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Bruna Spagnuolo: Sudan/ schiavismo/ crocifissioni/ orrori senza fine e… Corte europea dei ‘diritti dell’uomo’ iconoclasta e lesiva dei ‘diritti’ (2) | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 7 | 05-12-2009 | Lo scandalo della Croce.
Riferisco un passo da ‘la Repubblica’ di oggi, 5.12:
“Poi, durante la giornata, a quelle dei principali protagonisti si affiancano le reazioni di tutto il centrodestra. A cominciare dal portavoce del Pdl Daniele Capezzone: "Sono indignato, come tanti cittadini italiani, che una bestia che ha sciolto un bambino nell'acido improvvisamente ha una crisi di coscienza e dopo 15 anni dice che nel gennaio '94 ha sentito alcuni mafiosi, che tra l'altro smentiscono, che chi ha Canale 5 aveva in mano il Paese quando doveva ancora scendere in politica e su ciò è stata montata un'inchiesta e un circo mediatico che sputtana il Paese".”
Io sono indignato, qui in Italia, come Bruna in Sudan, per come si usa l’immagine di un bambino, crocefisso in Sudan, girato a difendere uno spatuzzato di mafia qui in Italia. Questo, un fondamentalismo della spazzatura, quello un fondamentalismo inumano.
Con la Croce si possono accarezzare leggermente i sentimenti più nobili, ma c’è anche chi solletica quelli più sordidi.
Io amo chi ama quelli ed amo perfino chi porta in pubblico questi…Confido nella capacità di distinguere in chi legge!
Carlo Forin | 04-12-2009 | ... ed è a questo che devono servire gli organismi come la corte dei 'diritti umani' ('diritti' non soltanto di una famiglia che alzi la sua voce a scapito della voce di milioni di famiglie che non hanno parlato). Si ascolti il singolo e non s'ignorino le collettività (e il singolo chieda di esporre i propri simboli e non di 'eliminare' quelli altrui): la strada è l'amicizia e, ove non fosse possibile, almeno la tolleranza (parola che non mi piace, perché vorrei che potessimo -tra popoli- prenderci per mano senza inimicizie e/o 'ferite' di sorta). bruna | 03-12-2009 | Spero si sappia, cara Bruna e cari tutti, che il pronunciamento della Corte deriva da un ricorso 'individuale' (di una famiglia determinata, chissà che non si sia sentita un po'... "limitata nella sua libertà di essere"?!) e, a me almeno pare - la si legga! -, più che dettare un "divieto" contesta la legittimità di un, opposto, "obbligo" (derivante da una delle tante normative del Ventennio ancora in vigore e che si riferisce all'arredo delle aule scolastiche...).
Hai provato, Bruna, a chiedere che in un'aula di tribunale - dove magari stai per essere giudicata o dove sei a svolgere il tuo lavoro di giudice - o in una camera d'ospedale dove sei ricoverata, accanto al crocifisso venga esposta la torah?
A presto. Ciao
Enea Sansi | 03-12-2009 | Caro Enea,
ti ringrazio del commento, perché il confronto è la pepita preziosa che alimenta i fari della convivenza umana (nel piccolo e nel grande mondo). Ti rispondo con sincerità e amicizia.
