03-01-2008 | Gent.ma Sign.ra Vanda Gibellini,
la ringrazio del suo intervento che ci offre l'opportunità di riflettere ulteriormente sui problemi che oggi investono la scuola.
E' molto bello sentirla parlare delle attività che vengono svolte nel suo plesso a beneficio di un'utenza varia per provenienza e per età. Tutto ciò testimonia che la scuola di oggi è viva, operosa e attenta ai mutamenti che ci riguardano da vicino; piena di energie pronte a collaborare e ad operare anche quando i sostegni... non sono adeguati o quando ci definiscono ultimi della classe. Rafforzare e realizzare appieno l'intercultura, a secondo dell'accezione del termine che ognuno le riserva, sarà come aprire una -finestra di sole- sul mondo.
La scuola resta il luogo deputato alla formazione e inalterati ne sono i valori in termini di educazione e formazione, in un rapporto biunivoco tra discente e docente perchè ciò che l'insegnante dà ai ragazzi non è mai pari a ciò che ne riceve in crescita e specialmente ora che la scuola si veste a festa con tanti colori.
E' bello e doveroso trasmettersi, sotto il velo dell'umiltà, le esperienze realizzate e vissute direttamente nelle aule per un futuro in progress della stessa scuola. Spero che Tellus, al quale va il mio grazie, diventi luogo di scambio per crescere collegialmente.
Cordialmente, le auguro buon lavoro e un felice 2008
Anna Lanzetta
Anna Lanzetta | 02-01-2008 |
In questi anni nelle classi italiane passi da gigante sono stati fatti per l'integrazione di alunni stranieri, da parte di docenti che, dapprima sprovveduti e titubanti, si sono rimboccati le maniche, hanno fatto formazione apposita e si sono messi in gioco con le poche risorse a disposizione.
Dirigo un Istituto Comprensivo con 2 scuole infanzia, 5 primarie e 2 secondarie 1° grado e il 10% degli alunni è di origine straniera.
Dopo una prima fase di emergenza, si sono stabilizzati interventi e progetti di accoglienza, integrazione e alfabetizzazione primaria e secondaria.
Abbiamo aperto uno Sportello Stranieri, promosso formazione specifica, creato raccordi con enti locali e associazioni di volontariato...
Il problema principale sembrava inizialmente l'apprendimento della lingua italiana, ma ci siamo accorti che l'integrazione va ben oltre conoscere la nostra lingua.
Così abbiamo richiesto l'utilizzo di mediatori culturali, per conoscere abitudini e culture diverse dalla nostra, per favorire la comunicazione con i nuovi arrivati, con le loro famiglie, per dare significato alle nostre e alle loro parole.
I bambini stranieri intrecciano le loro storie con i bambini italiani, in narrazioni a volte tristi, a volte di speranza, a volte di sofferenza, come le storie di tutti i bambini del mondo.
Certe volte mi chiedo se non stiamo togliendo loro le radici, l'identità familiare e sociale, anche attraverso segni banali quali pronunciare in modo errato il loro nome.
Parlare di intercultura è ancora prematuro.
Siamo, secondo me, in una fase di multiculturalità, le culture cominciano ad incontrarsi, a conoscersi, ma sono ancora una a fianco all'altra.
Stiamo rivedendo i libri di testo e le programmazioni in ottica interculturale, la formazione non è più finalizzata all'alfabetizzazione ma alla ricerca di canali di comunicazione diversi e alla conoscenza di strumenti di dialogo e confronto, facciamo feste interculturali dove si mangiano cibi diversi e si suonano musiche di varie nazioni, abbiamo avviato corsi di arabo con un docente marocchino...
Ma non è ancora intercultura....
Facciamo tanti bei progetti chiamati inteculturali: i bambini conoscono giochi diversi, danze, canzoni, abitudini... leggi, valori, principi, ideali diversi...
Ma c'è bisogno di un passo ulteriore...è la sfida dei prossimi anni.
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