07-06-2011 | Grazie Stefania, grazie UDI di Napoli e grazie Napoli. Ottima analisi come sempre. Vorrei aggiungere qualche osservazione, anche come esperto di sanità pubblica, che mette in relazione fra l'altro il discorso sui rifiuti e quello sul nucleare.
Si tratta come tu dici giustamente, di modificare gli stili di vita e, al tempo stesso, il modello di sviluppo e il modello dei consumi: tutto è interconnesso e da lì non se ne esce, con nessun tipo di delega o scorciatoia, più o meno furbesca. L'altra sera ho seguito attentamente la trasmissione “annozero”, in cui peraltro queste cose non sono venute fuori con molta chiarezza. Devo ammettere che quella canzone-video sull'Apocalisse di Celentano era veramente bella, di una forza emotiva davvero travolgente; anche se i suoi “interventi”, pasticciati e dilettanteschi come al solito, non erano che l'eco confusa di un ragionamento (peraltro corretto). È vero, come diceva lui, che invece di puntare sulle macchine (tipo gli inceneritori che producono diossina ed altre sostanze tossiche) bisognerebbe puntare (come sembra voglia fare de Magistris) sul fattore umano, che è sicuramente decisivo. Ma poi non è stato chiarito che questo fattore umano consiste appunto in un nuovo approccio fondato sul risparmio energetico e sulla lotta agli sprechi, proprio per non aver bisogno del nucleare (che si basa invece sul presupposto giudicato ineluttabile, del consumo sfrenato e degli sprechi più clamorosi -principalmente in funzione del profitto dei gruppi industriali). Il “picco di consumo di energia delle sette di sera” di cui blaterano Battaglia, Testa e i nuclearisti, non è una realtà ineluttabile, cui arrendersi per sempre, in saecula saeculorum.
È proprio necessario infatti tenere i riscaldamenti d'inverno e le arie condizionate d'estate accesi a livelli stratosferici (oltretutto dannosi per la salute) in tutti gli edifici pubblici e privati? È proprio necessario tenere giorno e notte luci computer telefonini e tutti gli altri elettrodomestici e strumenti accesi e collegati alla rete elettrica? E lo spreco incredibile di carta, di acqua (docce chilometriche, rubinetti accesi per ore) ecc.? È proprio necessario avvolgere qualunque minimo oggetto o merce che si acquista di due, tre, persino quattro involucri di plastica, più il sacchetto? È proprio necessario buttare in giro dovunque tonnellate di bottiglie di plastica e altra immondizia in mare o nei boschi o persino nelle strade di campagna? Perché non insegnare fin dall'asilo ai bambini (magari nel contesto più generale di una robusta ripresa dell'insegnamento dell'educazione civica) a fare la raccolta differenziata in maniera precisa e scrupolosa, ed investire sulle fabbriche di riciclaggio di carta vetro plastica ecc., e sul compostaggio dell'organico da utilizzare nei campi per l'agricoltura biologica? È proprio necessario, come fa il nostro sciagurato governo cialtrone e incompetente, “tenere i conti in ordine” sacrificando in primo luogo la scuola, la cultura e la ricerca (che invece viene incentivata altrove proprio per sviluppare nuove tecnologie alternative -oltre ad applicare estensivamente quelle che già ci sono- in modo da poter evitare di infognarsi nel nucleare)?
E tutto ciò andrebbe poi integrato con l'educazione sanitaria e la promozione capillare degli stili di vita sani, dalla dieta all'incentivazione dello sport (andare a piedi e in bicicletta al tempo stesso farebbe risparmiare energia da fossili e ridurrebbe l'inquinamento). Senza contare che, più alto è il livello di salute e d'istruzione di una data popolazione, maggior sono i risparmi (anche energetici) grazie al suo non gravare sul sistema sanitario ed al suo essere d'aiuto, invece che di peso, alla collettività.
Mi scuso per la pesantezza, ma erano solo alcune riflessioni a ruota libera
Cari saluti Paolo Crocchiolo | 03-06-2011 |
Brave!
Lidia Menapace |
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