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Renato Pierri. Rassegnazione nel Dna
 
Commenti presenti : 3 In questa pagina : da 1 a 3
   29-07-2009
ho rivisitato la parola rassegnazione e l'ho sostituita con indifferenza ,poco rispetto della propria dignità innanzitutto , condizione odiosa che ti danna proprio quando ti ritiri dal campo o
da un cartello qualsiasi che leggi di questo tipo...potranno effettuarsi controlli alle borse all'uscita dal supermercato" ... riferisco a chi di dovere ma nessuno mi si fila...se fossimo stati in tanti sarebbe andata diversamente.
patrizia garofalo   
 
   29-07-2009
Stamattina Renato, mio caro amico, mi ha segnalato la sua lettera, dicendo che forse l'avevo già letta sulla stampa...e la citazione che aveva inserita, un uso reciproco quello di scambiarci informazioni e opinioni, nostre e altrui.
Stavolta riporto integralmente quanto gli ho scritto, credo non sia affatto corrispondenza privata...

"No Renato, io non ce la faccio a leggere neanche un po' la stampa, mi servo delle segnalazioni come la tua e di altre anonime amiche e amici, oltre alle battute dell'ansa e chi per essa...La rassegnazione è cristiana, dovrebbe esserlo alla pari la ribellione. Ma queste due non si sposano mai, forse perchè sono sorelle, femmine entrambi. Si alternano i due stati, la rassegnazione ben visibile, l'altra del tutto nascosta. Altro è caro Renato prendere coscenza di questo alterno moto della persona. Si mangia per campare, si lavora per mangiare, si esce pazzi se qualcuno si mette in mezzo al Sistema. La bontà oliosa e critica dei "nostri"interventi...fa sorridere, perchè ci si rivede... rassegnati e scontenti, indignati garbatamente. A volte mi sento io profondamente stanca e ti assicuro che l'orto stamattina alle 6, aveva bisogno di bere, come certi gatti randagi...ciò non toglie che l'alimentazione forzata dei morenti è la prova di forza di questo paese.
Stavolta mi ricito io, viviamo ammalati e moriamo sani...una carezza
Doriana
Doriana Goracci   
 
   27-07-2009
l'italiano medio è come Berlusconi ed è per questo che non solo ha vinto ma che gli è concesso di tutto.
Credere ad un'immagine, ritenerla punto di riferimento comunque è più facile che criticarla; demolirla significherebbe rimanere soli, perchè comunque la rassegnazione è insita in molti nel nostro paese. la chiamerei anestesia e sacro culto di se stessi però.
Qualche dna è ancora vivo.
speriamo.
patrizia garofalo
patrizia garofalo   
 
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