| 15-04-2009 | Grazie delle ulteriori note Rosario Amico Roxas.
Per me chi sa di avere conquistato e mantenuto la propria libertà e la trasmette ai figli come la più opulenta fortuna, non teme la notte, che sa attraversare, ombra dopo ombra, la notte viva, abitata, piena di rischi, ma anche di provvide ricompense, perché " Una ricolma / conchiglia di luce viaggia / attraverso una coscienza" ( CELAN )
marialuisa
marialuisa
| | 15-04-2009 | x marialuisa
hai scritto:
sfuggendo alla notte che tutto vorrebbe inghiottire.
Innanzitutto, grazie a te; ma desidero chiarti che non amo agitarmi nell'impossibile; non si sfugge alla notte che inghiotte il giorno e spinge avanti le tenebre con le sue incertezze, le sue paure e la dimostrazione della infima piccolezza anche di quanti si sentono grandi.
Ho imparato a "rispettrare" la notte, con tutto cià che significa, grazie alla mia lunga permanenza in un paese arabo. Fin dai tempi precoranici, il mondo arabo ha sempre temuto la notte, che succede al tramonto del sole; il Maghreb, inizialmente indicato per l'attuale Marocco, significa "tramonto" ed è da quelle parti che il sole segna il termine di una giornata; il mistero copriva il resto, perchè il sole spariva oltre le colonne d'Ercole, regno dell'ignoto, diventando uno degli "hudud" del pianeta arabo. Anche le mura di cinta delle città venivano iniziati da Occidente, per riepettare la sacralità della città che diventava la dilatazione della famiglia.
Il ripetersi e l'alternarsi quotidiano della notte dovrebbe documentarci l'impotenza umana di fronte all'intero mistero che ci sovrasta; questo lo capirono i popoli arabi e fu capito che dall'Islam, che si affida a Dio come supremo custode dei destini.
Rosario Amico Roxas
| | 14-04-2009 |
confido in questa parola libera, gratuita, che esce dallo spessore dei giorni, ardente, sfuggendo alla notte che tutto vorrebbe inghiottire: grazie Rosario Amico Roxas.
marialuisa
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