Guido Bussoli. Destra e sinistra
 
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   17-06-2009
caro rosario, la questione che tu poni credo che possa essere assimilata all'invito che marx faceva alla filosofia: "fino ad ora si è occupata di comprendere il mondo, ora è il momento di iniziare a cambiarlo". ma onestamente questo è il marx che mi convince meno. sono cioè piuttosto scettico rispetto alle risorse di cambiamento della specie a cui appartengo - o meglio sono scettico rispetto a mutamenti collettivi, al potere "redentivo" delle masse, che trovano nella politica la propria rappresentanza (che a sua volta condiziona le masse, è un circolo virtuoso ma più spesso vizioso). e comunque, tornando al qui e ora, al cosa fare, io sono decisamente molto lontano dalla politica attiva per le ragioni a cui ho solo accennato. questo non significa abbandonare il campo o affondare insieme alla nave. esiste infatti una forma di impegno che io preferisco chiamare "civile", che ha nell'uso della lingua, dell'azione artistica o semplicemente della testimonianza umana, i suoi strumenti più efficaci. ecco, in questo campo un poco più ampio e arioso degli scranni parlamentari, io credo che qualcosa si possa e si debba fare. usando parole buone, cercando di essere persone migliori, ma per il semplice gusto di esserlo. esiste una teoria scientifica chiamata giocosamente "teoria della centesima scimmia", che sostiene che quando si forma una "massa critica" di persone (o anche di animali, di scimmie)qualcosa nella trama segreta del reale inizia a mutare. io non so se questa teoria sia vera oppure no, però credo che la ricerca scientifica contemporanea non sia quel ventre molle e pigro che tu descrivi; la scienza newtoniana che accorda cause ed effetti in una meccanica routine. al contrario, gli sguardi più eversivi e visionari sul reale a me pare che vengano proprio della ricerca di scientifica di base. lo stato di "con-possibilità" delle particelle subatomiche che coesistono fino a quando un osservatore esterno non le fa "collassare" in un solo evento attuale, ad esempio, ci porta fuori dagli angusti vincoli della logica aristotelica, catapultandoci in un universo dove molto è lasciato alla nostra libera coscienza. coscienza, dunque. ma anche arte, civiltà della parola, scienza di confine. assieme a saperi antichi e misteriosi come quello alchemico. personalmente, questi sono i luoghi da cui io mi attendo un cambiamento, è questa la massa critica da cui mi aspetto di vedere spuntare un giorno la "centesima scimmia". che poi questa scimmia porti in grembo un bel mazzo di banane o pietre e bastoni, sinceramente non lo so..
guido bussoli   
 
   17-06-2009
Guido,
sono perfettamente d’accordo con te, ma limitatamente ad un esercizio dialettico, fosse anche una impietosa analisi socio-culturale e antropologica, per certificare la deriva di un mondo dove è difficile riconoscersi, specie quando si prosegue nel superato e anti-moderno vezzo di “pensare” .
Ma può diventare legittimo arrendersi alla “x” del futuro, senza tentare di identificare una realtà più e meglio assimilabile ai valori dell’uomo ?

“… mi vien voglia di scendere a prendere una boccata d'aria fresca..”

Fermate il mondo …voglio scendere !

