15-08-2010 | Dimenticavo...Grazie anche al commento della Sig.ra Monica Rosati. L'accostamento Sarmel-Ulisse - a cui in realtà non avevo pensato - mi sembra particolarmente calzante e coerente con la figura di Sarmel, "uomo-viaggiatore-profeta", secondo quanto ho cercato di delineare. Grazie per questo suggerimento. Fabiana Cruciani | 15-08-2010 | Ringrazio il signor Rocchi per il Suo commento che crea una "intelligente discontinuità" alle varie riflessioni che sono arrivate in riferimento al mio articolo. Il dover essere alle prese con la quotidianità spesso ci allontana da quell'esigenza di ulteriorità che credo sia essenza del genere umano. Il fatto di essere "ancorati alla terra" non ci toglie però quell'urgenza di guardare al cielo e superare il puro contingente. Anche Lei signor Rocchi con le sue considerazioni e prese di posizione non fa altro che avvalorare queste tesi: se non si ha un animo comunque "disponibile", ovvero "disposto" e indirizzato a ciò che sentiamo anche irrimediabilmente lontano da noi,....certo non si frequentano discussioni come queste. Grazie ancora per la possibilità di questo confronto. Fabiana Cruciani | 14-08-2010 | cercare, sperimentare... bisogna essere spiriti fuori dal comune per avvertire e assecondare empiti di tal genere. Per quanto mi riguarda, la vita scorre nelle occupazioni quotidiane, senza elevazioni né euristiche particolari, e comunque provo disgusto sia per i topi che per i pipistrelli. Ma ognuno di noi ha l'immaginario che si merita, evidentemente.
Buon ferragosto a tutti, Paolo paolo rocchi | 14-08-2010 | soltanto un flash per riflettere insieme al gentile rocchi: "con gli occhi dei topi, i pipistrelli sono angeli". una provocazione, legata all'esperienza ma magicamente protesa verso il cielo. con simpatia ...e speranza. piero pianigiani | 14-08-2010 | ma l'esperienza non puo' concretizzarsi nello sperimentare il "senza misura"? cio' in ogni ambito d'interesse, che diventa, pertanto, oggetto dell'Amore.
non credo, come evidenzia in piu' parti il signor rocchi, che ci sia il rischio di annegare nel mare dell'inconsistenza, piuttosto si e' alla ricerca di ulteriori stimoli per l'esperienza.
Altrimenti, credo in onestà, non avrebbero senso espressioni del tipo "vado continuamente cercando" (e questo nella Scienza come nell'Arte); non rimane Ulisse uno degli eroi piu' amati? (d'altra parte l'accostamento Sarmel - Ulisse, non e' inopportuno).
monica rosati | 14-08-2010 | Gentile signor Piero, che il numero fosse il presupposto della musica già lo sapevamo, Leibniz insegna, tra gli altri. E tanto per rimanere nello spirito dei filosofi, facciamo crescere i nostri orecchi, allora. Senza nulla togliere al bellissimo testo della Cruciani, intendevo solo "dare voce" a una aspirazione oggi largamente diffusa, quella di formulare espressioni che non si allontanino troppo dall'esperienza.
paolo rocchi | 13-08-2010 | piu' che un commento, propongo una riflessione. essendo l'autrice del testo l'artista che ha dato "voce" alla musica del maestro sulpizi, non sembra, leggendo, di cantare? chi ha orecchi per intendere intenda, il rapporto Scienza ed Arte e' anche questo: il numero che diventa musica, la grammatica che diventa canzone.
p.p. piero pianigiani | 13-08-2010 | il rapporto tra Scienza ed Arte non puo' che rimanere aperto. Un'unica speranza: che lo scienziato e l'artista siano mossi dalla consapevolezza di "non essere per se'" ma "a servizio di". Non serve, infatti, imporre, occorre condividere. Pero' con umiltà. Basta a chi si pensa alfa ed omega, basta a chi gode sentendo se stesso; oggi è importante ascoltare. Ascoltare le realizzazioni della scienza o dell'arte, purche' queste sappiano 'acchiappare' gli interlocutori, elevandoli al di sopra dell'ovvio, suscitandone lo spirito critico. Se fondate su basi solide scianza ed arte vivono di luce propria, al pari dei loro artefici. Se hanno necessità di cercarsi e' per trovare strade alternative, non per servirsi l'una dell'altra. In questo modo non serve, non aiuta, rimane sterile polemica, sterile contrapposizione. Brava all'autrice del testo, oscillante come Sarmel tra certezze, nostalgie e speranze, comunque umile decodificatrice di un presente in continuo divenire. "rosy" | 13-08-2010 | "Amore senza misura"... ma bisognerebbe anche avere una qualche cognizione dell'oggetto dell'amore. Si può essere innamorati dell'amore? L'arte o l'ebbrezza del "salto" non paiono adeguatamente definirlo. In altre parole, non sarebbe più semplice, anche se forse più banale, essere maggiormente concreti e riferirsi all'esperienza? paolo rocchi | 12-08-2010 | un articolo bellissimo !!! senza timore di smentita, fortunati gli allievi di Fabiana Cruciana, insegnante che sa stimolare il desiderio di porsi domande e cercare risposte; che sa sviluppare senso critico, non limitandosi a riempire vasi vuoti. E' la testimonianza di un Amore per la cultura che non si esaurisce nella capacità di unire insieme parole.
Marta Vossi marta vossi |
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