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   04-11-2009
Cristo non è Odino. Rosario Amico Roxas

Volere imporre la presenza del crocifisso è sintomo di debolezza, di incertezza, di timore che possa essere dimenticato... ma la certezza della fede dove risiede ?
Sarebbe come voler imporre un amore piazzando una foto ai piedi del letto.
La Fede ha scritto una parola molto significativa... testimonianza...!
I primi cristiani affrontavano il martirio con la fede nella promessa Resurrezione; cantavano e si confortavano a vicenda recandosi al Colosseo per diventare pasto per i leoni.
Oggi ci assedia un frazionamento del cattolicesimo che non lascia molto spazio alla speranza: abbiamo infatti:
a) il “cattolicesimo degli atei”, con il testa Marcello Pera, diventato consigliere laico di questo pontefice, il quale scrive "Perchè dobbiamo dirci cristiani", badare bene dirci, non essere, quindi apparenza contro fede vissuta e sentita;
b) quindi c’è il “cattolicesimo dei politici”, che recitano la parte e chiedono, sfidando il sacrilego: “perché noi divorziati non possiamo fare la comunione ?", dimostrando di non aver capito nulla, perché la comunione non “si fa”, ma “si è” in comunione con Dio.
Quella particola è e rimane un impasto di farina e acqua, solo la Fede permette il miracola della transustansazione, perché con la fede si entra in comunione con Dio.
c) al termine c’è il “cattolicesimo di Ratzinger”, il più pericoloso, perché indossa gli abiti del Vicario di Cristo, mentre Cristo non c’entra niente, è stato emarginato, isolato, messo da parte come un suppellettile diventato inutile e superfluo, da sostituire con una icona.
Ratzinger, dall’alto del trono di Pietro, propaganda e vorrebbe imporre la sua personale visione di un Cristo diverso, dissolutore della soggettività umana, come improvvisata risposta al nichilismo e al relativismo, entrambi combattuti a parole, servendosi del peggior relativismo e del peggior nichilismo. Con le risposte provenienti dal più alto seggio della cristianità, viene riproposto, sotto mentite spoglie, un ritorno a quel neo-positivismo che riduce la sfera umana e umanistica nella oggettività del processo evolutivo, intrinsecamente deterministico.
La demolizione della soggettività operata da Benedetto XVI, fatta per esaltare la dipendenza dall’autorità ( per questo piace tanto a questo presidente del consiglio, che si piega -e non solo materialmente- in ipocriti baciamano), finisce con l’annullare l’individuale distinzione tra “interno ed esterno”, in quanto aderente ad un meccanismo di rispondenza tra apparati sensoriali, che suggeriscono comportamenti positivisti, informazioni funzionali, tutti mirati alla sopravvivenza e alla riproduzione; per tutto ciò che di interno potrebbe risultare desiderato, interviene il potere a indicare e risolvere il metodo.
L’impatto con questa esaltazione del senso comune e del senso pratico non distingue il credo religioso, per questo viene indicata l’inalienabile radice cristiana dell’Europa, come carattere antropologicamente distintivo, assimilabile ai tratti somatici distintivi delle razze.
Viene, implicitamente, esaltata l'abitudine a non pensare, a non riflettere, a non credere, a non sperare, che viene presentata come il culmine del nuovo progresso che riduce l'uomo alla stessa stregua delle formiche o delle termiti, impostando l'intera vita senza un perché, sostenuta solo dall'istinto di sopravvivenza. La storicizzazione della fede, implicita nel tentativo di storicizzare la divinità di Cristo, non eleva una superstizione in certezza, ma scardina tutto il contenuto culturale sul quale è cresciuto l’Occidente.
La strada che Ratzinger vuole dare alla cultura della fede è quella indicata dal “pensiero nordico”, in senso geopolitico, che si contrappone alla tradizione mediterranea, quella delle grandi religioni monoteiste, che non si pone nemmeno il problema di perdere la trascendenza a vantaggio di una pagina di storia.
Cristo non è Odino !!!!
Così si ripropone il problema di Dio e della sua configurazione, che nel pensiero nordico è scientista, probabilistico, pratico, mentre nella cultura mediterranea si è sempre nutrita del rapporto con il sacro, con il mistero.
In pratica il pensiero nordico propone il crocifisso come simbolo di fede, mentre il pensiero mediterraneo privilegia la Resurrezione, in quanto esaltazione della vita.
La imposizione del crocifisso, fatta propria dai politici che sbirciano dal buco della serratura gli umori del Vaticano per soddisfarne le esigenze al fine di recuperare il consenso del mondo cattolico , è segno di debolezza e di carenza di fede incrollabile, ossessionata dal dubbio; per questo, ricercando le radici dell’Europa, imponendo l’idea di una superiorità religiosa e culturale del mondo occidentale, si vorrebbe dare i leoni in parto ai cristiani, capovolgendo il senso stesso della storia e dell’antica promessa: “Non praevalebunt”.
Amare significa essere in comunione con Cristo; alleviare le sofferenze, assistere i bisognosi, restituire il sorriso a chi piange è comunione è con-divisione, è com-passione, perché Cristo è entrato nel cuore e sostiene la coscienza.
Chi non ci crede, ma finge di credere per opportunismo, e impone un simbolismo di ripiego...bestemmia.




Rosario Amico Roxas   
 
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