Ho superato e doppiato “il mezzo del cammin della mia vita” e sarebbe maturo il tempo per elaborare bilanci; la mia età mi consente di ricordare bene la veemenza con la quale Pasolini si scagliava contro il "Palazzo"; oggi non c'è più un Palazzo contro cui scagliarsi, il mondo intero è diventato un Palazzo dentro il quale siamo tutti teleguidati come automi indifferenti.
Quale bilancio potrebbe mai venirne fuori ?
La situazione globale del pianeta Occidente viene nascosta da nubi che si addensano sulle vere metastasi che affliggono una realtà alla deriva, gettata allo sbaraglio dall'incapacità di guardare dentro i fatti, dentro gli uomini, dentro le problematiche che si sviluppano in una spirale involutiva.
Accusiamo il neo-liberismo del vuoto ideologico che sta attanagliando la cultura, la politica, la programmazione, la speranza, mentre in realtà tale neo-liberismo non è altro che l'emblema di una cultura, di una politica, di una programmazione, di una speranza, diventati la nuova ideologia della reality.
La banalità della cultura, della politica, della programmazione, della speranza si rivede nella banalizzazione dell'agire, del pensare, del credere, come se una nuova censura avesse eliminato le domande inerenti le questioni fondamentali dell'esistenza e della convivenza civile.
Le questioni che coinvolgono l'azione e la vita stessa sono state relegate nel Limbo dell'inutile, mentre faziosi "opinions leaders" si accalcano sulla scena per discutere di regolamenti, di metodi, di trucchi, di miraggi lontanissimi e dell'esigenza di "insegnare e imporre la democrazia" agli altri.
Per questo mi sono messo a trascrivere le mie esperienze, per tentare uno stimolo da trasmettere; ma si tratta di un confronto impari: l'abitudine a non pensare, a non riflettere, a non credere, a non sperare, viene presentata come il culmine del nuovo progresso che riduce l'uomo alla stessa stregua delle formiche o delle termiti, impostando l'intera vita senza un perché, sostenuta solo dall'istinto di sopravvivenza.
Mi è stato rimproverato di non essermi “messo in gioco”, ma per mettersi in gioco occorre che ci sia un gioco nel quale mettersi; ma quello che vedo è solo un tavolo di bari, con un cartaro dalla “mano lesta”. Così faccio il solo gioco che so fare: il solitario, l’unico gioco nel quale è da stupidi barare.
E’ il Potere che si eleva su tutto e su tutti, indica, di volta in volta, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è vero e ciò che è falso.
Il Potere, quindi, genera chi lo esercita che finisce con il credersi il solo in grado di guidare il gregge; ritorna il mito di Zaratustra che si cala nella realtà dell'Occidente come una magia mediatica.
Anche la scienza non lascia spazio al voler pensare, al voler riflettere, al voler credere, al volere sperare, e ci indica, impietosamente quali molecole stimolino il pensiero, la ragione, la riflessione, la fede, la speranza e l'amore, ma non ci dice PERCHE' abbiamo pensato, creduto, sperato, amato.
L'aiuto per tornare a credere, a pensare…ad amare non può darcelo nessuno, violentati come siamo dalla pretesa onnipotenza del nuovo pragmatismo, che svuota l'uomo, ma riempie le cantine della Coscienza con gli ultimi ritrovati dell'inutile progresso. Le parole non esprimono più sentimenti profondi in grado di commuovere, esaltare, illudere (forse), ma in ogni caso vivere.
Non possiamo cercare aiuto nei nuovi mentori del vero, in quegli opinionisti tuttologi condizionati dal conformismo e dal servilismo verso il potere.
Se la vita fosse un tram, chiederei di scendere alla prossima, ma questo tram si ferma solo al capolinea.
Avere conquistato e mantenuto la mia libertà è la sola ricchezza che posseggo e la trasmetto ai miei figli come la più opulenta fortuna, mentre una cascata di anni riduce le tentazioni del futuro, che vengono affidate ai sogni vissuti, ai ricordi passati e agli affetti presenti.



