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Gordiano Lupi. Gianni Minà attacca Yoani Sánchez
Il regime cubano corre ai ripari e mette in campo la stampa amica. La verità comincia a far paura…
 
Commenti presenti : 12 In questa pagina : da 1 a 10
   23-07-2010
ma che giornalisti d'attacco!
ma di cosa parla!
E' come dire che invece di preoccuparci e parlare sui problemi della fame del mondo dovremmo vedere la nostra miseria!
Ma la nostra l'abbiamo votata! e a larga maggioranza!!!!!!!!!!

patrizia garofalo
patrizia garofalo   
 
   23-07-2010
Ma questi giornalisti d'attacco, invece che buttare merda su Cuba, perchè non si preoccupano un po' dei problemi che abbiamo noi in Italia. A tal proposito chiedo:

- Quanti morti ci sono ogni anno nelle carceri cubane? E quanti in quelle italiane?
- Quanto costa l'istruzione a Cuba? E quanto in Italia?
- Quanto conta la libertà d'informazione a Cuba? E quanto in Italia?
- Quanto costa la sanità a Cuba? E quanto in Italia?

Invece di buttare merda su un paese che affronta da 50 anni un blocco economico internazionale, provate ad affrontare i problemi, REALI, di democrazia di cui soffriamo qui in Italia. Oppure è troppo poco a là page, o peggio esce fuori dagli schemi di quella politica da salotto che vi portate dietro da 30 anni a questa parte, ormai.

Fate ridere.

Inoltre Yoani Sanchez non se la incula nessuno a Cuba. Pochi idioti. Ed è anche per questo che il governo Cubano la lascia parlare liberamente, anzi addirittura ha un blog tradotto in settantottomila lingue. E questa quindi sarebbe la censura?

O forse vogliamo parlare dei "detenuti politici" cubani? Dove alla locuzione "detenuto politico" va sostituita quella di "delinquenti comuni". Poi certo che noi, come paese, c'abbiamo davvero una bella faccia di culo a dare lezioni di rispetto dei diritti umani e di giurisprudenza.

Siete riprovevoli. L'unico motivo per cui vi interessa Cuba - e per cui parlate di Cuba - è solo per propagandare il vostro fervido anticomunismo che vi sta lacerando il cervello. Difensori dei diritti umani e bla bla. Maddechè.
simone   
 
   11-05-2009
Vorrei ringraziare molto Massimo prima di tutto, per gli apprezzamenti espressi nei confronti del mio scritto, e lo ringrazio anche perché il suo contributo mi dà l’opportunità di rispondere anche a Lucas (se ripasserà di qua) che pensa che tutto sia permesso agli “anticastristi”.
Il problema è proprio il contrario. Come dice Massimo quando si parla di Castro, o più in generale di Cuba, si instaura immediatamente una specie di tabù.
Ricordo, a titolo d’esempio, un’inchiesta condotta dal giornale Liberazione nella primavera del 2007 su Cuba. Una giornalista della testata – Angela Nocioni – era stata in viaggio a Cuba e in Venezuela inviando dei reportage che raccontavano la vita quotidiana in quei paesi. Insomma, né più né meno di quello che potrebbe fare chiunque si trovasse nelle condizioni di girare libero in quei luoghi e di intervistare gente comune o di riportare quello che i suoi occhi, filtrato dalla propria sensibilità, vedevano. Per giorni il giornale fu subissato di interventi duri e critici dei suoi lettori che accusavano di revanscismo e di poca obiettività l’inviata, e di concerto il Direttore del giornale. Cuba non si tocca. Era questo, in sintesi, il commento dei furibondi lettori. Parlare di Cuba era concesso, e in parte è concesso, a gente di provata fiducia, per così dire. L’immagine del grande caimano resta immutabile.
Solo negli ultimi tempi, è vero, si è cominciato a infrangere questo tabù. Solo negli ultimi tempi si è cominciato a farsi delle domande vere sull’effettivo stato di cose a Cuba. Solo negli ultimi tempi si comincia a rendersi conto degli innumerevoli fallimenti, della persistenza del Bloqueo che, come ho già detto, assomiglia sempre più a una scusa.
Se in certi ambienti politici la critica a Cuba è viscerale e assoluta – e non potrebbe essere altrimenti, naturalmente – è proprio da dove dovrebbe venire un aiuto concreto al popolo di Cuba, e ripeto il popolo di Cuba (e non la sua classe dirigente), che si fanno orecchie da mercante o peggio, si continua a giustificare l’ingiustificabile.

