Screening psicopatologici bambini. Proposta di legge bipartisan in Senato e iniziative legislative di Piemonte e Veneto
 
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   29-03-2007
Ho l’impressione di vivere in un mondo capovolto, tale che il detto antico, «talis pater, talis filius» non valga più se non invertito. Ossia sono i “figli”, che nel caso a commento sono quelli ritenuti ADHD, ovvero affetti di “disturbo da deficit di attenzione ed iperattività”, a creare il problema per i cosiddetti “padri”, da riferirsi al contesto della società in cui essi sono inseriti – mettiamo la scuola. E visto che se occupa il fior fiore della psichiatria, ad essi non importa un fico secco quale siano i “padri” dei bambini ADHD che li ha “contaminati”, perché a loro occorrerebbe fare gli screening psicopatologici. Ma non è tanto difficile scovare questi “padri” sciagurati che però agli psichiatri in questione non interessano affatto. Oggi ne vediamo uno di questi “padri” all’opera, l’inciucio nazionale di “Vallettopoli” preso dall’orda dei morbosi del gossip, grazie alla incessante opera dei media della comunicazione, in linea con i reality show e le fictions. E così con la compiacenza della politica del raggiro si dà al popolo ciò che che si ritiene il popolo voglia. Ma fra quelli del popolo ci sono anche tanti “bambini” - e sono tutti facilmente plasmabili - per cui non è escluso che si generi in alcuni il disturbo ADHD in questione. A dire il vero è lo stesso popolo, un peculiare “bambino” anch’esso, a subire i danni della comunicazione mediatica.
Mi sovviene, sulla questione degli “screening psicopatologici” dei bambini in seno alla scuola, un curioso processo celebrato a Torino nel 2003, in cui venivano giudicati gli attori della famosa favola di Cappuccetto Rosso che, nel nostro caso in discussione, si accosta al bambino ADHD e i giuristi ai propositori della legge bipartisan. Il fatto venne riportato sul Giornale di Brescia del 30 nov. 2003 con l’articolo, dal titolo «Cappuccetto Rosso è un pusher, il Lupo è assolto», ed è questo: «Torino – Cappuccetto Rosso viene celebrato con una mostra a Lumezzane e messo sotto processo a Torino. Secondo i giuristi torinesi, Cappuccetto era un pusher (uno spacciatore di droga), la nonna era una spacciatrice e il lupo non era poi così cattivo, visto che un tribunale lo ha assolto dall’accusa di duplice tentato omicidio: ecco quanto emerso a Torino, in un “processo simulato” per iniziativa della Camera Penale subalpina. È stato un processo in piena regola, nella maxi-aula del palazzo di Giustizia, con tanto di indagini preliminari, arringhe di avvocati in toga e persino l’interrogatorio dell’imputato, il Lupo, impersonato da Sandra Casacci (un giudice) per un’iniziativa con finalità didattiche e formative seguita da moltissimi studenti. “Abbiamo riletto la favola di Cappuccetto Rosso – spiega il presidente della camera Penale, Cosimo Palumbo, che ha preparato il fascicolo dell’inchiesta col collega Mauro Anetrini – nell’ambito di un progetto di formazione per i futuri penalisti”. L’avv. Oreste Verazzo, presidente del collegio che ha assolto il Lupo dopo una regolare camera che “è un modo di avvicinare il pubblico ai processi”. Difensore del Lupo era l’avv. Alessandro Bocchi, che agli atti della manifestazione risulta essere bresciano: ha smontato il castello di indizi costruito dall’accusa, sottolineando la mancanza di perizie e accertamenti su dettagli come i tabulati telefonici. Ottenendo ragione, visto che il collegio ha assolto l’imputato “perché il fatto non sussiste”. A Lumezzane Pieve, in Torre Avogadro, prosegue intanto fino al 14 dicembre l’installazione in 12 stanze “Cappuccetti Rossi nella Torre delle Favole” di Sara Poli e gabriella Goffi (giovedì, venerdì, sabato orario 15-20; info: 030-8929251); ingresso libero.».
Gaetano Barbella
Il geometra pensiero in rete

Gaetano Barbella   
 

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