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Anna Lanzetta: Marco Polo. Una proposta per l’estate 2. Leggere e creare | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 6 | 01-09-2008 | La faticosa vita di un mercante
Alla fine del 1200, un mercante veneziano e i suoi uomini affrontarono le vie dell’Oriente per trovare merce pregiata da poter scambiare.
Il viaggio si presentò molto duro, poiché i luoghi erano assai lontani e non facili da raggiungere, perché sia per mare che per terra, i viaggiatori venivano spesso assaliti da briganti o da bellicosi nomadi e i mezzi di trasporto non erano certamente all’avanguardia come quelli di oggi.
Il mercante affrontò montagne, steppe e deserti con carovane, e per queste gli ostacoli maggiori furono quelli naturali, come per esempio i sentieri lungo la montagna che erano stretti e scoscesi, difficili da percorrere, sia per gli uomini sia per gli animali, soprattutto con il maltempo.
Nei deserti era invece, facile perdere l’orientamento e spesso gli uomini erano sorpresi da tempeste di sabbia, per questo l’equipaggio del mercante preferiva viaggiare di notte per orientarsi con le stelle.
Le carovane erano trainate da buoi, cavalli, cammelli, dromedari, questi ultimi erano detti navi del deserto, potevano percorrere lunghe distanze in luoghi secchi e aridi, rimanendo per giorni senza bere e mangiando poco, questo grazie alle cavità presenti nel loro stomaco, che sfruttano come magazzino.
Le vie marittime, attraverso le quali il mercante trasportava la seta, erano considerate le più rapide e più comode, ma non le meno pericolose, in quanto si doveva stare attenti ai venti, alle correnti marine e ai pirati, che assalivano le navi nei mari della Cina.
Tra i vari tipi di imbarcazione, la più diffusa nel Mediterraneo era la galera, stretta, bassa e rapida, ma non poteva trasportare grandi carichi in quanto i rematori occupavano molto spazio all’interno della nave.
Nel viaggio di ritorno, il mercante si procurò delle imbarcazioni cinesi, munite di strumenti avanzati come la bussola, quindi gli fu più facile orientarsi.
Il mercante, nel suo viaggio, trovò paesi dove si viveva una vita agiata, perché erano ricchi di merci pregiate; in altri posti invece gli abitanti vivevano di stenti, in quanto il loro territorio non offriva molto.
L’equipaggio arrivò in Giorgiania, paese che si trova tra due mari, ad Occidente il mar Nero, ad Oriente il mar Caspio, ricco di pesci, come storioni o salmoni. Gli abitanti erano ben istruiti, abili navigatori, eccellenti arcieri e valorosi guerrieri in battaglia. Su una montagna di questo paese si trovava un lago d’acqua salmastra e, da quando sulle rive di questo fu costruita una chiesa dedicata a San Leonardo, comparivano in abbondanza pesci dal primo giorno di quaresima fino alla vigilia di Pasqua e da quel giorno non si facevano più vedere.
Il mercante trovò anche paesi coperti da vaste foreste con abbondante selavaggina, dove si poteva dedicare alla caccia.
Poi giunse a Kierman, paese ricco di pietre preziose; qui si produceva tutto ciò che era necessario ad equipaggiare un guerriero, come selle, briglie, spade, scudi e altro.
Le donne eseguivano ricami con fili d’oro e di seta che rappresentavano ogni sorta di animale.
Nella città di Kamandu essi trovarono clima e territorio simile al loro paese d’origine, così si cibarono di frumento, riso e vari tipi di frutta.
Dopo giorni e giorni di viaggi e varie vicissitudini, il mercante e il suo equipaggio decisero di intraprendere la strada del ritorno carichi di varie merci, come profumi, spezie, oro, pelli, metalli e porcellane, da poter commerciare per un lungo periodo. Ma, una volta finita tutta la merce, i mercanti si riorganizzarono e intrapresero di nuovo lunghi e faticosi viaggi.
Simone,
prima superiore
Simone | 25-08-2008 | La storia di Kumi
Marco Polo descrive nel libro “Il Milione” i paesi che incontra durante il suo viaggio, e lo fa in maniera minuziosa e particolareggiata; descrive la flora, la fauna, parla delle variazioni climatiche a seconda dei luoghi , fa riferimento a principi ereditari, descrive usi e costumi dei vari popoli.
Resta particolarmente affascinato dalla storia del principe del reame di Kerman, Kumi, il quale riuscì a bloccare l’invasione dei Tartari.
Costui era stato educato fin dall’infanzia alla protezione del popolo e del territorio. Tra gli svaghi che adorava di più c’era la caccia che veniva fatta in battuta di elefanti, servendosi di mirabili falchi che riuscivano dall’alto a individuare le loro prede. Purtroppo però, per il reame di Kerman arrivarono i tempi bui, che videro l’avvicinarsi dei Tartari conquistatori.
