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Doriana Goracci: il bacio e il sangue. Con superlativi video...
 
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   20-09-2009
Cara Doriana, è bello lo scambio di pensiero, è una ricchezza per chi lo attiva, in questo caso noi e te ne ringrazio. Amo tutto ciò che, frutto della creatività, può contribuire alla crescita individuale e collettiva; amo in primis l'arte, sotto qualsiasi forma essa mi giunga e l'ho apprezzata come strumento per educare e formare e fu nel 2000 che volli a tutti i costi che fosse introdotta nei tecnici e ci riuscii, realizzando un progetto modulare che è presente su queste pagine e su Tellus-Arte Scuola, frutto del lavoro dei miei studenti e coadiuvata da uno storico dell'arte eccezionale.
Questo interesse ci accomuna come la condivisione di altro, deducibile dai tuoi scritti, dunque non solo più arte nei tecnici ma per tutti e che l'arte e la cultura tutta (con l'apporto e la volontà di tutti) vincano i momenti bui.
Anna Lanzetta   
 
   20-09-2009
Cara Anna, grazie per il commento da storica, insegnante, appassionata descrittrice dell'Arte, quella popolare e quella colta. Io come te amo l'arte, anche quella senza maiuscole che è cultura, fatta di stratificazioni e mi piace, in maniera molto impressionistica e forse superficiale, far emergere..in questo caso un giovane autore come Ragazzini di cui ho mandato due video sul bacio e l'Elisir...non lo conoscevo fino a ieri sera, ma navigare come sai comporta dei rischi e spesso mi ci imbatto, e la ricerca continua come tu hai detto e scritto "Più storia dell'arte nelle scuole" ed era il 2007 se non sbaglio. L'arte è politica? Il personale è politico? Io mi permetto di dire anche...Quanto ai numeri...del lotto, ho letto ora che la senatrice Allegrini, Pdl di Viterbo, ha denunciato un sito Internet precariopoli.leftlab.com alla polizia postale che aveva titolato:"Bingo, esce il 6 sulla ruota di Kabul".
Forse ha ragione, forse hanno ragione tutte e tutti.
Rimane il macabro, a mio avviso, lucrare sulla buonafede del bacio e del sangue.
Doriana Goracci   
 
   19-09-2009
I numeri di San Gennaro: 9 - 15 - 18 - 53 - 55
Non è facile capire per che cosa i napoletani ringraziano San Gennaro, se non si entra appieno nel loro animo. Gente animosa, battagliera ma anche fatalista e all’uopo profondamente religiosa? Diciamo attaccata alle tradizioni e in primis a colui che è loro patrono, protettore, tutela e futuro. Questo accade e si accentua quando ogni speranza muore e San Gennaro resta l’unica certezza (una volta anche Maradona).
Da quando martire fu decapitato, il sangue raccolto in due ampolle divenne per Napoli metafora di vita; è una iettatura se durante la cerimonia mentre si esprime l’attesa con preci e pianti non avviene la liquefazione, lutto per la città, ma appena il sangue si liquefa 21 colpi di cannone vengono sparati dagli spalti del Maschio Angioino che annunciano alla città l’avvenuto miracolo insieme al suono delle campane di tutte le chiese napoletane. Gaudio per tutti, Napoli è salva, si può stare tranquilli per un intero anno. Credenza popolare? Folklore? Speranza? Chissà, eppure è così.
Anche nei momenti più tristi per Napoli: di miseria, di colera, di terremoto, di spazzatura San Gennaro è stato ed è per i napoletani l’unica e vera speranza e non altri.
Napoli può essere povera, sì, c’è la povertà a Napoli, ma San Gennaro è ricco, deve essere ricco, così lo vogliono i napoletani; il tesoro di San Gennaro non si tocca come nel film “Il tesoro di San Gennaro”, perché è suo ma anche di tutti i napoletani.
Fare un torto a San Gennaro diventa un caso di coscienza.
Tutti pregano San Gennaro per una grazia chiesta -aumm aumm- a tu per tu, sottovoce.
Troisi e Lello Arena, nella Smorfia, fanno a gara a pregare San Gennaro con un tono confidenziale: San Gennà dammi tre numeri e io t’accendo le candele; non dar retta a questo (sottovoce)…San Gennà te li ho chiesti prima io, nun fa accussì.
A Napoli giocare i numeri è tentare la fortuna consultando la smorfia, per trovare il numero equivalente al caso e per i più esoterici attraverso la cabala. I numeri sono personali e se li dà un tuo familiare (anche morto) a un altro, quei numeri sono tuoi (e se poi ti fanno vincere); questo dice Eduardo nella commedia comico-grottesca “Non ti pago”.
La smorfia fa parte della vita, succed na’ disgrazia e ci sono i numeri, ci scappa il morto e si corre a giocare, si fa un’ esequie in pompa magna con otto cavalli e altro e si corre a giocare; purtroppo tutto diventa fatalismo quando non ci sono certezze e prospettive. San Gennaro, per i napoletani, è un’icona: San Gennaro è il confidente, l’amico, la speranza; il dubbio tuttavia rimane! Perché lo ringraziano? La risposta appartiene all’arcano? O forse p’’a grazia” …chè il vero miracolo avvenga?
Non si può festeggiare San Gennaro senza baciare la reliquia!. Il contagio? E chi ci pensa! San Gennaro pensa per tutti, si bacia come promessa di vita. È bello il folklore, è straordinaria la cultura dei napoletani nata in un tempo lontano anche se a volte appare anacronistica con i tempi e la realtà.
Io ho tentato soltanto una spiegazione.
Ognuno lo ringrazia per una grazia chiesta sotto voce davanti a una candela
Questa devozione estrema, questo bisogno del bacio ci commuove, ma non possiamo capirlo, perché San Gennaro è dei napoletani che per una promessa gli darebbero anche la sola camicia che hanno addosso e questo, nel tono più grottesco, dovrebbe farci riflettere tutti e per primi gli stessi napoletani, forse! Ma si può?.
Anna Lanzetta


Anna Lanzetta   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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