02-04-2016 | Hai ragione, Francesca. E a rafforzare il tuo e vostro argomentare ci sono anche le firme necessarie per referendum abrogativi (che da CINQUECENTOMILA passano a OTTOCENTOMILA) e proposte di legge di iniziativa popolare (da CINQUANTAMILA a CENTOCINQUANTAMILA). La concentrazione di due appuntamenti referendari nello stesso anno, l'uno abrogativo e l'altro confermativo di modifiche costituzionali, si sta rivelando un'ottima, forse irripetibile, occasione per riflettere sulla cosiddetta seconda scheda in mano al cittadino e sulla sua portentosa efficacia. Pari e forse più della prima. Cordialmente esplora | 02-04-2016 | Chiarificatrice e molto interessante questa discussione (magari anche per il senatore sottosegretario, che... ha lanciato il sasso, ammesso che la ritenga degna d'attenzione).
Per questo m'intrometto, se me lo consentite.
Che non vi sia interesse alcuno ad incrementare la partecipazione politica è dimostrato dalla stessa soluzione adottata per la revisione dell'istituto referendario. Ridurre al 30% il QUORUM non è la stessa cosa, e nemmeno va nella stessa direzione, che abolirlo. Nel primo caso, infatti, significa programmaticamente accettare che a decidere sia un'infima minoranza (il 50%+1 del 30%, appunto: cioè il 15%+1...) - riducendo 'legalmente' (come già lo si è fatto finora, ma illegalmente!) la volontà popolare, pressoché, a 'parere consultivo' - mentre nel secondo -abrogazione QUORUM- significa ragionevolmente ottenere sempre una partecipazione popolare superiore al 50%. Questo per il semplice fatto che i contrari saranno 'obbligati' a battersi per il NO anziché placidamente acquietarsi sull'ASTENSIONE. La prova provata l'abbiamo con i referendum 'costituzionali', come ben spiegava Sansi nella sua proposta (cit.) del 1999.
Lo stesso disinteresse, anzi l'esatto contrario, per la partecipazione popolare lo ritroveremo infatti nella modalità elettiva per il 'nuovo' Senato, con espropriazione del voto ai cittadini per darlo.. ai partiti. Francesca P. | 02-04-2016 | Perfettamente d'accordo.
Per questo ritengo sia bene votare Sì, ma il 17 aprile!, mentre in autunno (quand'avessero dato il voto definitivo alla Camera nelle prossime settimane) tornerà nuovamente utile andare al voto, ma per dire No.
Enea Sansi | 02-04-2016 | Hai ragione Enea. Intendo dire che se i politici fossero realmente interessati ad abbassare il quorum dei referendum non avrebbero introdotto questa modifica in un "cavallo di Troia" ma avrebbero avviato già da molti anni un dibattito e un procedimento autonomo e trasparente secondo il dettato costituzionale. Così invece o si vota tutto o non si vota nulla: ciò è molto demagogico ,considerato che nella riforma Costituzionale c'è tutto il contrario del rispetto della volontà popolare. luca vitali | 02-04-2016 | L'unico modo, Luca, è con una riforma costituzionale perché il quorum è fissato dall'art. 75 della Costituzione (vedi il link al precedente commento) così come il numero di firme («cinquecentomila elettori»). Enea Sansi | 02-04-2016 | Si deve abbassare o eliminare il quorum sui referendum. Ma va fatto velocemente in parlamento senza introdurlo surrettiziamente in una riforma Costituzionale che verrà bocciata ad ottobre. luca vitali | 01-04-2016 | Superficiale indifferenza è blaterare di energie alternative e rinnovabili, economia verde etc. mentre si pratica... il bassofondo petrolifero.
A votare ci vado, eccome se ci vado, il 17 aprile! A votare Sì. Francesca P. | 01-04-2016 |
“...la riforma costituzionale, che salverà il referendum abrogativo in Italia...”?
Scherzi, vero, Benedetto? Perché ridurre quorum, ma contestualmente incrementare numero di firme da raccogliere per l'indizione (e tu sai che vuol dire...!), non significa salvare bensì trasformare l'istituto in plebiscito a disposizione delle sole grosse centrali organizzative (politiche e sindacali). Cioè a disposizione di governo e maggioranza (che già dispongono dell'altra modalità per l'esercizio del potere legislativo), anziché di minoranze, cittadini e associazioni.
Questa [http://labos.valtellina.net/gazetin/Referendum.htm#1999], invece, la riforma costituzionale che avrebbe sì potuto significare quel che tu sostieni!
P.S. - Spostare il conflitto dal contenuto specifico del 17 aprile a pro/contro il governo è indubbiamente disdicevole, ma nell'una come nell'altra direzione. Idem per riforme costituzionali. Enea Sansi | 31-03-2016 | Il suo governo, senatore, abbia allora il coraggio di sostenere le ragioni del No!
I mezzucci e il sabotaggio non son degni di una politica responsabile. (E chi li pratica ne pagherà il prezzo).
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