Rosario Amico Roxas   
 
   17-06-2009
rosario, ti assicuro che anche il mio post non conteneva nessuna intenzione polemica. avevo inteso il tono conciliante del tuo scritto, ma ho il sospetto che continuiamo a parlare di cose diverse. con proprietà e cognizione, tu prosegui nell'articolare il discorso su di un piano politico, con argomenti e spunti su cui in buona parte concordo. non credo però che questo fosse il tema del mio intervento. a me non interessavano tanto - non in quel testo, almeno - le prassi politiche più o meno virtuose. diversamente le premesse cognitive a tali prassi, che quando condivise vanno a costituire i fenomeni culturali: a "fare mondo", potremmo dire. ebbene, dal punto di vista della cultura politica, del "mondo" vivo e palpitante della polis, a me pare che stiano accadendo degli incredibili sommovimenti geografici, che trovano però rari riscontri nei sismografi del discorso pubblico e civile. io ho provato dunque a circoscrivere il ragionamento alla deriva culturale su cui emergono i continenti della politica, e che porta la destra e la sinistra contemporanee ad allontanarsi dai rispettivi e contrapposti luoghi d'origine. volendo essere ancora più circostanziati (ma non era mia intenzione essere pedante) potrei aggiungere che scorgo nella destra storica un sottosuolo culturale ispirato a un vago sentimento naturalistico, panico perfino. insomma a uno sfondo paganeggiante, che vede nella tensione originaria tra le parti - gli archetipi, gli dei, le forze militari in campo - il suo dato storico concreto. la sinistra ha invece nei valori universalistici e cristiani il suo riferimento più coerente; per intenderci: trovo che san paolo sia uno dei padri fondatori della sinistra molto più di quanto lo sia stato marx. con marx, infatti, ma è una sensazione assolutamente personale, con marx più che un'analisi "scientifica" viene ripreso uno sguardo conflittuale sulle cose del mondo, che come abbiamo visto si trova alla radice anche della metafisica pagana e della cultura di destra. ma non è ancora tutto. con l'interpretazione postmoderna, sia la destra sia la sinistra tendono ad assimilarsi dentro un orizzonte di senso (e di cultura politica dunque) in cui il tratto distintivo diviene non tanto il "relativismo" dei valori, che porta alla prassi democratica, quanto l'assoluta e totalitaria aderenza alla prassi stessa. cioè alle regole del gioco che si fa autoreferente, paradossale e nel fine anche intollerante, proprio perché rigetta tutte quelle proposte politiche che non si riconoscono nella prassi; o nella "tecnica", se vogliamo. nietzsche scriveva che "dopo copernico il mondo rotola dal centro verso la x". ecco, questa cosa qui a me sembra che si avvicini all'esperienza del rotolare verso una variabile indefinita, una x intesa come puro e indeterminato processo. e dopo un po' che rotolo, non so tu, a me viene la faccia gialla e mi vien voglia di scendere a prendere una boccata d'aria fresca..

guido bussoli   
 
   16-06-2009
x guido bussoli

Nella mia non c'era alcuna vis polemica; il non essere concludente un discorso dotto è solo perchè, volutamente interlocutorio. Sono molto lontano dal pensare conclusiva ogni mia affermazione, particolarmente in un’epoca come quella attuale dove le sole certezze sono quelle che hanno un prezzo, esenti ed esentati dall’onere di avere un valore.
Il gioco delle sedie in circolo rende bene la situazione e anche l’immagine del solo che resta in piedi; ma se resta in piedi è perché non ha capito le regole del gioco, che gli altri, invece, hanno appreso e applicato: basta portarsi la sedia appresso ! Ed è quanto accade, a destra, a sinistra all’estrema destra e all’estrema sinistra; poi dalle sue ceneri emerge un centro che si fa chiamare centro ma ignora la propria identità, mentre il suo ruolo potrebbe diventare determinante, come elemento di raffronto e di equilibrio.
In politica dovrebbe vigere il principio del compromesso fra le parti: ognuno dovrebbe cedere una porzione del proprio orticello che ingrandire l’orticello comune, quello destinato ai tantissimi che non appartengono alla casta.
Ma il Centro attuale fornisce solo l’impressione di essere “Il Centro di Buridano” indeciso se volgere l’attenzione a destra o a sinistra, fino ad esaurirsi per ignavia.
Ma per esistere un Centro, che personalmente auspicherei come unica possibile soluzione, come alternativa capace di farsi carico di una simile mediazione, dovrebbe trovarsi nella condizione di rispondere alle domande:

1. Chi siamo ?
2. Cosa proponiamo ?
3. Cosa vogliamo ?

• Occorre, innanzitutto, essere e rappresentare l’alternativa a tutti i massimalismi, vuoi di destra del liberismo, vuoi di sinistra del socialismo storico.
• Quindi proporre l’esigenza di una nuova politica equilibrata, ma tale da non provocare stratificazioni verso il basso, bensì una elevazione globale, lasciando anche lo spazio per quelle eccellenze in grado di emergere naturalmente.
• Volere la trasparenza per essere trasparenti, allontanando le menzogne dell’apparenza che servono a carpire consensi abusivi. Volere fortemente un diverso corporativismo, che tutti includa e nessuno escluda; un corporativismo integrale che comprenda tutte le classi in una sola dimensione: la dimensione umana, attraverso una scelta di fondo e definitiva: la scelta umanistica, in grado di ri-proporre la centralità dell’uomo e del suo lavoro, inteso come funzione dell’uomo e non come merce da barattare nel mercato della sopravvivenza e dello sfruttamento.

