13-02-2017 | Fare il partito legale è radicale. Io, inabile Inps al 100%, non faccio il partito radicale. Almeno scrivo che si deve fare sopra-tutto, prima di tutto e sempre. Carlo Forin | 13-02-2017 | "Radicale è chi radicale fa" come disse il buon Marco...... Cappato poco dopo la letterona.
Ciao Giovanni Sansi | 12-02-2017 | Caro Enea,
è bello il dialogo con te. Ho ascoltato l’opinione di Maurizio Turco. Anche se alcune cose sono buone (sulla legalità come priorità, indifferente invece nel pensiero dei politici commentati da lui,e sul potere da dare agli iscritti al partito), manca la convinzione sui due livelli da dare alla sovranità: la sovranità popolare che deve manifestarsi ogni cinque anni col voto, la sovranità da conferire all’ordine giudiziario con la legge sui partiti buona per ogni giorno. Io non ho alcuna fiducia nei laureati in legge in genere. Figurati nei magistrati, che hanno la responsabilità di non aver mai denunciato la clamorosa omissione legislativa del partito legale. Anche nell’ultima pronuncia sull’italicum. Eppure, la violenza è da aborrire.
Come avrai notato nella mia lettera a Sofri io mi considero un radicale in ombra. Concordo con la non violenza. Per questo, mi resta la legge. Davanti ad una politica fatta da politici briganti ed una giustizia retta da magistrati politicamente asini, chiedo più potere per gli asini. I briganti ne hanno troppo.
Se non vi estinguete, o radicali, io ci sono.
Carlo Forin | 12-02-2017 | Caro Carlo,
non credo Sofri abbia modo di raggiungerci in questi nostri anfratti dialogici (o forse anche sì; chissà?)... Devi dunque accontentarti, intanto, della mia attenzione.
Consentimi dapprima di suggerirti l’ascolto di un’intervista a Maurizio Turco (sì, proprio uno dei ‘presidenti’ della missiva con relativa risposta odierne); la trovi in questa scheda di Radio Radicale, non è troppo ‘antica’ (2012) e dura una decina di minuti:
http://www.radioradicale.it/scheda/367600/intervista-a-maurizio-turco-sullarticolo-49-della-costituzione-e-sulla-riforma-della
Tratta (anche) del tema a te caro, testimoniandone la costante attenzione da parte radicale e che continuando a rovistare potremmo far risalire fino ai tempi da te richiamati, quando facevi l’alternativa socialista, e allo stesso tempo - guarda te il caso… - di uno dei temi del confronto politico attualmente in atto nel Partito radicale.
L’occasione mi offre poi il destro di finalmente dirti che trovo spropositata (oltre che del tutto immeritata: la pratica quotidiana mi pare non la differenzi molto da un ‘terno al lotto’) la fiducia che riponi nella ‘giustizia’, nel caso concreto nel mettere ‘ordine’ nella politica. Avremo modo, credo, di tornare sull’argomento.
Una puntualizzazione, consentimi ancora, in ragione del tuo rigore nell’uso delle parole. Non è per errore o leggerezza grammaticale che scriviamo “nonviolenza” in unico lemma: con ciò si vuol esprimere un concetto diverso dalla (semplice) negazione della violenza: un concetto positivo e cioè quello che altrimenti viene chiamata “forza della verità”. C’è arrivata anche la Chiesa, ultimamente, con papa Francesco. La “prassi nonviolenta” è la massima espressione di quella che tu chiami “legge di civiltà”.
Quanto infine ai “radicali avviati all’estinzione” è almeno da mezzo secolo che lo sarebbero, ma a tutt’oggi e pur nel turbine di questi giorni costituiscono il Partito più ‘antico’ del nostro paese. Enea Sansi | 12-02-2017 | Caro Adriano Sofri, la tua lotta continua contro il potere passa anche attraverso la scissione dei radicali avviati all'estinzione.
Da socialista dell'alternativa di Riccardo Lombardi, simpatizzante esterno dei radicali, io propongo la via percorribile oggi: l'attuazione del partito legale secondo l'art. 49 della Costituzione. Con questa legge potremo introdurre il delitto politico col controllo giudiziario immediato che anticipi il regolare controllo della sovranità popolare (che avverrebbe alle scadenze rituali).
La prassi non violenta radicale confluirebbe nella legge di civiltà che ci metterebbe in pace con Nicolò Machiavelli. Carlo Forin | 11-02-2017 | (Avendo anch'io ricevuto ieri la lunga lettera “urgente” cui si riferisce la nota di Sofri, ritengo corretto e utile riportare qui la mia risposta, repentinamente inviata:)
Cari compagni presidenti,
(già non vi sentite un po' fuori posto in codesto 'collettivo' di responsabilità? A me il Partito ha insegnato che essa è sempre individuale e personalissima)
Non sono MAI stato iscritto (credo possiate agevolmente verificarlo) al movimento dei “Radicali italiani” e nemmeno a quello precedente dei “Club Marco Pannella”. Non condivido per niente quanto mi scrivete.
Considero una rapina, da parte della “Lista Pannella”, la sottrazione al “Partito Radicale” della disponibilità della sede. Con l'aggravante del conflitto d'interessi derivante dalla coincidenza di persone nella responsabilità (anche legale) dei due soggetti giuridici.
Le brevi parole rispetto a “Radio Radicale”, e il preannunciato “intervento” rispetto al suo palinsesto, mi appaiono una bestemmia della sua storia e, vie più, di quella del Partito.
Entrambe le decisioni son proprio espressione di un “costume omogeneo a quelli del potere”... in totale discrasia con l'oggetto della lettera.
La sicumera dell'intero vs. testo, poi, mi spingerebbe d'acchito ad iscrivermi per la prima volta a “Radicali italiani” (e/o all'“Associazione Luca Coscioni”, cui parimenti mai sono stato iscritto) e conto in effetti di ragionarci seriamente.
Buon lavoro, carissimi, e credo già sappiate che anche per essere 'duri' e 'cattivi' bisogna saperlo fare, non basta “quaquaraquare”.
Con un caro saluto. Enea Sansi |
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