19-08-2010 | "E tuttavia
per uscire dal mondo dovremo
intuire
decifrare
tradurre
l'angolo minimo di tempo dove
il pane è una luce verticale" da "Vista sull'angelo" di Massimo Scrignoli.
Mi fa tanto piacere aver letto lettera e risposta, si scrive per essere letti ma soprattutto ricordati nelle parole che più ci sono rimaste dentro e che maggiormente abbiamo elaborato.
Patrizia Garofalo patrizia garofalo | 18-08-2010 | Gentile signora, le cose che mi dice mi lusingano. In fondo si scrive per essere letti e ricordati. Grazie a lei, quindi.
La prima volta che scrissi sull'argomento, fu nel febbraio del 2006 in una lettera a Liberazione, che mi offrì la bella occasione di conoscere l'amico Enzo Apicella.
Sperando di non annoiare, trascrivo la lettera con la risposta del bravissimo vignettista.
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Liberazione 21 febbraio 2006
"Simboli"
Gentile Piero Sansonetti, è interessante analizzare la vignetta di Apicella su Liberazione del 17 febbraio, per scorgervi un significato che il disegnatore stesso probabilmente non aveva intenzione di conferirle. L'accostamento del crocifisso al prigioniero iracheno torturato dai militari americani, mette in evidenza l'errore dei cristiani nell'aver scelto un simbolo, il cui primo significato, diretto (quello indiretto è il sacrificio del Salvatore), evidente a tutti, ma soprattutto a coloro che non conoscono il cristianesimo, è quello della ferocia e della ottusità degli uomini. La chiesa primitiva cercò di reprimere per lungo tempo l'uso di farsi immagini di Gesù, poiché osservava il Decalogo che proibiva di fare "scultura e alcuna immagine né di quello che è su nel cielo, né di quello che è quaggiù sulla terra" (cf Es 20,4), ma si può essere certi che se gli apostoli avessero voluto raffigurare il Signore, non lo avrebbero mai ricordato in condizioni misere ed orrende, giacché il ricordo della flagellazione e della crocifissione suscitava in loro vivo ribrezzo. Non è possibile, infatti, ricordare una persona cara, suppliziata ed uccisa, effigiandola nei terribili momenti dell’agonia e della morte; occorre un certo distacco, mancanza d’amore, forse un po’ di cinismo. I due gravissimi atti con cui si conclude il processo a Gesù - la flagellazione e la condanna - sono appena accennati dagli evangelisti. La più antica rappresentazione del crocifisso, rappresentazione iconografica del supplizio di Gesù, risale al IV secolo (S.Sabina, a Roma). Non è azzardato immaginare che qualora gli apostoli avessero avuto la possibilità di effigiare il loro maestro, volendo simboleggiare il suo sacrificio, lo avrebbero fatto servendosi della figura alla quale Gesù stesso era ricorso: la frazione del pane, ed oggi il cristianesimo non avrebbe come simbolo il crocifisso.
Renato Pierri
Risposta di Enzo Apicella
Caro Pierri,
la ringrazio dell'interesse e per avermi illuminato sul recondito significato della mia vignetta. La sua è una grande idea; sostituire il crocifisso con la frazione del pane, alle vere origini del cristianesimo socialista! [disegniamo insieme il logo?].
Renzo Apicella
renato pierri | 17-08-2010 | Ricordavo questo suo scritto nella discussione in merito al crocifisso nelle scuole e mi sono permessa di citarlo insieme al suo nome alla presentazione di un libro bellissimo "Vista sull'angelo" del poeta Massimo Scrignoli.
grazie di cuore
patrizia garofalo patrizia garofalo | 17-08-2010 | Grazie a lei, gentile signora Patrizia, per gli apprezzamenti, particolarmente graditi giacché provenienti da una persona che non conosco.
Il Fatto Quotidiano oggi ha pubblicato la mia breve lettera, intitolandola: "Si azzuffano, ma lo fanno per il Paese...".
Riguardo alla simbologia del pane spezzato, le trascrivo un brano tratto dal mio libro "Sesso, diavolo e santità".
Dovevano trascorrere dodici secoli dalla sua morte in croce, prima che il Signore decidesse di imprimere sulle carni di un santo i segni della malvagità degli uomini, e del suo sacrificio per la redenzione dell’umanità. Grandi santi avevano preceduto Francesco; molti dei quali avevano imitato sul serio Gesù, rimettendoci la vita loro malgrado, a causa delle persecuzioni. A nessuno di loro il Signore aveva “regalato” stimmate.
La chiesa primitiva, basandosi sul comandamento del Decalogo, che proibiva di fare «scultura e alcuna immagine né di quello che è su nel cielo, né di quello che è quaggiù sulla terra, né di quello che è in acqua, sotto terra»[1], cercò di reprimere per lungo tempo l’uso di farsi immagini di Gesù[2], ma si può essere certi che, specialmente gli apostoli, se avessero voluto raffigurare il Signore, non lo avrebbero mai ricordato in condizioni misere ed orrende, giacché il ricordo della flagellazione e della crocifissione suscitava in loro vivo ribrezzo. Non è possibile, infatti, ricordare una persona cara, suppliziata ed uccisa, effigiandola nei terribili momenti dell’agonia e della morte; occorre un certo distacco, mancanza d’amore, forse un po’ di cinismo. L’abitudine e il distacco affettivo, appunto, permettono, di norma, di restare indifferenti davanti ad un’immagine qual è quella del Cristo crocifisso, che dovrebbe suscitare sdegno e raccapriccio. Se Gesù fosse stato condannato, secondo l’usanza ebraica, alla lapidazione, o alla morte col fuoco, si sarebbe fatta l’abitudine ad un Cristo sfigurato dalle pietre, oppure immerso nel letame fino alla vita, con la parte superiore coperta di stoppa, ed in bocca una miccia accesa. E forse alcuni santi, dopo molti secoli, nell’illusione di conformarsi a Cristo, avrebbero desiderato ardentemente d’avere su di sé, in luogo delle cinque piaghe, le ferite provocate dal lancio delle pietre, oppure il corpo completamente deturpato dal fuoco! È molto probabile che qualora gli apostoli avessero avuto la possibilità di effigiare il loro maestro, volendo simboleggiare il suo sacrificio, lo avrebbero fatto servendosi del simbolo al quale Gesù stesso era ricorso: la frazione del pane; e difficilmente san Francesco ed altri santi dopo di lui, non avendo continuamente davanti agli occhi il simbolo del Cristo inchiodato sulla croce, avrebbero bramato d’avere le stimmate.
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[1] Es 20, 4.
[2] La più antica raffigurazione conosciuta del crocifisso, rappresentazione iconografica del supplizio di Gesù, risale al IV secolo (Santa Sabina, a Roma).
Renato Pierri | 16-08-2010 | Ho riletto ancora i suoi scritti sulle parole del Crocifisso
e la simbologia del taglio del pane...proprio oggi e proprio per quell'amarezza che sottende il suo articolo di oggi pienamente condiviso.
grazie
patrizia garofalo patrizia garofalo |
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