14-03-2013 | Bene bene compagno Mesa,se proprio sul terreno della autenticita' del proprio visuto e alle personali interpretazioni di cosa e come abbiamo vissuto e viviamo la Cuba che coesiste in ognuno di noi possiamo essere daccordo allora siamo a buon punto.Quindi possiamo affermare che a questo punto nessuno ha il diritto di autodichiararsi padrone al di sopra degli altri e tutti abbiamo il diritto naturale di partecippare a pari dignita nella vita sociale,politica e civile del nostro paese.Avendo la possibilita viabile di poter proporre - senza essere etichettati,perseguitati,incarcerati,espulsi,offessi,maltratati,descriminati ecc ecc nei modi piu vari che si sono visti in questi anni - in piena liberta' la propia Cuba facendo nascere un dibatito nel rispetto mutuo senza preconcetti ne pregiudizzi,con piu argomenti e meno slogan,la dialettica e richezza,la plurarita di punti di vista diventa un valore aggiunto per un paese come il nostro che merita uscire dal odio e le divissioni che superano gia mezzo secolo.In questi giorni Espacio Laical a di nuovo ricchiamato la attenzione su tutti questi aspetti contrariandosi inoltre con queste arcaiche e pillotate proteste contro Yoani in alcuni paesi.Bisogna affrontare la diversita di pensiero e vedute con un confronto rispettuoso e con argomenti partendo dal presuposto che il altro siamo noi stessi,i miei diritti sono i suoi... Roberto Pereira | 14-03-2013 | Pereriras, ha visto che sempre troviamo punti di coincidenza?
Ogni uno alla sua visione di Cuba; lei ha la “sua” Cuba, io ho la “mia” Cuba. Alcuni coincidono con la “sua” altri con la “mia”, altri con nessuno di noi perché hanno la “loro” Cuba.
Chi pretende negare l’“altrui” Cuba senza elementi ma esige che la “sua” senza elementi sia riconosciuta come unica e incontestabile è – come lei – contradittorio e incongruente. E vano.
Cuba non è mia; né sua, Pereiras. Né di Yoani.
Noi siamo esserini, nient’altro. Marx direbbe «essere individuali». Cuba appartiene all’«essere sociale», l’insieme complesso, varieggiato e dialettico dei cubani egli stranieri che amano sinceramente quel pezzo di terra e il suo contenuto; per primo, la gente. Essere sincero va oltre le posizioni politiche o di altro genere: basta non mentire sapendo di farlo e, soprattutto, non mentire a comando per ottenere personali privilegi.
Mio, nostro, tuo, suo, loro: la diversità arricchisce e illumina; la menzogna imbrutisce e abbuia.
Leonardo Mesa | 13-03-2013 | Que va pasar cuando se detenga tu despertador,tu despertador, tu Poljot...
Quante Cuba ci sono,ci furono e ci saranno in ognuno di noi? sono infinite ma,tutte coesistono poiche quel che abbiamo vissuto e semplicemente autentico.Nessuno ha il dono di raccontare una Cuba piu vera di altri,smettiamola di fare il maestrino dei manuali che fanno acqua da tutte le parti.
Il verso con il quale ho iniziato questo commento fa parte di una canzone che in quei anni nei versi di carlos varela che raccontava la storia in metafora di come eravamo in quel periodo,periodo raccontato al mio modesto parere molto simile di quello raccontato da Yoani in questo post.Chi a vissuto diversamente quel periodo e legitimo che cosi sia,tutto dipende dov'era in quel periodo,cosa faceva,dove abitava e cosi via.Anch'io avevo un vicino che era figlio dell'ambasciatore di cuba all'Onu in quel periodo ma lui quei cartoni non gli ha mai visti,e mele che mangiavano a casa sua arrivavano dalla California.Non so il compagno Mesa dove fosse in quel periodo,come non sappiamo in realta dove si trova adesso,da dove scrive,magari usa Google traslate per scrive in Italiano da un stanzino alla CUJAE ò al consolato Cubano a Roma/Milano visto che ogni volta lui e solo lui ha informazioni autentiche e irrefutabili,e lui e solo lui a in tasca la vera Cuba.Infatti mi domando se vive da vero in Italia perche non rimasse a cuba per aiutare a migliorarla.
