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Rosario Amico Roxas. Così muore la carità Cristiana | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 10 | 04-07-2009 | Leggo oggi i commenti seguiti allo scritto di Rosario, mi ha colpito uno che chiede di non dare seguito all'ira ad ogni piè sospinto...E' da parecchio che cerco di stare lontana dall'entrare nelle dispute verbali e scritte sulle vergogne delle chiese e dei preti che si vergognano e i fedeli altrettanto e si indignano pure...l'amore cristiano li porta a ribollire...si veda i noti casi di don Farinella, don Gallo, Alex Zanotelli...mi chiedo io perchè, questa costanza fedele nel rimanere "dipendenti" di questo o quell'organismo anche quando si è accumulata la pensione...cittadini tutti del Vaticano, la chiesa, roba da far tremare le vene non solo dei polsi...all'ultima esternazione di Zanotelli (molte volte sono entrata in solitario dialogo con lui...)che potete leggere su http://circolopasolini.splinder.com/post/20890214#comment
ho scritto quanto vi ricopio, la firma rimane la stessa, come la convinzione...Un saluto caro a tutte e tutti
E' fantastico come si abbiano informazioni e parole precise su fatti accaduti centinaia, migliaia di anni fà:"Non molesterai il forestiero né l'opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto"
E non si abbiano informazioni esatte su quanto succede a Cosa Nostra, CasaNostra, Chiesa Nostra...figurarsi in Israele che poi sarebbe anche Palestina...ma ci si vergogna e indigna.
Doriana Goracci Doriana Goracci | 18-06-2009 | La più grande lezione sul cristianesimo l’ho ricevuta da Ibahim Slimane, direttor4e dell’Istituto di Filosofia islamica presso l’università di Al Anneba in Algeria, l’antica Ippona.
Chi volesse saperne di più, troverà un più dettagliato ricordo in questo stesso forum
http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php%3Flev%3D127&cmd=v&id=8408.
Cosa c’entra questo mio ricordo con l’argomento in discussione, ivi compreso le polemiche che non dovrebbero e non devono radicalizzare posizioni diverse; il dialogo è lo strumento principe dell’uomo e non deve essere limitato alla proprie posizioni, perché alla libertà e diritto di esprimersi fa da contrappunto il dovere di sapere ascoltare.
E veniamo a quella lezione della quale desidero rendere partecipi gli attenti lettori.
Frequentavo Ibrahin ogni fine settimana, spostandomi da Tunisi dove lavoravo, con tre ore di auto. Avevamo un progetto ambizioso, ma parlavamo, con reciprocità di rispetto e di amicizia.
Un giorno si parlò dei Sacramenti nella religione cattolica, che, invece non esistono nell’Islam. Lì iniziò la preziosissima lezione. Si parlò subito della Comunione.
Esordì contestando “l’ultima cena”, perché fu, è vero, l’ultima cena ebraica di Gesù, ma fu “la prima cena” cristiana, perché lì fu istituita l’Eucarestia, che merita molta attenzione. Quella particola che ci rechiamo a prendere ai piedi dell’altare, è e rimane un impasto di farina e acqua; avviane il miracolo della trasnsustansazione solo se quel gesto è sostenuto dalla Fede.
Un divorziato libertino, egoista e possessivo, che chiede “Perché non consentite anche a noi divorziati di “fare la comunione”, assume toni blasfemi; bene farebbe a recarsi al bar e consumare una tartina al salmone accompagnata da un flut di spumante. Non è degno di essere assunto come professione di fede, l’idea di “fare la comunione”; la fede conduce alla comunione con Dio, con o senza la particola. L’analogia con la preghiera islamica, che interrompe cinque volte la giornata, risulta evidente. “Essere in comunione” coinvolge interamente tutti i valori dell’uomo che si sublimano in un atto di fede.
La solidarietà è comunione con Dio, l’Amore è comunione con Dio, la paziente sopportazione del dolore è comunione con Dio.
A questo pensavo quando ho descritto il comportamento di quel sacerdote a Ragusa, nella casa di Dio; nel redarguire ed espellere quei bambini ha dissacrato la “comunione con Dio”, che non guarda alle differenze di cultura, di censo o di religione. Gli auguro di cuore un pentimento che implichi una revisione del proprio ruolo, che lo chiama a servire anche i più umili, specialmente i più umili.
*
Avevo appena 12/13 anni, la domenica mi recavo alla Madrice di San Cataldo, per servire la messa, quella celebrata dall’arciprete mons. Petrantoni, uomo di grandissima cultura, segretario particolare di un mio zio, arcivescovo Alberto Vassallo, già nunzio apostolico a Berlino, da dove venne cacciato e la nunziatura chiusa, a seguito di uno scontro con Hitler sulle leggi razziali.
