29-09-2012 | Leonardo sul numero delle bottiglie schervavo, mi sembrava evidente.
Comunque erano 2. 2. Anche roba invecchiata maledizione.
Per il resto ti dico la veritá, faccio fatica a seguirti in italiano.
Anche nell\'altro post. Non se se stato fuori e sei un po\' arruginito.
Dopo mi rileggo tutto con calma.
Non sono sarcastico.
I CDR sono una forma di meschino spionaggio a livello condominiale, la prima cellula del cancro dell\'inciviltá castrista del controllo delle opinioni e delle azioni dei cubani.
Una delle vergogne di cui si parlerá a futuri bambini, e loro a bocca aperta avranno difficoltá a credere alla loro esistenza.
Massimo Campo | 29-09-2012 | Il discorso di Fidel a proposito dell’inizio dei CDR è facilmente reperibile nei siti che raccolgono i sui discorsi. Si di trova anche in libri; uno loro relativamente recente dedicato ai primi passi della Rivoluzioni. Proprio quella parte è ricordata spesso nelle celebrazioni, soprattutto locali.
Yoani si è dimenticata di un particolare in quella giornata nella che parlò Fidel: i petardi che produssero feriti lanciati dalla controrivoluzione. Infatti, anche se essa è la data che si considera come nascita (per l’annuncio) i CDR si costituirono a seguire.
Erano gli anni delle bombe quando già si preparava l’invasione di Baia dei Porci.
La “pericolosità sociale” non è quello che Yoani suggerisce. Lo ho spiegato tante volte e mi secca rifarlo. Suggerisco leggere nel codice penale cubano la parte corrispondente.
Yoani dice che «la gente è stanca di nascondere la borsa dagli sguardi de vicino delatore che osserva dal balcone», ma Iván dice che tutti lavoratori rubano. Non capisco quanto CDR e persone si vorrebbero per “vigilare” le borse di oltre il 70% della popolazione adulta. Forse è il momento che i Yoani e Iván si mettano d’accordo invece di contradirsi a vicenda.
Altro. Il machete del logo dei CDR – che Yoani chiama minacciante – così come il capello – che Yoani dice sia un occhio. Metafora? – non sono altro che simboli dei mambises, precursori dell’indipendenza e contrapposizione di tutta dissidenza Usa compiacente.
Leonardo Mesa | 29-09-2012 | Massimo, tu che critichi tanto lo stare attento alle virgole, adesso stai a 1 o 2 bottiglie? Poi, sei stato tu a dire che soltanto 1 era buona, quel che significa che l’altra non l’era.
Hai bassato il racconto sull’episodio dove 1 bottiglia – scusami: 2 – era protagonista. Ti faccio presente che è procedere usato spesso di certi cubani per fregare i turisti. Lo stesso quando affittano la stessa camera a più di un cliente e per sfrattare al primo si inventano che il governo ha tolto l’acqua nella zona o a loro in particolare. Il primo cliente viene spostato a un altro posto, cui gestore paga 5-20 Cuc per il “favore” all’affittante originale.
Per non parlare delle donne o uomini che dicono essere in galera o ai lavori perché più di un “amore” straniero coincide in data. Ovviamente, spesso lo straniero (di buon e indiscutibile cuore) collabora economicamente con la famiglia del finto incarcerato o lavoratore intascabile.
Su questo c’è da raccontare molto!
Credo già averlo raccontato. Una volta ero alla terminale II (non c’era ancora la III) e c’erano due belle donne che piangevano da morire per la partenza di suoi fidanzati spagnoli. Ma loro sono partiti e le cubane sono rimaste. Birra e rizzate portarono via il loro dolore ma non capivo il perché rimanevano. La risposta arrivò presto: aspettavano sui fidanzati messicani che furono accolti fra baci e lagrime di allegria.
Leonardo Mesa | 29-09-2012 | No, Leonardo 2 bottiglie. Mettiamo i puntini sulle i. Con il ron non si scherza. 2 bottiglie. Non una.
Sono contento che tu abbia scovato proprio la cosa più importante di quello che ho raccontato.
Finalmente stiamo entrando sulle stessa lunghezza d\'onda. Massimo Campo | 28-09-2012 | Massimo, meno male tu eri collega di ufficio di José T. R. che lavorava legalmente a Roma; se non ci sarebbero stati brutti guai per te. Ma, mi sa che miei conterranei ti hanno fregato una bella bottiglia di rum, quella buona pagata da te! Leonardo Mesa | 28-09-2012 | Ho cominciato a capire qualcosa di Cuba in questa situazione:
...
Con la mia ingenuità delle cose cubane mi presto ad aiutare un amico per organizzare una festa all\\\\\\\\\\\\\\\'Avana, non sapendo che organizzare una festa in un appartamento significa togliere i mobili per creare lo spazio dove ballare. Scopro così cosa significa fare un minitrasloco (e poi riportare tutto il giorno dopo) ai Caraibi, in agosto. Ma yo estoy gordo, così faccio ginnastica, penso.
Yohander, nome strano anche a Cuba mi dicono, mi accompagna da una sorridente ed arzilla vecchina al piano terra. Parla in cubano veloce e sincopato e capisco che la informa della festa. Penso è persona educata e l’avvisa del possibile rumore.
Poi sempre Yohander mi indica e capisco che sta spiegando che sono italiano. La vecchina mi guarda perplessa, ma il mio amico subito interviene spiegando che sono un collega di ufficio, a Roma, di un suo cugino. E mi fa indicandomi “Dille che conosci Jose”. Io mi avventuro nel mio spagnolo scolastico e dico che sì lo conosco da anni a Roma e che sono a Cuba in vacanza. La cosa continua su questo tenore per qualche minuto, non di più.
Poi comprendo chiaramente che la signora chiede due cose.
Due bottiglie e di avvisare un ufficio, una stazione, sulle prime ho dei dubbi.
Il mio amico dice che certo, che lo avrebbe fatto, che è giusto, che è corretto e così via. Io non parlo.
Salutiamo, usciamo. La signora esce nel pianerottolo e dalla scala all’aperto urla il nome di una persona. Chiamandola, evidentemente.
Scopro così l’stituzione del Comités de Defensa de la Revolución.
......
ps.
poi ho capito cosa era \\\\\\\\\\\\\\\"un ufficio, una stazione\\\\\\\\\\\\\\\".
....
Poco dopo la sfacchinata del ministrasloco vedo Yohander che prende 2 bottiglie di rum, quello buono (pagato da me), e le porta al piano terra.
Dopo il trasloco mi faccio una doccia, Yohander mi presta una sua camicia che la mia era zuppa dall’inaspettata fatica… ed andiamo alla stazione di polizia. A poche centinaia di metri dall’appartamento.
Mi dice “Massimo, aspetta fuori. Ma dammi il passaporto. Io avviso il poliziotto di turno che ho parlato con la delegata del CDR e che ci sei tu come ospite. Probabilmente non ci sarà bisogno di entrare, ma se vengo a chiamarti tu devi dire che non ti interessa nulla la politica e che sei qui per il mare. E che conosci Jose T. R. che lavora legalmente in Italia. Massimo, non devi dire altro che esattamente la verità”.
Non nego che ho avuto un certo timore. Io non volevo neanche che ci fosse la possibilità di dover parlare con la polizia. Lui mi ha rassicurato. In effetti non sono dovuto entrare. Quella ostentazione delle regole formali è stata sufficiente. Massimo Campo |
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