16-06-2010 | E' triste, nonché difficilmente giustificabile quello che viene descritto in questo articolo. E' una conferma ulteriore di quanto la categoria sia malata, bisognosa di formazione, accompagnamento continuo, in quel difficile e poco riconosciuto mestiere che nel nostro paese è educare. E dico e-ducare a ragione, nel senso di riportare ciascuno a se stesso, ad una piena e consapevole accettazione di sè delle proprie origini, della propria natura, a quell'amore che è conciliazione tra noi e gli altri e invito ad abbracciare la vita con serenità. C'è invece chi continua a pensare che il nostro mestiere sia in-segnare ed ecco la differenza sostanziale di cui difficilmente si capisce il sostanziale valore. Il rapporto con i giovani non deve mai essere impostato sulla presunzione che i nostri valori debbano avere un che di universale da etichettare sulla vita altrui. Bisogna imparare ad essere umili e sapienti, come Socrate insegna per primo. In potenza siamo già tutti segnati e l'educatore deve potere capire come aiutare l'altro ad accettare il proprio essere perché possa ex-sistere nel migliore dei modi. Senza presunzione e superbia.
francesca_boari |
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