Terminata la Messa, attendevo l’arciprete, per uscire insieme, perché voleva sempre trattenersi con me (anche perché nipote dell’arcivescovo!).
Una domenica la Chiesa rimase vuota quando uscimmo; dietro una colonna un uomo sui 25/30 anni, fingeva di pregare, ma tentava di forzare il piccolo catenaccio che chiudeva il contenitore delle elemosine posto nell’inginocchiatoio. Non mi ero accorto di nulla, ma mons. Petrantoni allungò il passo, si diresse deciso verso l’uomo intimandogli, ma con il tono di una preghiera: “Non rompere il catenaccio, ho la chiave”. Aprì quel coperchio sopra l’inginocchiatoio e lo invitò a prendere ciò che gli serviva. All’imbarazzo di quel giovane aggiunse: “E’ denaro tuo, è destinato a chi ne ha bisogno e, certamente tu ne hai bisogno”. Lo aiutò a raccogliere quanto conteneva e, credo, che abbia aggiunto anche qualche liretta (eravamo nel 1955/1056).
Per questo parlo della “mia Chiesa”, di quella che mi è stata insegnata e che con umiltà cerco di descrivere, perché non rimanga un patrimonio a perdere e possa essere utile anche ad altri.
http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=/index.php?lev=127&cmd=v&lev=127&id=7879
Rosario Amico Roxas | 18-06-2009 | Signor Gaetano, mi pare che si tergiversi alquanto. Lei doveva semplicemente attenersi al fatto accaduto. Ora si dichiara non paladino del clero; l'impressione avuta era molto diversa. Stabilisce anche,nella parte finale, che il mio commento era ben misero se non puerile. Nel bel mezzo, invece, definisce le mie parole come crasse( con la "c", prego) locuzioni.Lo sa che il Suo è un bel dire?
Quando ho definito gli amici del parroco, solo degli accorti baciapile, Lei ha creduto di potersi offendere ed
offendere a sua volta.Signor Barbella, cosa la implica nel mio ragionamento? Lei era fuori tema ed insiste. Buona giornata. Mimmo.
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Gentile redazione, qualora si noti una vena polemica nel mio commento, credo di dovermi scusare. Io, però, amo dire le cose con schiettezza. Vi ringrazio per l'ospitalità. M. Mimmo Carrozzo | 18-06-2009 | Gentilissima signora Garogalo,non era e non sarà mai mia intenzione alimentare polemiche, specie se l'argomento è il credo religioso( tutti i credi religiosi) che determinano in modo quasi assoluto, la Storia, nel bene e nel male.
Il tema in esame, era il comportamento del parroco di Ragusa. Tema in esame sono le discrepanze, che purtroppo dobbiamo riscontrare, tra il concetto della carità cristiana, così come da insegnamento,ed il tutt'altro agire di chi del ministero ecclesiale ne fa un uso ben diverso.Negare che molti prelati, usano un comportamento non consono ai dettami del vivere e sentire cristiano, francamente mi lascia perplesso.Qui c'è da porre forte critica verso un parroco che scaccia dalla chiesa dei bambini, per di più poveri,anzichenò. Si vorrebbe ,forse,porre l'accento sui metabolismi del pensiero
e credo anche, della sua sublimità. Errato , in questo contesto, lo ripeto, si argomenta sul comportamento di quel parroco.Il signor Roxas è argutissimo e mi piace leggerlo, e mi creda, signora, sono oltremodo cortese con chi vuole dialogare sul concreto.Questo per dirLe che sarà facile leggerci ancora.Con rispetto,Mimmo. Mimmo Carrozzo | 18-06-2009 | Gaetano Barbella
Gli eccessi verbali sono sempre "fuori tema" ma lo sono anche gli eccessi difensivi, anche se presentati alla luce di una specie di riserva mentale o di falso pudore che dovrebbe limitare la libertà di pensiero e di espressione.
Se da un fiume generoso, si rompe un argine che non produce irrigazione ma allagamenti, diventa indispensabile provvedere a fermare quell'argine per contenere ed eliminare i danni.
Il cristianesimo ha dimostrato in 2000 anni di essere un fiume foriero di miglioramenti per tutto il genere umano. Il Concilio Vaticano II si espresse chiaramente, dilatando a tutto il genere umano i benefici effetti del suo lento e generoso scorrere, attraversando anche anse pericolose.
Ma nei secoli si sono rotti parecchi argini e talvolta proprio lì dove dovrebbero tenere con maggiore attenzione.