1. La scelta umanistica è quella che deve prevalere nella programmazione futura, proiettata verso una meta di globalizzazione della civile convivenza.
2. La scelta umanistica deve stare alla base di future scelte in economia, in politica interna, in politica estera, nell'istruzione, nella sanità, nell'anti-welfar che vuole dividere la nazione in regioni ricche e regioni povere, regioni sviluppate e regioni meno sviluppate.
3. La scelta umanistica è quella che deve riportare in auge lo “sviluppo equilibrato dell'economia", così come accade nei paesi in via di sviluppo, perchè dopo questi anni di governo pragmatico, interessato a se stesso, vigile verso l'economia privata e distratto verso l'economia pubblica, la nazione Italia si è avviata a diventare (come è diventata) una nazione in via di sotto-sviluppo (tranne per quanti hanno potuto godere dell'abolizione del falso in bilancio, dell'abolizione della tassa di successione per patrimoni miliardari, dell'esenzione fiscale sulle plusvalenze immobiliari, e tante altre provvidenze studiate per favorire i "compagni di merenda").
4. La scelta umanistica dovrà salvare l'Italia e l'Europa dalla distruzione dei valori senza che nessuno si levi a difensore delle radici cristiane dell'Europa, che diventano le radici della discordia e del razzismo.
5. La scelta umanistica deve portare alla riapertura di un dialogo vero con il mondo arabo-musulmano, che è stato drammaticamente troncato prima da esternazioni secondo le quali la cultura occidentale sarebbe superiore a quella islamica, determinando così un complesso di superiorità, quindi gli atteggiamenti razzisti, proposti come legittimazione di una difesa della propria identità. La Sicilia e il Meridione d’Italia, immersi nel Mediterraneo, pagano le scelte di dipendenza all’asse occidentale, che si concretizzano nell’invasione, nelle guerre preventive, e nella occupazione neo-colonialista, per esportare un nuovo ordine e un modello di vita basato sulla mercantizzazione della vita: tutto trasformato in merce da produrre, acquistare e vendere, in nome di una modernizzazione che fa coincidere lo sviluppo dell’umanità con lo sviluppo tecnologico.
Si risolverebbe quello che, molto correttamente critichi nel suo chiamarsi dialettica tra le classi, mentre continua ad essere una lotta di classe, dove gli attori sociale ed economici coincidono con la classe vincente.

Rosario Amico Roxas   
 
   16-06-2009
gentile rosario, la tua analisi è certamente più "dotta" della mia. e anche concludente, se non forse conclusiva; ma questo non è un demerito e infatti siamo qui a discuterne. nel mio testo io volevo però esprimere un dubbio molto più semplice. che riguarda non tanto la collocazione politica delle categorie di destra e sinistra - più o meno su questo ci si intende, io credo - quanto le premesse filosofiche e perfino "antropologiche" dei rispettivi schieramenti, che a mio avviso stanno alla base di una diffusa sensazione di spaesamento (io la vivo così, almeno). è dunque da questo peculiare punto di vista che non è extra-politico ma "ipo-politico", per così dire, ossia sotteso e inconsapevolmente psichico, che mi pare di intravedere un gioco delle sedie tra destra sinistra e centro. hai presente quel giochino dove tutti corrono attorno a un gruppo di sedie disposte a circolo, ma nel momento di sedersi qualcuno resta in piedi? ecco, a me sembra che chi sia rimasto senza una sedia sia proprio la sinistra. ma il motivo potrebbe essere in una confusione ancora più lontana nel tempo. quella che ha portato a vedere nel conflitto tra gli attori sociali ed economici (le "classi") una dialettica interna alle categorie dell'utile, del logico e del materiale. quando invece tale conflitto potrebbe, ancora potrebbe, attenzione, essere collocato ad un livello molto più intimo, forse perfino "metafisico". così invece che a marx toccherebbe tornare ad eschilo ed omero. magari meditando le seguenti parole: "l'odore del sangue umano fa ridere il mio cuore..."
guido bussoli   
 
