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Rosario Amico Roxas: Il Crocifisso come tradizione. | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 4 | 15-11-2009 | Aggiungo questa mia di qualche anno fa, alle giuste riflessioni di Rosario.
Liberazione 21 febbraio 2006
Simboli
Gentile Piero Sansonetti, è interessante analizzare la vignetta di Apicella su Liberazione del 17 febbraio, per scorgervi un significato che il disegnatore stesso probabilmente non aveva intenzione di conferirle. L'accostamento del crocifisso al prigioniero iracheno torturato dai militari americani, mette in evidenza l'errore dei cristiani nell'aver scelto un simbolo, il cui primo significato, diretto (quello indiretto è il sacrificio del Salvatore), evidente a tutti, ma soprattutto a coloro che non conoscono il cristianesimo, è quello della ferocia e della ottusità degli uomini. La chiesa primitiva cercò di reprimere per lungo tempo l'uso di farsi immagini di Gesù, poiché osservava il Decalogo che proibiva di fare "scultura e alcuna immagine né di quello che è su nel cielo, né di quello che è quaggiù sulla terra" (cf Es 20,4), ma si può essere certi che se gli apostoli avessero voluto raffigurare il Signore, non lo avrebbero mai ricordato in condizioni misere ed orrende, giacché il ricordo della flagellazione e della crocifissione suscitava in loro vivo ribrezzo. Non è possibile, infatti, ricordare una persona cara, suppliziata ed uccisa, effigiandola nei terribili momenti dell’agonia e della morte; occorre un certo distacco, mancanza d’amore, forse un po’ di cinismo. I due gravissimi atti con cui si conclude il processo a Gesù - la flagellazione e la condanna - sono appena accennati dagli evangelisti. La più antica rappresentazione del crocifisso, rappresentazione iconografica del supplizio di Gesù, risale al IV secolo (S.Sabina, a Roma). Non è azzardato immaginare che qualora gli apostoli avessero avuto la possibilità di effigiare il loro maestro, volendo simboleggiare il suo sacrificio, lo avrebbero fatto servendosi della figura alla quale Gesù stesso era ricorso: la frazione del pane, ed oggi il cristianesimo non avrebbe come simbolo il crocifisso.
Renato Pierri | 15-11-2009 | La croce che noi cristiani - liberi, dubbiosi e critici - dobbiamo portare sulle spalle è, a quanto pare, la pervasiva, ostinata propaganda da parte dei rappresentanti dell'italico clero. Pregheremo per loro. E per noi. Leandro Janni | 15-11-2009 | Ci unisce la fede nella Resurrezione.
Ci divide il sociologismo, cioè la convinzione che un po’ di sociologia consenta di ideologizzare su tutto, al di là dell’approfondimento necessario.
A me piace la sociologia che analizza con scrupolo le radici.
Ho orrore del sociologismo che permea questa società decadente, dilaga in ogni dibattito rimestando luoghi comuni. Non basta far un passo fuori per liberarci di questo pattume! Serve approfondire.
La croce come simbolo delle crociate è un ricordo prima del male e poi di una fede così bambina da essere rimbambita sul nocciolo in cui crede: l’Amore ai propri nemici nega ogni guerra. La prima crociata, fatta di bambini e straccioni, è il simbolo dell’infantilismo di massa ed il papa che la lanciò credo abbia perso la seconda vita: non si risorge portando a morire migliaia di innocenti e aizzandoli ad ammazzare in nome della croce!
L’amore per chi ti fa del male è nella Croce. Anche al nemico va l’amore.
I primi Cristiani accettavano il martirio, la Croce, come prova d’amore.
La Croce come prova d’amore non è un’invenzione del secondo millennio.
Dirlo è professare il falso.
La Croce distingue il Figlio dell’uomo dal Figlio di Dio. La Resurrezione prova che è Dio.
Caro Rosario, domani andrò a depositare dal Sindaco questa domanda che propongo come Gruppo Archeologico del Cenedese:
Questo Gruppo Archeologico del Cenedese offre l’ipotesi di celebrare Vittorio Veneto come città dell’Europa dei 27 Stati concordi con una modifica formale del nome della sua via principale: Viale della Vittoria.
Fino al 1936 questa strada si era chiamata via della Concordia per celebrare l’unione tra Ceneda e Serravalle con un passaggio unificante.
Dopo 91 anni dalla conclusione della Grande Guerra, tanti che si è ritenuto di non doverla più festeggiare, sarebbe una buona cosa far festa alla nostra storia proponendo un Viale della Concordia (già Viale della Vittoria, sotto tra parentesi) che al turista mostri quel che siamo e quel che non rinneghiamo.
Obbiettivo archeologico di questo Gruppo è indagare sul nome precedente a Via della Concordia: è stato forse via Augusta? Poniamo la domanda a Lei, sig. Sindaco, perché il conte Aurelio Guarnieri Ottoni patrizio osimate, che avviò la ricerca nel 1796-99 lo credeva.
Carlo Forin | 15-11-2009 | Concordo su: la Risurrezione è il significato di essere
Cristiani.
La Croce data a Dio mostra però quanto l'uomo riesca ad imbestialire.
La Croce come monito per la convivenza tra gli uomini, come prezzo per l'armonia, per la concordia, non mi pare un simbolo che divida oggi e le crociate chiedono l'imbecillità media del leghista. L'Europa anonima nei simboli si sposa col fantasma che Napolitano ha descritto per chi non conta più nulla nel mondo (se non cambia registro).
La tua ricostruzione storica, però, contiene cose vere e cose false date in forma dottorale. Gli antichi cristiani, ad esempio, erano capaci di fare una Croce col Cristo a testa d'asino. Lo puoi chiedere al Gruppo archeologico di Aquileia, che ne ha fatto un libro enorme, con la foto che nega i tuoi dogmi. Carlo Forin | | 1 | |
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