jack walsh   
 
   09-05-2009
Chiedetelo ai cubani chi sono i nemici di Cuba. Chiedetelo a loro. Chiedetelo ai cubani che vivono negli albergues e nei quartieri miserabil, che fuggono, che non hanno da mangiare, che sono costretti a inventare cosa mettere in tavola. Chiedetelo a loro se considerano amici Gianni Minà e i "comunisti" italiani. "Propagandisti della fame", li chiamano. Mi ritengo amico dei cubani e spero nel cambiamento rapido. Non sono un amico del governo cubano. C'è una differenza enorme.

Lupi
Gordiano Lupi   
 
   09-05-2009
Ho trovato sorprendentemente bello il contributo dato da jack walsh. Come Gordiano ha la capacità di affrontare il tema Cuba con una certa informata levità, di cui purtroppo non sono capace di dotarmi.

Quello che davvero mi dispiace leggere sono le numerose email che ricevo piene di minacce e di accuse d'essere fascista o peggio... perché dico che Fidel Castro è un dittatore.
Io credo che il vero punto debole degli "italiani castristi" sia proprio la loro nazionalità. Vivere 10 giorni a Cuba e fare il castrista può essere anche una bella avventura, una piccola illusione. Ma non viviamo d'illusioni e avventure del cuore?
Ben diverso è vivere a Cuba, da cubano. Con privazioni pesanti della libertà di espressione e di libera circolazione. Con l'impossibilità di fondare partiti/movimenti politici o anche solo giornali in libera distribuzione che siano critici del governo. Per non parlare delle libere elezioni dei propri rappresentanti. Dopo la Cina... Cuba è il paese al mondo col maggior numero di detenuti per reati d'opinione. Anche questo è taciuto dai castristi.

Spesso i fiancheggiatori di Fidel Castro mi dicono "questa poca libertà personale comporta però il successo del socialismo". Io mi chiedo... non si può aspirare ad un ordinamento politico e sociale che si basi sulla cooperazione e sull'uguaglianza dei cittadini senza per questo cadere nella dittatura... ma addirittura sperare nella democrazia?

Tempo fa ho pubblicato per Tellus Folio una "Lettera aperta a un filocastrista" (http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php%3Flev%3D65&cmd=v&id=8583), diretta a Leonardo Mesa, collaboratore a volte di questa rivista online. Leonardo Mesa dimostra un tale attaccamento alle pratiche antidemocratiche del regime castrista da risvegliare in me la maliziosa idea che per esso lavori. Non ho avuto il piacere di una sua risposta... malgrado chiedesi solo con quale umana pietà si intestardisse a difendere uno degli ultimi regimi dittatoriali del mondo... a scapito della morte di migliaia di balseros e del dolore di milioni di cubani.
Dovrò rassegnarmi.

Quando leggo commenti come quelli della signora di Livorno non mi sorprendo più. Esiste in Italia una vulgata storica su Fidel e sul Che che li dipinge, erroneamente, come santi rivoluzionari. Non è così naturalmente. Sono solo stati dei rivoluzionari. E come tali hanno ucciso in battaglia e assassinato dopo la presa del potere... tramite processi farsa e indegni di un paese civile (talvolta trasmessi alla TV!).
Fidel ha mentito a se stesso e al suo popolo, sulla Sierra aveva promesso la democrazia. Il Che ha dimostrato tutte le sue carenze militari (altro che manuale del guerrigliero) e la sua limitata capacità di visione politica in una avventura senza senso.
La vulgata che persiste è così collegata alla pubblicistica di regime (si veda Gianni Minà)... che addirittura ci dipinge una Cuba moderna e felice.
A mia domanda diretta un delegato dell'ambasciata cubana ha risposto così, davanti a 200 persone: "A Cuba non ci sono giornali di opposizione perché tutti sono felici del governo"
ed io: "Il 100% della popolazione è felice del socialismo cubano?"
lui: "Sì, il 100%".