Papi che hanno minacciato di scomunica l'amante, colpevole di avere raggiunto il legittimo marito (Orsino Orsini) e di "giacere con lui"; vertici della Chiesa propugnatori delle persecuzioni ebraiche (v.la Bolla "Hebraeorum gens sola quondam a Deo dilecta"), con assurda santificazione (v. Pio V).
Ma l'alveo generale ha retto, gli argini sono stati tamponati, ma sarebbe assurdo chiudere gli occhi di fronte ad altri argini che si rompono, per un pudore taciturno e passivo. Rosario Amico Roxas | 18-06-2009 | dopo queste polemiche ad un articolo complesso, veritiero e di riflessione ripeto la frase di Maria Lanciotti.
l'animo dell'uomo ne esce mortificato.
Amico Roxas continui su tellus con i suoi scritti.
l'aspetto per riflettere e parlare. A me fa bene. e a tanti anche. C'è bisogno estremo di uno spazio per comunicare con modalità corrette anche il proprio dissenso.
saluti cari patrizia garofalo | 18-06-2009 | Chiedo scusa alla Redazione per questa seconda replica, ma mi è stata recata esplicita offesa che non accetto. Non mi rivolgo nemmeno a chi ha creduto di fare il bravaccio nei miei confronti, cercando di intimorirmi con le sua grasse locuzioni che non merito per niente. Ha creduto che io sia un paladino dei preti, ma si è sbagliato di grosso. In questa epoca cruciale fermentano in modo sconsiderato lotte armate di ogni genere, palesi ed occulte - mettiamo -, ideali, buone e inevitabili ma sono comunque un gran spreco di energie se si arriva a inutili scontri desolanti come questo. É davvero penoso. Grazie.
Gaetano Barbella Gaetano Barbella | 17-06-2009 | Signor Gaetano, se permette( ma anche senza il Suo permesso)
l'equazione la formulo diversamente: don Abbondio sta ai bravi di don Rodrigo, così come quel parroco( non scrivo il nome perchè voglio intendere tutti i preti di tal fatta)sta
ai baciapile di comodo! Ora se Lei si reputa intelligente, avrà colto il senso del mio dire, altrimenti faccia ammenda e si dichiari fuori tema. Mimmo. Mimmo Carrozzo | 17-06-2009 | Chiedo scusa ma mi si permetta di replicare dicendo solo questo al sig. Rosario Amico Roxas. Grazie.
Mi accorgo che è troppo offuscato al punto da non dar retta alla ragione che non avrebbe dato alla mia frase, "Quel prete avrà la sua penitenza ma è anche un 'prete di campagna' come quel Don Abbondio, dei 'Promessi sposi', intimorito dai due bravacci", il significato che lei ha invece ritenuto di dare precipitosamente. Come se fosse una espressione matematica di eguaglianza di rapporti disposta così: Don Abbondio sta ai bravacci come il parroco Francesco Lupo sta ai ragazzini di colore. Ma le pare che possibile?
Gaetano Gaetano Barbella | 17-06-2009 | Gaetano Barbella
I fatti che ho esposto, con il mio nome intero e anagrafico, sono solamente un modestissimo esempio di ciò che non deve essere. La testimonianza del credente, specie quando assurge al sacerdozio e, quindi, all'esempio che è tenuto a dare, non è suscettibile al relativismo della circostanza.
Assimilare i ragazzini di colore ai bravacci di don Rodrigo, giusto per assimilare il sacerdote in questione a don Abbondio, mi pare proprio azzardato, e ulteriormente lesivo del mandato sacerdotale.
Il cristianesimo dilagò nel mondo quanto la testimonianza conduceva anche alle estreme conseguenze, quando i primi cristiani finivano in pasto ai leoni. Poi la testimonianza iniziò il suo lento ma inesorabile declino.
La lotta per le investiture, il potere temporale, le crociate, l'inquisizione, la simonia... non furono certo espressioni di testimonianza cristiana.
Ma fu la fede popolare che si cementò e permise l'attuarsi l'antica promessa "Non praevalebunt"; fu il monachesimo che istruì e mantenne viva l'antica testimonianza di fede; fu "L'imitazione di Cristo" che confermò l'itinerario della fede semplice quanto sincera.
I tempi attuali ci dimostrano l'ipocrisia di quanti si servono della fede per scopi totalmente differenti a quelli che animarono la testimonianza cristiana.
Purtroppo anche tra i sacerdoti si evidenzia una tendenza al profano che non disdegna un'occhiata, neanche troppo distratta, a Mammona.
Si altera e si capovolge il rapporto precedente, scombussolando tutte le certezze, perchè sono proprio taluni pseudo-cristiani che esigono avere in pasto i leoni. Rosario Amico Roxas | | 1 | 2 | |
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