11-05-2011 | grazie Alberto di avermi letta.
Sono dell'opinione che per Ruffilli il periodo storico sia solo una cornice d'ironia ( intensa dall'accezione greca come differimento ) per leggere l'animo di un uomo che spesso si sovrappone all'autore stesso. Ippolito trova la sua completezza nel naufragio che viene a connotare anche una possibile resurrezione.
patrizia patrizia garofalo | 11-05-2011 | Splendida recensione di Patrizia, in bilico tra cronaca (la Storia) e sogno (La Poesia),col pregio di individuare senza tentennamenti il nucleo vitale del progetto di Ruffilli: scandagliare la dimensione umana di Ippolito Nievo ed il suo spessore artistico, in grado di travalicare la ribalta della Storia. Il momento era importante, segnava il passaggio a tutto quel che fu poi e di cui - recentemente - tornammo a celebrare, pur tra revisionismi poco attendibili se non indegni. Nievo aveva intravisto nel romanzo-saggio la via maestra per proiettarsi nel futuro, accarezzando il sogno che la sua testimonianza potesse contribuire a far sì - nell'alveo della letteratura garibaldina - che il Paese potesse riconoscersi in una unità culturale e linguistica. Non è facile dire quanto del suo sogno si sia tramutato in realtà ma dobbiamo a grandi figure come la sua il nostro sentirci "italiani" per tutta l'estensione dello Stivale - se non come parliamo, almeno per quel che scriviamo qui e altrove. Ma questo non è poi così importante nell'opera di Ruffilli; come dice con lungimiranza Palmira: «Dobbiamo salutarci Ippolito come se ci vedessimo domani e tutti i giorni prossimi a venire… non è la meta, no, che importa per davvero. Credimi, che conta di più il percorso». Alberto Carollo | 26-04-2011 | Dev'essere un grande libro. Gordiano Lupi |
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