E' chiaro che con il regime cubano ci sia poco da dialogare. E' chiaro che la vulgata storica di una Cuba felice di un Fidel geniale sia ancora persistente. Mentre Cuba è un paese depresso, povero, arretrato e senza diritti civili. Mentre la storia economica del paese ha dimostrato che il laureato in legge Fidel non capisca nulla di economia.
Cuba resta un sogno.
E i sogni sono spesso bugie velate di bellezza.




Massimo   
 
   08-05-2009
E’ vero Isabella, i veri bisogni sono altri.
Comincio da qui, dalla chiusa urlata della tua lettera, la mia risposta (a proposito, sai che in Internet l’uso reiterato dei caratteri maiuscoli ha il significato di gridare? Quando si entra in casa d’altri, in genere si chiede permesso, no?).
Dici che sei stata a Cuba; bene, mi fa piacere, significa che sai di cosa parli. O pensi di sapere di cosa parli. Sai, Cuba è argomento puntuto, sdrucciolevole, e soprattutto difficile. Cuba è un paese che sopporta tante difficoltà e presenta molte contraddizioni. Anche quella per cui chi va convinto di vedere i sogni rivoluzionari di ragazzo, cresciuto a “Che” e a “Collettivi”, vede la realizzazione di quello che tu elenchi puntigliosamente, perché quello vuol vedere. Chi vi arriva critico e spocchioso dall’immergersi nella realtà, vedrà solo gli aspetti più vieti e sarà portato a esaltare gli errori (e sono tanti) che hanno portato allo stato di cose in cui versa la Cuba attuale. E tutti tornano a casa contenti e ancora più convinti di quello che credevano prima di partire. Credo sia l’errore più comune che si fa quando si parla del tema. Anche i cosiddetti più esperti, anche gli “autorizzati” a farlo come il Gianni Minà cui accoratamente si riferisce Gordiano (non Giordano) Lupi.
A Cuba non hai trovato gente “disperata che si dispera nelle strade”, certo. Ma direi, piuttosto, rassegnata. Non farti confondere dall’esperienza di una sera o di dieci sera. Al cubano basta poco per dimenticarsi del suo presente che dura da cinquant’anni, di un oggi che è uguale a ieri e che sarà identico a domani, come tante fotografie identiche. Un po’ di reggueton, una bottiglia di Ron di quello buono, magari offerto dal turista di passaggio cui regalare l’illusione di cui ti parlavo sopra: hai la maglietta del Che? Non c’è problema, ho uno zio che è stato sulla Sierra con lui e, se vuoi, ti può raccontare. Hai la camicia di lino e il rolex al polso e cerchi divertimento? Non c’è problema, neanche per questo…
E il sorriso che ti regaleranno di cuore è il sorriso di chi ormai invecchia senza aver cominciato a vivere perché gli è stato negato il futuro, affogato nelle mille promesse di un laconico e malinconicamente ipocrita “Vamos bien”.
Cuba è un grande stupendo, struggente, palcoscenico. Un grande teatro dove tutto può succedere e niente succede da cinquant’anni a questa parte. Cuba è una grande bandiera, un simbolo, che serve a noi – intendo con noi i membri della cosiddettà civiltà occidentale – per giustificare che l’omologazione al modello imperialista (sic!) si può evitare. Ci dimentichiamo spesso però che dietro questo simbolo ci sono persone vere, che ogni giorno devono “aguantar”, sopportare, perché questo sogno resti vivo di qua dall’Oceano.
Cosa ne sai tu, cosa ne possiamo sapere noi degli sforzi per “resolver”, per “inventar” (conoscerai un po’ di spagnolo basico, no? E il significato particolare che questi verbi hanno a Cuba) che ogni cubano, dal "gerente" della “firma” all’ultimo degli operai deve ogni giorno affrontare per far fronte a una situazione economica di cui il “bloqueo” è il maggior responsabile, si, ma per troppi anche la migliore giustificazione.
I bisogni sono altri, sono quelli di tutti i giorni di cui noi nemmeno più ci accorgiamo e che invece lì a Cuba scandiscono gli impegni di una giornata.
E non pensare che chi ha scritto il pezzo che ti ha così infiammato, o il signor Massimo che lo ha sottoscritto, o tutti quelli che scrivono e parlano e si appassionano a Cuba in un modo che non è il tuo siano, per dirla con te – ti rubo le parole ma credo di interpretare il tuo pensiero – denigratori, o peggio, dei nemici di Cuba. Proprio il contrario, sai. E’ tutta gente che è stata a Cuba come te, che la vive a distanza ogni giorno della sua vita e proprio per questo ne soffre a vederla maltrattata, “aplastada” e destinata a un epilogo di cui gli unici che dovrebbero decidere sono proprio quelli che tu hai conosciuto e che invece, oggi, non possono farlo.

