un argomento che, probabilmente ti è sfuggito.
Il testo latoni è stato tradotto dalla prefettura per la Dottrina della fede (ex sant'uffizio, ex Inquisizione) dove già bivaccava Ratzinger.
E' mia consuetudine leggere, rileggere, riflettere, cercare di capire, meditare, ri-meditare e poi parlare.
La lettura del testo italiano non mi convinceva del tutto, così come i testi francese e spagnolo, per cui ho chiesto e ottenuto dalla Biblioteca vaticana il testo latino, certificato dalla medesima biblioteca.

La lettura del testo latino mi ha evidenziato talune improprietà, specialmente per quanto riguarda le possibili finezze della lingua italiana, ma niente di significativo, fin quando sono incappato nell'inghippo, infatti Giovanni XXIII voleva predicare il ripudio della guerra, in tutte le sue crudeli manifestazioni, per cui si legge:… che in una età come la nostra….

quae vi atomica gloriatur, alienum est a ratione, bellum iam aptum esse ad violata iura sarcienda.

La traduzione, uscita dalla Congregazione per la Dottrina e la Fede, ex sant’Uffuzio, ex Inquisizione, risulta,
abilmente e, direi, furbescamente modificata, diventando:

…. riesce quasi impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia.

Cos’è cambiato ? Apparentemente nulla, ma è stato aggiunto quel “quasi” che lascia aperte tutte le porte per indicare come giusta una qualsiasi guerra, esattamente l’opposto di quanto era nello spirito iniziale del pontefice.
Attraverso la ricerca delle radici cristiane dell’Europa si potranno anche motivare, giustificare e accettare tutte le guerre che questo Occidente vorrà condurre per affermare il proprio primato sugli altri popoli e il Vaticano (Stato Città del Vaticano) il primato del cristianesimo sulle altre religioni, come se Cristo avesse predicato il Dio degli eserciti.

Da qui ho iniziato a maturare il convincimento che Ratzinger già da decenni si "allenava" a fare il pontefice, predisponendo le varie tessere per uno sconvolgimento totale del Magistero della chiesa, con un ritorno al pan-germanesimo nazista, camuffato da pan-europeismo, per cui la Chiesa stessa doveva offrire a questo Occidente guerrafondaio, la giustificazione motrale delle sue atroci guerre.
Il momento più eclatante arrivò puntuale, come una cambiale privilegiata.
Ratzinger pretese l’onere di redigere il Nuovo Catechismo, dove a proposito delle guerre leggiamo:

********************************
2309 - Si devono considerare con rigore le strette condizioni che
giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione,
per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:

- Che il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle
nazioni sia durevole, grave e certo.

- Che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili
o inefficaci.

- Che ci siano fondate condizioni di successo.

- Che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male
da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso
la potenza dei moderni mezzi di distruzione.

La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.
***************************************

Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della «guerra giusta ».
Ma l’ultima frase è sibillina, aperta ad ogni soluzione, permette di condannare o giustificare a piacimento, specie se andiamo a leggere il paragrafo 2266, che concede la legittimità morale di giudizio a coloro “che hanno la responsabilità del bene comune”.
Qui scatta la trappola che consente la possibilità di onorare tutte le bandiere e i suoi portatori.
La responsabilità del bene comune, cioè la condizione di comando di una nazione, di un popolo l’hanno avuta persone come Hitler, Pinochet, Mussolini, Stalin, Saddam, Bush, Blair Berlusconi,
i quali, secondo queste considerazioni non proprio chiarissime, avrebbero gestito la responsabilità del bene comune attraverso le “guerre giuste”, in linguaggio confessionale, che, in linguaggio laico sono state chiamate “guerre preventive”, o in linguaggio ipocrita “missioni di pace”.
Scusa la lunghezza ma l'argomento merita più di un approfondimento.
Con questo pontefice "infelicemente regnante" sono solito firmare le mie riflessioni

Rosario Amico Roxas
ateo, per grazia di Dio.







Rosario Amico Roxas   
 
   04-07-2009
vorrei anche io il coraggio di parlare come lo fai te, sono religioso" per cui capisco el sistema che esiste nella chiesa e di consequensa nel governo, forza continua avanti siamo uniti nella preghiera.
don. cesar quinde   
 
   04-07-2009
Caro Rosario alle contraddizioni della Chiesa e dei suoi più rispettabili fedeli siamo abituati, vedasi l'ultima nel tempo da cui si apprende che Bondi si separa, già da tempo lo aveva fatto nei fatti...quello che non mi suona affatto sono tutte questi din don e dan...indignati, vergognosi, rifiutanti le leggi e leggine discriminatorie e guerrafondaie, ma rimangono seduti al loro posto nella Chiesa, in Vaticano, fededipendenti ma con disprezzo e distanza.
Pax Christi, invita tutti in piedi, don Gallo reclama, Zanotelli riprende il suo percorso di vergogna di essere cristiano. Film già visti, anche sulla stampa cattolica, chiacchiere...caro Rosario, al puzzo del rifiuto radicale, in carcere nessuno di loro ci và ma fervono appelli e clic indignati. Eh povera Italia...cosa dovrebbero dire i reietti, gli scacciati, i dipendenti della Beretta...i dipendenti dal lavoro? Riporto il mio commento alla Pacem in terris http://snipurl.com/lr0y8
"E' fantastico come si abbiano informazioni e parole precise su fatti accaduti centinaia, migliaia di anni fà:"Non molesterai il forestiero né l'opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto"
E non si abbiano informazioni esatte su quanto succede a Cosa Nostra, CasaNostra, Chiesa Nostra...figurarsi in Israele che poi sarebbe anche Palestina...ma ci si vergogna e indigna".
Doriana Goracci
Doriana Goracci   
 
   03-07-2009
alla verogna e al disprezzo, io ci aggiungo anche grande preoccupazione. Non è questo che la storia (e parlo di passato vicino non remoto) ci ha insegnato. Non è questa la direzione che si dovrebbe prendere.

Grande articolo!
Scapestrata   
 

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