30-07-2012 | Ringrazio come sempre Luigi Fasce per l'attenta lettura e preciso che non ho nessuna nostalgia per il capitalismo di stato sovietico (né invidia per quello cinese), ma mi pare giusto sottolineare se qualcosa era rimasto delle riflessioni precedenti; e il rispetto delle proprietà pubbliche era una buona cosa; ho sentito con le mie orecchie dire -in Ungheria o in Polonia- davanti a vandalismi sui treni o sulle metropolitane: “prima non sarebbe successo” e vorrei che anche da noi indicassimo come primo risparmio della spesa pubblica il rispetto della pubblica proprietà, che invece viene trattata in modo maleducatissimo, basta vedere i cessi dei treni e le imbottiture dei sedili. Inoltre non credo affatto che la produzione debba essere tutta pubblica, ma vorrei che incominciassimo a provare ad analizzare quali porzioni sì e quali no, invece di parlar d'altro. I panettoni no, d'accordo, ma alimentari direttamente gestiti fino alla vendita da contadini? per me pure no, ma allora bisogna organizzare il più possibile vendite dirette, di contadini che portano in città i loro prodotti e tutto ciò muova non solo l'uso delle risorse, ma anche quello del tempo e degli spazi e consente di mettere a disposizione della pubblica utilità anche il lavoro organizzativo e distributivo che può essere fatto, anche in modo volontario da pensionati e pensionate ancora attivi e attive. E la vendita diretta del parmigiano “terremotato” mi pare un modo di raccogliere risorse “private”, da usare anche per finanziare pubblicamente la ricostruzione delle imprese piccole e medie. Progetto da non lasciare per strada, ma da fare oggetto di ricerca per proporlo ogni volta che un danno colpisce un territorio in modo diversificato. grazie lidia menapace | 29-07-2012 | Siamo qui per fare resistenza contro il pensiero unico che ha attualmente stravinto e imposto la privatizzazione anche di quelli che definisci “bene e valore d'uso” e ancora con scarso successo a parte la buona notizia che la Corte costituzionale si è ricordata della Costituzione almeno per i servizi pubblici. Primo paletto efficace contro il liberismo onnivoro.
La sinistra in specie quella marxista non ha mai preso in seria considerazione la nostra Costituzione che invece dovrebbe essere massimamente rivalorizzata. Segnalo da scaricare, volendo su www.circolocalogerocapitini.it, due librini; il primo già da te letto e considerato, ti ringrazio per l'apprezzamento, “stimolante”: “Destra o sinistra la rosa dei valori per l'orientamento politico” e il recentissimo “Il Lavoro stella polare della sinistra”.
Però del sistema URSS che ha annullato qualunque forma di privato tanto in campo economico tanto in campo delle libertà individuali spero non sarai nostalgica. Dico questo perché hai indicato che anche “la produzione” debba essere pubblica, e questa mi preoccupa a meno che mi tracci ben bene il solco tra la produzione che deve essere pubblica o socializzata (mi piacerebbero moltissime imprese cooperative così come sociali, anche se tocco con mano che sono quasi tutte fasulle, la mentalità del capitalismo rapace è ancora egemone) e quella che può essere tranquillamente privata (fabbrica di panettoni ?). Ricordo, l'ho constatato di persona, che in Albania prima del crollo del sistema comunista - lascio immaginare le condizioni igieniche - il banchetto in strada di bibite vendeva solo un tipo di bibita e il venditore era dipendente pubblico). Senza questa distinzione tra il claustrofobico sistema URSS e l'attuale efferato sistema liberista preferisco questo ultimo, perché, mentalità permettendo, è sempre possibile organizzare cooperative, mutualismo, terzo settore, ecc.
Non demordo, il 5 di agosto ritorno a Livorno dove i compagni hanno organizzato un incontro per riflettere come portare un contributo agli stati generali della sinistra a settembre.
Ne approfitto per invitare tutti quanto i lettori ad essere presenti.
Un fraterno dialogante saluto socialista.
www.circolocalogerocapitini.it Luigi Fasce |
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