jack walsh   
 
   08-05-2009
non vedo cosa c'è da arrabbiarsi sul post di Isabella di livorno,ha scritto solo quello che è la realtà ignorata dalla stampa mondiale, non mi sembra giusto venerare tutto quello che Yoani dice e tutti quelli che non la pensano come lei o non in linea con questa redazione vengono censurati e/o tacciati di fiancheggiare il regime, viene permesso tutto agli anticastristi.
lucas   
 
   07-05-2009
Caro Massimo, non è così vero, ci sono situazioni nelle quali m'incazzo pure io, come quando leggo i post scritti da una certa Isabella di Livorno. Poi mi freno e non le rispondo come meriterebbe per educazione.
Gordiano Lupi   
 
   07-05-2009
Caro Gordiano, sottoscrivo ogni singola lettera del Suo articolo. Ammiro moltissimo il Suo stile e la Sua capacità di smontare pezzo per pezzo la retorica ideologica di personaggi come Minà che sembra aggrappato a quel che rimane dell'ideologia nella quale ha creduto. La realtà di Cuba è proprio quella che Lei descrive.
Mi auguro di continuare a leggerLa, abbiamo bisogno veramente di intellettuali coraggiosi come Lei e capaci di andare contro un certo tipo di stereotipi su una Cuba "con qualche problema, ma con sanità e scuola gratis".
Mi domando in quale modo sia possibile aiutare questa ragazza cubana, se ne conosce uno me lo faccia sapere, per favore.
Grazie e buon lavoro!
Ugo Apruzzese   
 