Mi auguro che quando Yoani arrivi in Italia ci potremmo trovare a dialogare con rispetto. Roberto Pereira | 12-03-2013 | CAPISCO La soffocazione che provoca vedere certi posti che richiamano il comunismo con tutti i suoi effetti secondari. A Tallin non riuscita ad entrare in uno di questi Musei, pero sono tornata a casa una medaglia con la Arcaica scritta URSS!!!Quando si diventa una persona libera certe circostanze e situazione sono solo una tortura psicologica.CAPISCO e mi chiedo come si sentirà Yoani quando deva rientrare a Cuba.
A. medina | 12-03-2013 | aiuto! fermatelo! fatevi prestare un' ambulanza da quelli della zanzara! nel suo delirio è già arrivato a scomodare Omero : nella Baia dei Proci, chi sarà l' Ulisse che farà giustizia? Uno farlocco è già passato, ed ha lasciato sfracelli. La nostra Penelope Sanchez continua a tessere la sua tela e sorride marc | 12-03-2013 | Gradevole da leggere, meno veritiero. Ancora non capisco il perché dell’esagerazione perfino sul superfluo; o sì? Come è che Yoani non conosce il suo paese? No: lo conosce, ma lo adultera. Quel che è peggio dell’ignoranza.
L’uniforme dei militari cubani, includendo quelli con alte cariche, sono ben diversi, e pure i berretti. E pure lo “stile”.
Mikhail Gorbaciov (Misha), una delle prime cose che fece quando diventò presidente nel 1985 – ma né parlava dal 1980, quando membro del Burò Politico – fu togliere i sussidi degli armamenti a Cuba, un duro colpo. Ma non è Cuba l’unico paese che è stato sussidiato militarmente; alcuni esempi sono Costa Ricca, Cile, Repubblica Federale Tedesca, Sudafrica, Israel, Turquia, Corea del Sud.
Del resto di quel che chiamano sussidio c’è da discutere. Uno quando l’attacco di Baia dei Proci, altro quando il ciclone Flora; a esso in altri posti chiamano solidarietà. Altri, come quello dello zucchero e il petrolio erano accordi bilaterali come lo sono quelli di Cotonù o quelli degli Usa e alcuni paesi di Europa con paesi dell’Opec; e a nessuno sembrano male.
Le mele non si sono vendute mai più delle arance. Negli anni 80, nei “mercati paralleli”, ricomparirono ma non c’era sempre disponibilità e quando arrivava finivano subito, anche per il suo accettabile prezzo.
La serie di Misha non fu ideata né prodotta nell’Unione Sovietica se non nel Giappone, dove fu per primo pubblicata nel 1979 prima dell’Olimpiade. La casa produttrice è la stessa di, per esempio, Heidi, Alisia nel paese delle meraviglie e le Avventure di Tow Sawyer; con stile assolutamente “occidentale”.
Dei cartoni si ricordano i simpatici «Aspetta, che ti prendo» e «Lolet e Bolet», il gradito «Zio Stiopa». Quasi tutti gli altri erano di cattivissima qualità estetica, eccellente qualità civica, lontani della nostra idiosincrasia; anche i “muñequitos de palo” (credo) degli Usa.
In Cuba le statue “gloriose” non cominciarono con la Rivoluzione e quelle dopo sono diverse da quelli dell’Urss e del tutto somigliante alle sparse per il mondo. Aggiungo che tranne qualcun’impostazione in piazze provinciali le statue non sono in stile di realismo socialista. C’è sì una che, eccetto per le sue dimensioni ed ubicazione, lo è: il monumento ai primi miliziani, gli sconosciuti contadini “Malagones” di Pinar del Rìo.
Nelle scuole cubane si parlava della tundra come dei Grandi laghi, le Alpi, della palude di Zapata; di Gorki come di Shakespeare, Dante, Martì; dell’armata rossa come di Spartaco, dei partigiani, della Comuna di Parigi, dei padri dell’indipendenza Usa; del realismo socialista come del classicismo, del cubismo, dell’eclettismo, del manierismo; dell’orso come dell’orangutango, la jutia (un roditore cubano), la rana “platanera” e il colibrì (animaletti cubani e più piccoli al mondo, nelle loro categorie), del “venado” (cerviattolo tipico di Cuba) e il manjuarì (pesce fossile) che sono in pericolo di estinzione. E anche dei pinguini.
Leonardo Mesa |
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