09-10-2008 | Un cono di luce proiettato da un lampione: in quello squarcio di luce non si può entrare. Così è la vita degli ebrei, confinati nell'ombra del ghetto.
I riflettori
Giocando per strada.
Finchè vien sera
la luce del lampione. prima
come una polvere
leggera brilla, sfuma,
si consuma, ma poi
s'addensa e cade
sul lastrico, in tondo, cono
dove non si può entrare, limite
che non si varca ( come
certi stralunati gatti
si potrebbe restare, trattenuti
appena percettibilmente
prigionieri).
da G. Cesarano, La pura verità Una poesia per riflettere | 08-10-2008 | Dall'insofferenza e dall'intolleranza possono nascere l'emarginazione e la discriminazione. La seguente lirica di Robert Frost, poeta nordamericano intitolata "L'uccelletto", ci aiuterà a riflettere.
Proprio ho sperato che volasse via,
e non cantasse sempre davanti a casa mia,
gli ho battuto le mani dal limitare
quando non l'ho potuto più sopportare.
Mio in parte il torto dev'essere stato.
L'uccelletto non era stonato.
E qualcosa non va, qualcosa manca
in chi vuol far tacere uno che canta.
da R. Frost, Conoscenza della notte Insegnante | 06-10-2008 |
Contro il razzismo e contro la violenza, offro ai lettori questa poesia:
La farfalla
L'ultima, proprio l'ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia gialla!
l'ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quell'altra volta fu l'ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
da P. Friedman, Poesie e disegni dei bambini di Terezin. M. G. Cerrato | 05-10-2008 | Molti mi diranno che già la conoscono, ma io voglio riportare la premessa che Primo Levi pose al suo libro "Se questo è un uomo", un forte invito a discutere, a riflettere, a non dimenticare.
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi:
ripetetele ai vostri figli
o vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi. Anna Maria Cerrato | 02-10-2008 | Questo libro, di grande impatto emotivo, scuote il lettore e lo invita a riflettere sul presente e sul clima di violenza che si respira oggi nel nostro paese. Il rapporto di Elie col padre commuove, anche se Wiesel racconta per ricordare e documentare, lontano da ogni retorica. Livia | 28-09-2008 | Grazie per averlo proposto ai ragazzi. Io sono nonno e questo libro l'ho già letto ma penso che da solo valga a far capire realmente cosa sia stato il Nazismo e a cosa porti il razzismo. Le pagine proposte mi commuovono, e quando un libro produce questo effetto vuol dire che ha tutti i numeri per far riflettere. Nonno Giuseppe |
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