   07-05-2009
CARO GIORDANO,
ANCHE LEI E' UN GIORNALISTA CHE FA I DISCORSI RETORICI DI TUTTI COLORO CHE SANNO FARE FRASI FATTE E PARLANO PERCHA' HANNO LA BOCCA.
CI SONO NEL MONDO DEI REGIMI BEN PEGGIORI DI QUELLO CUBANO, SOLO CHE CUBA VIENE MOLTO PRESA DI MIRA SOLO PERCHE' E' UNA NAZIONE CHE VA CONTRO QUEL MODELLO DI SVILUPPO CHE PROBABILMENTE LE E' STATO INCULCATO NELLA TESTA SIN DA BAMBINO.
TROVO VERAMNETE CHE DICA DELLE BENEMERITE CAVOLATE QUANDO DICE CHE GIANNI MINA' NON CONOSCE LA STORIA E LE VICENDE DEL POPOLO CUBANO E DELL'AMERICA LATINA.
IO NON SO NEPPURE CHI SIA LEI, MA CREDO CHE ABBIA ANCORA MOLTA STRADA DA FARE E CHE QUESTE EDIZIONI DI YOANI CHE LEI HA FORTEMENTE SOSTENUTO NASCONDONO SICURAMENTE UN'ALTRO FINE SOTTO (CIOE' QUELLO DI FARSI NOTARE E CONOSCERE).
CREDO CHE LEI DEBBA UN POCHINO INFORMASI SULLE CONDIZIONI DEI POPOLI CHE HANNO ABBRACCIATO IL REGIME ECONOMICO LIBERALE (TANTO ESLTATO DAGLI AMERICANI, MA CHE HA FATTO IL GRANDE FLOP) E FILOAMERICANO PER RENDERSI CONTO CHE QUELLI CHE HANNO I DIRITTI SONO TUTTE PERSONE MANIPOLATE CHE SPENDONO E COMPRANO PERCHè SE NON HANNO LE COSE DI FIRMA NON SONO CONSIDERATE "ALLA PARI" (....LE SEMBRA BELLA QUESTA COSA!?).
IO SONO STATA CUBA E FRANCAMENTE, NON HO TROVATO TUTTA QUESTA GENTE DISPERATA CHE SI DISPERA NELLE STRADE, ANZI HO TROVATO DELLE PERSONE CHE PER LE STRADE GIOCANO, TI PARLANO E SONO PRONTE AD OSPITARTI NELLE LORO CASE, LA SERA SONO FUORI A VEGLIA E SONO DISPOSTE A RACCONTARTI BELLE STORIE E TUTTO QUELLO CHE SANNO (E MI CREDA CHE DI COSE NE SANNO TANTE PERCHE' L'ANALFABETISMO E' PARI A ZERO). SONO PERSONE UNITE DALLA VOGLIA DI VIVERE, FESTEGGIARE E MI DISPIACE PER LEI, CHE SONO UNITISSIME DA UN UNICO IDEALE, COSA CHE AL GIORNO DI OGGI NON ESISTE PIù.
CREDO CHE LE SUE CRITICHE SIANO FATTE PERCHE' FANNO PARTE DI UN PROTOCOLLO DI COSE DA DIRE DA PARTE DI GIORNALISTI MEDIOCRI E SCONTATI COME LEI CHE DEVONO FARSI UN PO' DI SPAZIO NELLA GIUNGLA MEDIATICA E MONOPOLIZZATA ITALIANA (OPPURE VUOLE DIRMI CHE I TELEGIONALI E I GIORNALI ITALIANI SONO LIBERI DI DIRE CIò CHE VOGLIANO?)...MI FACCIA IL PIACERE, NON MENTA A SE STESSO!
VORREI FRANCAMENTE SAPERE QUALI SONO I SUOI IDEALI E I SUOI MITI, E DA QUALE PARTE SI SCHIERA E COMUNQUE LE DICO CHE QUESTA SOCIETA' TENDE AD UCCIDERE GLI IDEALI E CREDO CHE LEI SIA UNA DELLE TANTE VITTIME.
BUONGIORNO, LA SVEGLIA è SUONATA, è L'ORA DI ALSARSI
PS: VORREI CHE CONTROLLASSE ALCUNE COSE:
1- QUALE è LA QUOTA DEL PIL CUBANO INVESTO IN ISTRUZIUONE E SANITA'
2- LA MORTALITA' INFANTILE
3- IL GRADO DI ANALFABETTIZZAZIONE
4- LA POSSIBILITA' DI ESSERE CURATI
5- LA POSSIBILITA' DI MANGIARE
TRA CUBA E GLI STATI UNITI DI AMERICA POI SE NE RIPARLA.
FORSE LEI CREDE CHE I VERI BISOGNI SIANO IL CELLULARE E INTERNET, NO IO CREDO CHE I VERI BISOGNI SIANO ALTRI.


"Siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario." CHE

ISABELLA LIVORNO   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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