21-02-2024 | Cara Sandra, assistero' online al convegno e particolarmente venerdì.
Circa le Cappellette ho apprezzato il tuo articolo e interesse.
Le amo molto.
Nel 1986 a Santicolo in Valcamonica mio marito - diplomato all' Accademia di Belle arti di Brera in Pittura - (io le facevo da aiutante) ha dipinto una cappelletta (sacello) , come hai descritto tu.Si trovava al bordo di un terreno di proprietà di un suo parente, accanto ad un sentiero di passaggio. Gli venne chiesto di dedicarla a San Giacomo, patrono del paese.Era in cattive condizioni strutturali e senza più un' immagine. Venne restaurata con utilizzo di materiale e pietre locali.
E in prossimità dell'inizio del dipinto venne preparato il fondo per l'affresco.
(Ne conservo le foto come ricordo).
La cosa però bellissima è che la scorsa estate dopo 40 anni l'abbiamo rivista.
Il dipinto nonostante le intemperie e a 1000 metri di altezza,è rimasto inalterato ma la meraviglia è che è diventata un luogo Patrimonio del paese. E nonostante la cappelletta sia situata in un sentiero tra i campi limitrofi alle case , viene sempre arricchita di fiori dei passanti e degli abitanti, ed anche meta significativa delle Processioni !!!
Patrimonio quindi di un passato antico , recuperato per amore quasi 40 anni fa memoria viva oggi.
Piccola storia di una Cappelletta.
Un abbraccio Marina Salvadori
MARINA SALVADORI | 16-02-2024 | Questo articolo, per di più, diventa un invito a compiere una comparazione tra le Cappellette votive della Costiera dei Cech e i crocifissi di ferro presenti nelle strade della campagna flumerese (piccolo paese immerso nella verde Irpinia - prov. di Avellino - da cui provengo). Anzitutto, ciò che le accomuna è l'ubicazione nelle strade di campagna. Le edicole votive, come le croci stradali a cui faccio riferimento, sono considerate come autentica espressione della spiritualità religiosa del mondo contadino di un tempo passato.
Ancora oggi subisco il fascino di queste croci stradali poste agli incroci e ogni volta che vi faccio ritorno, mentre percorro a piedi le strade delle campagne di Flumeri (AV). Mentre scrivo questa comparazione il pensiero mi riporta ai racconti ascoltati dagli anziani e alle spiegazioni ricevute da bambino dal parroco emerito del mio paese, ormai defunto, don Peppino Diluiso.
Ricordo ancora la loro voce che nutriva il "bisogno di magia" tipico dell'età infantile e il modo pacato del sacerdote flumerese di rispondere alle mie domande e alimentare/educare il c.d. "sentimento religioso". Stando ai racconti ascoltati da alcuni contadini del mio paese l'origine di questi elementi minori di architettura religiosa nasce per allontanare le presenze maligne che si manifestavano nelle strade di campagna all'imbrunire, nel nostro paese erano chiamate "malecose". L'incrocio è il luogo in cui la gente del passato raccontava di aver incontrato queste presenze che prendevano forma nel buio e che incutevano timore per il loro aspetto. Per tali ragioni venivano deposti i crocifissi agli incroci: chiunque passava faceva il segno della croce ed era protetto da Cristo.
Il parroco, invece, ricordava l'influenza della superstizione e l'ingenuità del popolo contadino del passato come fattori che hanno sicuramente incentivato la pratica di ubicare croci nelle strade di campagne. Altresì, queste croci sono sorte anche come ricordo di alcune missioni popolari.
Due territori distanti si sono incrociati in questo articolo.
Eugenio Fortunato | 16-02-2024 | Ancora una volta le iniziative di valorizzazione e riconnessione con la natura e il territorio da parte di Sandra Chistolini pungolano l\'attenzione dei lettori di tellusfolio.it e di tutte le persone che come me hanno modo di conoscerla e apprezzarla per la sua sensibilità (umana e professionale) e creatività.
In questo articolo la professoressa consegna ai lettori i suoi ricordi d\'infanzia che si intrecciano alla devozione popolare, al significato metaforico del \"cammino\" (esistenziale, civico e educativo) e al bisogno di ciascuno di impegnarsi per custodire e valorizzare le Cappellette votive immerse nel verde: piccole strutture architettoniche religiose cristiane disseminate nei Comuni della Costiera dei Cech in Valtellina considerati come patrimonio comunitario da custodire.
La devozione popolare presente in questi segni tangibili (le Cappellette votive) descritti dalla prof.ssa Chistolini rimanda a un impegno etico-educativo capace di avvicinare generazioni e istituzioni che -come una macchina di cambiamento- scoprono, tutelano, valorizzano e riconnettono la comunità al territorio e al patrimonio culturale in esso racchiuso.
