24-02-2011 | Accolgo il tuo dire come preziosa e partecipe possibilità di approfondimento, caro Giordano e, sollecitata da questo quanto mai provocante contatto ravvicinato con Camus, e da quanto sta accadendo "a casa nostra" e nel mondo che, come ben sai, non può certo lasciarci indifferenti, mi permetto di interloquire con te su questo spazio che ben si presta: credo che “imbracciare” le sorti della pace e della condivisione universale sia e sarà compito di noi tutti, abitanti del mondo occidentale e di quanti ad esso guardano o si affacciano. I fatti recenti, con le “singole” rivoluzioni covate e tenute a bada da tempo sotto la minaccia di missili, bombe o strumenti ancor più efferati, divenute inevitabili e sfociate a catena, con moti incontenibili e spargimento di sangue in questi ultimi giorni, lo mostrano in maniera inequivocabile.
I problemi mai risolti che attanagliano e scuotono l’umanità non possono essere circoscritti, contenuti, e tantomeno risolti entro i confini di uno stato, di una regione o di un’area geografica, e nemmeno dai soli governanti che, come abbiamo constatato nel corso del tempo e stiamo ora ulteriormente verificando, non sono in grado né in condizione di interloquire e intervenire in maniera efficace e responsabile per risolvere le questioni che inquietano i popoli di tutte le nazioni e chiamano all’appello ciascun abitante del pianeta. Si direbbe sia ormai giunto a scadenza il tempo in cui debbono essere affrontate, su scala mondiale e con competente e responsabile impegno da parte di tutti, le questioni basilari che riguardano la sopravvivenza e la civile convivenza fra i popoli, sia entro i confini dei singoli paesi, sia al di là delle frontiere, e individuate le soluzioni che permettano a ciascun essere umano una condizione di vita dignitosa, libera dal terrore e dalle diverse forme di prevaricazione su cui ancora si reggono gli equilibri internazionali. Non mi pare pensabile poter fare altrimenti e, proprio alla luce di questa evidenza, credo non sia più rinviabile, per i governanti, dare spazio e ascolto alle istanze che emergono dalla base, e spetti a tutti gli individui che dispongono di strumenti più evoluti e di consapevolezze più ampie, individuare soluzioni e promuovere le condizioni perché la vita, la dignità, i diritti di ciascuno siano tutelati e diventino la base fondante su cui l’umanità può finalmente ergersi e stare in piedi, nel rispetto di se stessa, delle vicende storiche che la supportano e dei bisogni fondamentali imprescindibili e inalienabili propri di ciascun individuo che la compone.
Ivana Cenci | 10-02-2011 | la lucidità di Albert Camus, la capacità di vedere l'oltre nel suo ieri, sono oggi, un faro per coloro che nel prossimo futuro dovranno "imbracciare" le sorti della pace e della condivisione universale.
Un grazie a Ivana per il suo nobile e minuzioso lavoro di traduzione. Attraverso il suo operare, possiamo cogliere le sfumature di un intellettuale ancora contemporaneo.
giordano montanaro
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