   16-06-2009
“Intendi dire che il marxismo è di destra?”
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Il quesito che conclude la dissertazione, dotta, ma poco concludente, appare paradossale, ma non lo è, se assimiliamo il marxismo con materialismo.inteso come interpretazione materialistica della storia delle società umane.
E’ materialistica l’analisi di Marx perché valuta determinanti i fattori materiali nello sviluppo della storia, come l’economia e la tecnologia.
Venne identificato come materialismo storico, più per nobilitarne la descrizione che per annetterla nel pensiero filosofico.
Oggi Marx non sarebbe marxista, perché non avrebbe accettato l’ ”evoluzione involutiva” che il materialismo ha subito.
Oggi si chiama materialismo edonista e propugna le identiche condizioni che Marx riservava al condizionamento della storia imposta dall’economia e dalla tecnologia.
L’esempio eclatante ce lo fornisce il marxismo cinese, di quella Cina che si proclama il solo Stato con regime rigorosamente comunista.
Ma la Cina ha scoperto il mercato e con esso il capitalismo; ha evidenziato il difetto prioritario del consumismo (diventato nelle more “materialismo edonistico") e ne ha tratto le sue proprie conseguenze, diventando il maggior produttore di manufatti del pianeta. Ma per farlo aveva bisogno dei capitalisti, così ha dato loro la libertà di azione che produce ricchezza e riserva di dollari.
Ma i comunisti dove sono?
Ma al governo ! L’autoritarismo comunista serve a proteggere quei pochi capitalisti che stanno invadendo l’intero pianeta dei loro prodotti, tenendo sotto controllo le masse popolari che generano i prodotti richiesti dal mercato, ma senza goderne dei frutti.
Così un esigua minoranza è diventata ricchissima, permettendo al governo cinese di accumulare la più imponente massa di dollari in mano ad un paese estraneo alla stessa America.
Così il comunismo materialista è diventato archetipo del capitalismo liberista, modificando strutturalmente il GAP che divide la popolazione: tale GAP non è più economico (sarebbe contraddittorio con i principi), ma è diventato un GAP politico, di destra (estrema destra liberista, quando si rivolge ai capitalisti produttori) e di sinistra (estrema sinistra , quando è rivolto alle masse popolari); la violenta soppressione della rivolta di Tienanmen servì proprio ad impedire che i progetti cinesi si infrangessero sull’onda della protesta popolare.


Rosario Amico Roxas   
 
   16-06-2009
Sacrosantissime parole dice Discalzo a proposito di Guido... faccia scrivere Guido che ha immensa fantasia... e nessun editore e nemmeno voglia di cercarli... Tellusfolio posto libero on line è la casa adatta... Moscerino
Moscerino   
 
   16-06-2009
caro Milo, il vero, in un testo, anche saggistico, non coincide mai con il Vero con la V maiuscola, ma nemmeno con il "davvero". io la penso così, almeno :-)
caro Claudio, ho lasciato i miei estremi ad Enea. farebbe piacere anche a me riprendere a scrivere qualcosa assieme. non saranno Verità, ma forse neppure "davverità" ...

un saluto affettuoso

g.
guido bussoli   
 
   16-06-2009
Ho conosciuto Guido Bussoli anni addietro su 'L Gazetin (mensile valtellinese) in memorabili duelli letterar-filosofici con Marco Baldino e poi anche come inventore di gustose provocazioni tardo-dadaiste: le magliette poetiche. Come scrittore di "Evoè: appunti di viaggio e di stasi" mi divertì con una prosa virata nell'ironia sul dettaglio.

Insomma... mi sono sempre chiesto dov'eri finito caro Guido,... ritrovarti su TF e leggerti è molto simpatico. Al di là della battuta nel commento precedente...mettiti in contatto con me, ed inizia a collaborarae stabilmente. Oppure vediamoci: da Sondrio a Chiavenna sono pochi chilometri. Ovviamente se tu vinci la tua proverbiale vocazione a stare per anni senza battere lettera. A proposito... la tua dedizione al sonetto che fine ha fatto?
Claudio Di Scalzo
Claudio Di Scalzo   
 
   16-06-2009
eccicredo! Ma davvero le hai detto tutte queste cose?
Queste sì che sono sabbie mobili!!!
Càpita!
:)


Milo   
 

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276