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Yoani Sánchez. La corta notte dei lunghi coltelli | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 6 | 28-04-2009 | Massimo, miei ultimi commenti vanno oltre le opinioni e il lato dal quale si sta. Sono dati obiettivi. Potevano essere scritti da un “castrista” come un “anti castrista”. Non avrebbe cambiato. I fatti sepeliscono le etichette.
L’invito a confrontarsi con argomenti. Anche contrari, però con argomenti.
È un peccato sprecare lo spazio che Tellusfolio offre.
Leonardo Mesa | 28-04-2009 | Poveri cubani. Sono preda delle menzogne di regime ogni giorno, ogni istante.
Naturalmente indicare il lupo cattivo dietro lo steccato è un modo per deviare l'attenzione dal fallimento del regime.
Ho parlato con molti ragazzi di 30 anni ed anche meno convinti che con il loro coraggio potessero difendere il Malecon dall'invasione (!). Poi erano gli stessi che si dicevano stufi di Castro. Quanta confusione nell'anima.
Quello che di male il regime ha creato è anche questa alienazione degli spiriti. Questo clima di assedio... quando Cuba si autoassedia col suo regime dittatoriale.
Se Cuba non è stata spazzata via quando ha nazionalizzato le aziende USA senza risarcimento, quando ha puntato l'arsenale nucleare contro gli USA... perché mai lo dovrebbe essere ora?
Non dimentichiamo poi gli eccidi cubani in Angola! Poveri castristi... così buoni. Così dolci. Così... umanitari. Ho sentito spesso questa parola nei discorsi del re brbuto: umanità.
Lui è un tiranno assassino, altro che umanità.
Ma la questione non è questa, così pateticamente ridicola.
Ma è una diversa.
Castro ha il diritto di invadere la mente di tanti uomini e donne? Ha il diritto di continuare a perseverare nelle sue menzogne?
Tra poco finirà tutto.
Massimo | 28-04-2009 | L’operazione Cabaiguán non è nuova. Nasce nel 2006, dopo la scalate di minacce Usa.
Il 12 giugno 2006, El Nuevo Herald dice a caratteri cubitali: «Sotto assedio la Sezione d’Interesse di EE.UU. [Sina] all’Avana», denunciando un taglio delle forniture di acqua e gas. La notizia era, come spesso accade, falsa. L’articolo aggiunge: «la Sezione di Interessi [...] ha dato istruzione [...] al personale per cominciare a distruggere tutti documenti non strettamente necessari», «[è] antisala di evacuazione». L’articolo fu accompagnato da una foto di archivio di una delle tante marce pacifiche del popolo, dove mai si è registrato un incidente.
Il clima era chiaro: la Sina circondata da una folla incontrollabile disposta a assalire l’edificio, pericolo per il personale nordamericano e i documenti ufficiali e segreti. In pericolo cittadini Usa e documenti sensibili per la sicurezza. E tutti sappiamo, nel linguaggio aggressivo di Washington, cosa vogliono dire queste cose.
Si può pensare che sia stata un’iniziativa del giornale, però i chiarimenti arrivarono dopo poche ore. Il portavoce di Dipartimento di Stato, Sean McCormack, “conferma” l’assedio alla Sina e da libere sfogo alle minacce. Si somma il portavoce della Sina, Drew Blakeney, denuncia: «da molto tempo [il regime] cerca di isolare e assediare la Sina».
La manovra perseguitava la sospensione delle esportazioni di alimento verso Cuba e gli accordi migratori. Creando le condizioni per un esodo massiccio nelle pericolose acque dello Stretto della Florida e la conseguente “minaccia” per la sicurezza degli Stati Uniti. Opportunità “imperdibile” per applicare la legge Helms Burton (1996) che prevede un intervento Usa in Cuba, «senza escludere nessun medio».
L’operazione Cabaiguán, adesso, resta come una delle manovre militari difensive e ordinarie. Come accade in qualsiasi parte del mondo.
Oggi non c’è più Bush; però, è ancora in piedi la legge Helms Burton che chiede un esplicito intervento «simile a quello di Haiti», ossia militare, e gli Usa non hanno rinunciato alle loro manovre militari nei Caraibi, spesso, vicino alle acque territoriali cubane. E non credo che gli Usa stiano aspettando l’invasione di nessuno.
Leonardo Mesa | 28-04-2009 | Invasione americana??!?!??!!??!
Non ho parole. Massimo | 27-04-2009 | Il sistema politico cubano crollerebbe, indubitabilmente, se gli usa invadessero l'isola.
Siccome questa opzione non si intravede all'orizzonte, è altrettanto indubitabile che non ci sarà nessun crollo.
Nei paesi dell'est, è bene ricordarlo, i partiti unici decisero su pressioni di gorbachev di andare ad elezioni pluripartitiche, facendo così crollare il sistema.Perciò non ci sono le condizioni per cui il pc cubano possa andare ad elezioni con piu' partiti.
La storia ha insegnato che il socialismo reale è durato in urss 74 anni, ma non è detto che in cina, vietnam, cuba, corea del nord non possa superare abbondantemente questi anni. All'orizzonte non c'è un'invasione americana, come quella del 1898, che constrinse l'isola, come colonia, ad accettare l'emendamento platt nella sua costituzione. L'invasione sicuramente è desiderata da taluno, ma oggettivamente impossibile, proprio perchè la resistenza cubana non rimarrebbe confinata sull'isola, ma colpirebbe in ogni città americana, dando piu'grattacapi che altro, oltre al completo isolamento internazionale dell'america. nino | 27-04-2009 | A differenza dell'altra "notte"... questa sancirà il ritorno alla libertà.
Certo che il passaggio da una dittatura comunista ad uno stato di diritto e democratico... difficilmente sarà indolore. I paesi dell'est sono riusciti ad una transizione "generalmente" priva di violenza... ma a Cuba temo sarà difficile.
La febbrile, quanto ormai inefficace e ridicola, opera di castrizzazione delle masse (castrando però ogni libertà personale) ha reso i cubani diffidenti, vendicativi, sospettosi.
Forse solo in Germania dell'Est il terrore comunista e l'impoverimento degli spiriti individuali è stato tanto puntuale e terribile... ma l'animo tedesco, orientato all'ordine, ha retto lo sforzo della riunificazione mutuando il desiderio di vendetta in analisi sociologica e giudiziaria.
A Cuba temo che alla fine del castrismo... che immagino dirompente e non a tappe.... vi sarà altro dolore.
Ma dal dolore non nasce una nuova vita?
Massimo | | 1 | |
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