18-04-2014 | Abbiamo vinto, ma a che prezzo?
Milano, 18 aprile 2014. Processo di Milano: è stata una lunga battaglia, che dimostra come i confini della libertà, anche per gli attivisti, si siano ristretti pericolosamente. Abbiamo vinto, ma a che prezzo? Non si vuole che vengano diffuse notizie sulla persecuzione delle minoranze. Non si vuole che i cittadini possano esprimere le loro opinioni. I regimi, oggi, mostrano volti sorridenti e democratici. Ma, con il sorriso e la tolleranza affermata solo a parole, annientano la stessa speranza di una società più umana, giusta e civile. E' un sollievo, questa sentenza, ma la nostra esultanza si limita a questo istante di soddisfazione. Come possiamo festeggiare, se i rom, i migranti indigenti, i senzatetto vengono repressi nelle nostre città, sgomberati, denunciati, scacciati con fogli di via, incarcerati con accuse inconsistenti? Come si può cantare vittoria, se nelle carceri passa la voglia di vivere e si contraggono gravi malattie nell'80% dei casi? Come si può sentirsi confortati, se nell'età delle tecnologie più estreme non tutti i cittadini hanno il sacrosanto diritto di manifestare i propri sentimenti più delicati, di tenersi per mano, di celebrare le loro unioni? Come si può godere di un risultato legittimo se le idee vengono censurate, lo spirito di libertà anestetizzato e avvelenato, la generosità considerata "follia"? "La rosa non potrà essere bella / finché qualcuno soffrirà", scrisse il poeta peruviano Manuel Scorza. Vogliamo ammirare le rose dei diritti umani e della libertà fiorire nei giardini del mondo. Non smetteremo di essere giardinieri, inseguendo quel sogno. Roberto Malini |
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