Sentirsi europei è giusto (e io mi sento cittadina del mondo, oltre che cittadina europea), ma ci sono identità che vanno difese. Le 'sottrazioni' dittatoriali sono e resteranno sempre crimini, là dove sono le 'addizioni' che vanno coltivate e favorite, in clima di accettazione e amicizia e mai in clima di contrapposizioni (che risuonano sempre di un mors tua vita mea sia pure riferito a frammenti-identità essenziali). Vietare un simbolo (piccolo o grande), che sia di qualcuno da sempre (e che non sia contro l’umanità e la vita), è una violenza nella misura in cui 1) limita la libertà di essere o 2) nega il diritto alle radici e alla storia. Che siano religiosi o no, simboli, monumenti, opere d'arte, ecc. sono 'identità' storiche (e, come tali, vanno mantenuti a tutti i costi). Ciò è valido per TUTTI i popoli (vale a dire che c'è spazio sufficiente, sui muri e nelle città, per esporre i simboli di tutte le razze che si mescolano e, sperabilmente, si integrano). Il succo è: l'arrivo di nuove culture sia benvenuto entro i vari confini nazionali, ma non mutili le culture autoctone (ovvero: l'incontro tra culture sia caldeggiato e favorito, ma sia rispettoso delle identità reciproche, dia qualcosa in più a tutti e non tolga niente a nessuno). Si dia a ognuno il 'tempio' in cui pregare/ si lasci ai popoli ciò che avevano e si dia loro anche l'arricchimento della conoscernza di ciò che appartiene agli altri. Il ricorso contro la sentenza della corte europea dei diritti umani è sacrosanto, perché le imposizioni a dei popoli, in favore di altri popoli, sono e restano atti di violenza e diseducano alla 'convivenza' (che deve essere basata sulla comprensione e sull'accettazione reciproca e non sulla limitazione reciproca). Ti dirò di più: amo i popoli del mondo (quelli mussulmani inclusi). Ho tra i Mussulmani gli amici più cari della mia vita. Ho vissuto nel cuore dell'Islam per anni, con il massimo rispetto per genti e ideologie (ho indossato abiti lunghi e velo, adeguandomi all'ambiente e ai suoi abitanti). I miei amici mussulmani hanno pregato nelle loro moschee e io nella mia chiesa. I loro figli hanno frequentato le scuole mussulmane (con i loro simboli attaccati alle pareti e con i cartelli molto saggi che riportavano massime come "Di' sempre la verità"/ "Rispetta gli anziani"). I miei figli hanno frequentato la scuola italiana all'estero (con il Crocifisso attaccato alla parete). I loro e i miei figli hanno giocato insieme. Io li ho portati tutti a raccogliere il muschio per fare il presepe (che bambini cristiani e mussulmani hanno allestito insieme, con grande gioia e perfetta armonia) e ciò non ha disturbato i miei amici mussulmani. Noi (Cristiani), in compenso, abbiamo festeggiato il loro Ramadan.
I miei amici e io avremmo accettato tranquillamente (e felicemente), se il caso lo avesse richiesto, che i nostri figli frequentassero la stessa scuola e nessuno di noi avrebbe voluto togliere qualcosa all'altro: avremmo 'insignito' le pareti sia del Crocifisso cristiano che delle bellissime massime mussulmane. Ho scritto, nell’articolo, senza mezzi termini, dove possono portare gli eccessi di zelo unilaterali e ripeto, qui, che la sola idea giusta di integrazione tra popoli e culture è quella che non ferisce nessun popolo nei valori importanti (che sono i punti nevralgici di ogni ‘politica’ interna ed esterna di tutti i tempi). I popoli (europei e mondiali) a confronto farebbero meglio a ricordarsene, perché, se dovessero considerare ‘quella’ corte come 'amica', sarebbero proprio 'messi male' e non potrebbero fare altro che invocare la massima terra-terra che dice: "Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Dio". La sentenza in questione, infatti, non è in sintonia con l'integrazione, ma è sulla strada del 'conflitto' tra culture (e fedi religiose) diverse: la storia insegna che le ‘giustizie’ in cui il flagello di qualcuno è un premio per qualcun altro sono tra i peggiori crimini perpetrati. Lo affermo in nome dell'esperienza e dell'amore incondizionato che mi lega alla culture altre di tutto il mondo. Chi sostiene quella sentenza commette un tragico errore (anche se lo fa in buona fede).
Ti saluto con affetto
bruna | 03-12-2009 | Caro Carlo,
il mondo è pieno del senso della Croce, anche quando non ne è consapevole... La cosa più terribile è che giovani esseri umani veri vengano crocifissi e agghiaccino l'universo, gridando il loro "Abba, lema sabctani?", oggi, nel nostro folle terzo millennio virtuale... bruna | 02-12-2009 | Brava Bruna! E' passato un anno da quanto ti conosco. Tu mi dai la gioia di chi non ha perduto il senso della Croce, perchè rifiuti di stare tra parentesi.
Brava.
Carlo Forin | 01-12-2009 | Cara Bruna,
sarà che sono un po' iconoclasta anch'io, ma devo dirti in tutta franchezza e stima immutata che trovo parecchio eccessive queste tue parole sulla sentenza della Corte europea.
“Il divieto di appendere il Crocifisso è, dunque, un crimine...”?!
...Mi rincuora un po' il fatto di stare in una città che, giusto ieri sera al Consiglio comunale (a maggioranza di certo non... “iconoclasta”), ha respinto la proposta di appoggiare il ricorso alla sentenza presentato dal Governo italiano. Tu parli di “sovranità dei popoli” ma, anche in questa brutta vicenda, io mi sento certamente... più europeo che italiano.
Con un caro saluto Enea Sansi | | 1 | |
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