22-05-2008 | GaviotaZalas, veramente nei libri di filosofia (prima della morte del Che, 1967) se parlava poco delle rivoluzioni di liberazione nazionale. Solo il materialismo storico se n’occupava; che, per storico, non includeva la rivoluzione cubana e, per dottrinario, poco considerava vie simili.
Per iniziare e vincere una rivoluzione c’è bisogno di condizioni obiettive e soggettive, visto che le politiche ed economiche (e altre) sono contenute in ambedue. Il Che, convinto e profondo studioso, lo sapeva.
Le condizioni obiettive dei paesi dove lui ci aveva recato erano più che sufficienti; invece mancavano essenziali condizioni soggettive. Questo, indubbiamente, sottovalutò; così come la feroce repressione e il massiccio sostegno imperialista, che era deciso a non permettere un’altra rivoluzione…e meno ancora nel “proprio” cortile.
Il Che non ammassava chi trovava nel posto sbagliato, questo lo faceva Posada Carriles (secondo le sue proprie parole a proposito dell’assassinato dell’italiano Favio Di Celmo). Il Che sparava contro l’esercito e le guerriglie contro rivoluzionarie e coloniali, parte integrale del sistema assassino e complice dell’intervento straniero imperiale.
Il Che non pretese imporre la rivoluzione; convinto era che solo può nascere del popolo. Non è stato mai capo di un esercito d’intervento se non a capo di un gruppo in addestramento o combattimento a sostegno guerriglie GIÀ esistenti o di gruppi GIÀ decisi ad iniziarle e – da non sottovalutare – dove GIÀ c’era una sostanziale ingerenza imperialista. I paesi dove il Che andò erano e sono fra i più poveri; sono questi chi si “intestardiscono”, ancora oggi, in darle ragione.
Cara Gaviota, questi sono i fatti, dopo ogni uno fa la sua interpretazione e anche… il suo romanzo (!?).
È stato proprio il Che a fare il maggiore apporto teorico (con fondamento pratico) nel suo libro La guerra de guerrillas; nonostante, si può essere il migliore guidatore, avere invidiabile esperienza, essere eccellente insegnante però quando si prende il volante sulla strada nessuno può escludere un proprio sbaglio o che “alcuni” li vengano di sopra.
Se un essere umano rinuncia a tutti suoi piaceri, a suoi famigliari, a se stesso, per andare a “mettere il naso” là dove cento di milioni d’altri esseri umani vivono nella mendicità, vedono morire sui figli di fame e malattie, e la repressione cancella loro stessi; quell’esserino, che è capace di fare lo che altri non, merita la gloria.
Leonardo Mesa | 03-05-2008 | Il teorico Uomo Nuovo doveva essere disponibile a sacrificarci in difesa delle ingiustizie en qualsiasi parte del mondo,,QUE BELLO!! Abbandonare famiglie e tutto a favore di questo ideale. Doveva essere Un uomo incansable, un uomo CORAGGIOSO, un uomo autocritico, comunista,,,PERFETTO E COME TUTTO LO PERFETTO INUMANO.
è tanto Difficile capire origine dei problemi dentro i nostri confini geografici come per andare da per tutto -mettendo il naso- a salvare la umanità, aggiudicando cosa è giusto, cosa no? e ammassando chi se trovasse nel posto sbagliato.
Certo I tempi erano altri non possiamo adesso aggiudicare freddamente, el mondo era altro, ma credo ha stato tanto precipitoso Guevara...lascio fare agli storici.
Penso che il "rispettabile" Guerrillero, non ha imparato troppo del suo comandante Castro, e la teoria che spiega che la rivoluzione nascono dopo che ci sono le condizione politiche e sociale lui non la ha capita, me pare che il CHE il libri di filosofia Marxista , li apriva e gli chiudedava rapidamente, o forse menospreciava los barbudos Cubanos e pensava: "se queste gruppo di pidocchiosi sono riuscite anche io ce la farò a fare rivoluzioni da per tutto."
Il fatto che non si sia ripetuto niente di simile dimostra quanto lontano era anni fa di riuscirsi.
La rivoluzione cubana e nata di un popolo, e de condizione politiche e sociale mature non può un uomo da solo fare una rivoluzione.
CHE Tanto utile da morto, come adesso e importante che il morto continue vivo... sono simplice forme di controllo. saluti
gaviotazalas |
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