L\'attenzione della Chistolini e del gruppo dal nome “Ciò che è stato è parte di noi” alle Cappellette votive dimostra l\'efficacia di questo impegno civico e educativo capace di avvicinare ogni membro di una comunità. Altresì, il suo impatto sociale e educativo riesce a mettere in evidenza l\'importanza di custodire e rivalutare \"l\'insieme di beni culturali e paesaggistici, che costituiscono la ricchezza di un luogo e della relativa popolazione\". In parole diverse, l\'Associazione per la diffusione del Fondo Pizzigoni E.T.S. e il gruppo “Ciò che è stato è parte di noi” dimostrano con i fatti di essere \"in cammino\" in senso civico, educativo e spirituale invitando tutti a contribuire, fare qualcosa per tutelare, valorizzare un patrimonio che nasce dal culto popolare. Eugenio Fortunato | 15-02-2024 | Cara Sandra, ti voglio bene! Io, ho elaborato una iniziativa simile. Fresco da un coma, 33 anni fa camminai ogni giorno attorno al colle, alto 491 metri, vicino a casa mia, al centro di Vittorio Veneto, una cittadina di meno di 30.000 abitanti, in provincia di Treviso. Dall'archivio storico della biblioteca del Comune, scoprii che il colle si era chiamato: Monte de Antares e colo maledicto. In breve, ho segnalato al Comune la necessità di creare un Parco archeologico fatto di sentieri cartellati attorno al Colle ed ho proposto un progetto. La Lega, che governava la cittadina, mise il progetto in un cassetto. Non domo, mi occupai della stella-teonimo ANTARES, ed ho sviluppato l'archeologia del linguaggio. Adesso, sto scrivendo "Il libro ANTARES", con la narrazione: le lingue moderne discendono dal greco-latino, come si sa, e queste discendono dal zumero+accado, come nessuno sa ancora, causa il positivismo, l'esperienza storica ancora in atto, che instupidisce saggi e popolani. Convincere tutti che sono linguisticamente confusi è affar serio; ma fin che vivo non smetterò di cercare di convincere. Tu hai sviluppato le Cappellette votive. Brava! Carlo Forin | 13-02-2024 | Il senso profondo del Giubileo 2025 in un articolo.
Contemplare, respirare, dedicare e dedicarsi il tempo, col passo della montagna, nella bellezza di Madre natura che è maestra di unità nella diversità. Valentina Cosimati | 12-02-2024 | UNA BELLISSIMA INIZIATIVA! COMPLIMENTI Maria Teresa CRUCILLA' | 11-02-2024 | Cio' che è stato è parte di noi. Un progetto che nasce 3 anni fa . La spinta mi è stata data da un caro amico purtroppo scomparso , l'architetto Roberto Paruscio .L'obiettivo è ridare vita a quanto di più bello è stato voluto dai nostri antenati .Le cappellette votive o "cian cet",raccontano la storia di queste valli .Lavoro ,cura del territorio e preghiera i cian cet(termine dialettale del posto )sono un patrimonio culturale ,artistico oltre che di privati dell'umanità intera .
Se siete di passaggio in Valtellina ,raggiungete il paesello di Civo (So),percorrendo una piacevole strada sterrata,si raggiungono due edicole votive di recente restauro .
Pace , serenità ,natura . È un benessere che lascia nell'animo grandi emozioni .Vi invito a seguirci e a sostenere il nostro progetto.Vuoi unirti al nostro gruppo di volontari ?
Non esitare a contattarci.
L'unione fa la forza.
Patrizia Rovedatti Patrizia Rovedatti | 31-01-2024 | Poesia, bellezza, storia, fede, quanto di nobile ed eterno è possibile trovare nelle umili cappellette.... Iniziativa lodevolissima! Prof. S. Chistolini & amici del territorio Valtellinese, avanti tutta!
Carla Consoli carla consoli | 31-01-2024 | Il nostro rapporto con la Natura è sempre piú in crisi. Le edicole votive aiutano a ricostruire i legami con cui affermiamo identità e appartenenza. Sandra Chistolini | 30-01-2024 | Camminare lungo i sentieri della costiera dei Cech, attraversare i paesi solivi, insinuarsi fra i boschi fino ad arrivare a prati verdissimi ed ammirare panorami inattesi, godere di questa natura. Sono sempre di più gli amanti del camminare che attraversano queste terre: qui, lungo strade e sentieri, in mezzo ai boschi od al bordo dei prati, i nostri avi costruirono i cincett ( lo scrivo così come li sentivo chiamare dai miei nonni); per devozione, per orgoglio, come punto di riferimento o come occasione per un momento di riposo, questi cincett sono espressione di un passato che ci appartiene. Perchè dimenticarli od addirittura distruggerli? Un grande plauso a chi, a titolo volontario, dedica tempo e fatica per il loro restauro. mario marini |
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