05-12-2008 | caro Enea,
ma lei sta parlando di giovani in lotta e rivolta in difesa dei loro diritti di studenti calcolati sul mercatino delle pulci meno che zero, o di inquadrati vecchietti usciti per il quarto d'ora d'aria dal pensionato geriatrico dove sono rifugiati in attesa di tirare le cuoia?
saluti cari,
maria. maria lanciotti | 05-12-2008 | Cara Maria,
dissento totalmente.
È davvero indispensabile, per manifestare liberamente la propria opinione, lottare anche duramente per rivendicare un diritto,... procurare dei disagi ad altri cittadini? Siamo sicuri che è segno di civiltà impedire a qualcuno di raggiungere casa dopo una giornata di lavoro, o di andare per i fatti suoi, perché una manifestazione blocca una stazione, dei binari o la mobilità di un'intera città?
Perché è di questo che si tratta; di questo, se non son io ad aver inteso male, Vincenzo Donvito ha trattato.
Mi risulta, anche perché le ho piuttosto praticate, che si possano svolgere manifestazioni anche sui marciapiedi, in fila indiana, o attuare azioni di lotta efficacissime (immaginiamo ad esempio miglia e miglia di persone che, anziché bloccare la viabilità per qualche ora, riversino di lettere, fax, e-mail, sms le redazioni di giornali, radio, tv spiegando le loro ragioni...) senza procurare danno ad alcuno. E se qualche 'sofferenza' o qualche 'fastidio' è proprio inevitabile, meglio sopportarlo in proprio che procurarlo ad altri.
Risulta peraltro provato che una tale pratica nonviolenta sia più efficace di altre. E, anziché l'insofferenza o (se va bene) il disinteresse, è più probabile riesca a suscitare moti di simpatia e forse qualche sostegno.
Con un caro saluto
Enea Sansi |
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