Kumi, stratega della guerra, reclutò molti uomini tra la popolazione, tra cui una giovane donna di nome Mulan, che, travestita da uomo, si batté con indomabile coraggio. Scoperto però il travestimento, la giovane donna rischiò di essere decapitata, ma l’amore tra Kumi e Mulan era già sbocciato ed era un amore così forte da superare qualsiasi ostacolo.
La pace nel regno di Kerman tornò e le pietre preziose del luogo, i turchesi, vennero apprezzate e diffuse in tutto il mondo, grazie a Marco Polo, che ne restò incantato e che con il suo viaggiare le portò in Europa, dove vennero acquistate dalla nobiltà.
La via della seta diventò per l’Europa una fonte inesauribile di stoffe, di pietre preziose, di spezie, di animali selvatici.
Fu l’incontro con altre culture, altre civiltà ad affascinare il nostro indomito viaggiatore.
Giulio, prima superiore
Giulio | 01-08-2008 | Per ulteriori approfondimenti, consiglio la lettura del testo: I classici dell'avventura I viaggi di Marco Polo a cura di Detlef Brennecke National Geographic Edizioni WHITE STAR Gruppo Editoriale L'Espresso.
Il libro contiene la narrazione della straordinaria avventura dei Polo e interessanti immagini dei loro percorsi, dei luoghi visitati e dei documenti utilizzati.
A. L. | 30-07-2008 |
Vorrei ricordare lo sceneggiato televisivo “Marco Polo” girato nel 1982, interpretato da Ken Marshall nel ruolo di Marco Polo e Ying Ruocheng nel ruolo del Kublai Khan, e da Denholm Elliott, Anne Bancroft, John Gielgud, Leonard Nimoy e Burt Lancaster con la regia di Giuliano Montaldo. Come ho avuto modo già di dire nelle recensioni dei libri, gli sceneggiati di una volta erano belli e istruttivi e io desidero molto rivederli.
Carla
Carla | 30-07-2008 | Da Marco Polo:
Per amore di Cocinar
Intorno all’anno milleduecentocinquantuno, insieme a due mercanti veneziani, David e Michelangelo, intrapresi un viaggio nel quale successero avventure mozzafiato.
Ora ve ne racconterò una.
Salpammo con la nostra nave “Lady Venezia”, destinazione Quinsai.
Passarono mesi e noi eravamo molto impazienti di vedere la città celeste. Il mercante più vecchio, David, che nel viaggio aveva compiuto 65 anni, ci raccontò che Quinsai era una città molto nota per la sua grandiosità e la sua bellezza. David vi era già stato e, da come parlavano i suoi occhi, gli era piaciuta parecchio, tanto da volerci tornare con noi. Michelangelo, invece, era molto scettico riguardo a Quinsai, perché credeva che la città più bella di tutto il mondo fosse Venezia.
Io, invece, noto come Marco, passavo la maggior parte del tempo a trascrivere sul mio diario di bordo l’esperienza in mare.
Qualche mese dopo, David ci comunicò che eravamo arrivati, infatti vedemmo finalmente la terraferma di Quinsai e attraccammo.
All’arrivo ci sommerse un gruppo di persone che parlavano una lingua sconosciuta per me e Michelangelo, ma molto nota a David.
David allontanò quelli che si erano avvicinati e noleggiò una guida per accompagnarci fino al palazzo imperiale.
Lungo il percorso ammirammo la città:le strade e i canali erano molto lunghi e larghi, la piazza in cui si teneva il mercato era molto grande, perché doveva ospitare l’incredibile folla di abitanti che vi si radunavano. Da una parte della città, si trovava un lago dalle acque fresche e limpide, dall’altra un fiume altrettanto grande, le cui acque scorrevano ovunque attraverso l’abitato.
Nella città si respirava un’aria salutare e pulita. Si poteva andare ovunque a piedi, a cavallo, sui carri, oppure scivolando sulle barche attraverso i canali. Anche Michelangelo dovette ammettere che non c’era solo Venezia.
Arrivammo ai piedi del palazzo dell’imperatore Giugistzu. La guida, che si chiamava Qiar, ci raccontò che l’imperatore cercava un marito per sua figlia Kocinar e David, che era già stato ospite al palazzo, ci parlò della bellezza inaudita di Kocinar, paragonabile solo a quella di Venezia.
Io ero curioso di vedere se davvero la principessa fosse bella come dicevano. Entrammo nel palazzo: era molto sfarzoso, decorato con quadri dalle cornici d’oro e le pareti anch’esse rivestite d’oro. Al nostro ingresso un gruppo di serve dell’imperatore ci accolsero: riconoscendo David, ci mostrarono tutta la loro simpatia. Dopo alcuni minuti, entrò il maestoso Giugistzu. In segno di rispetto ci inchinammo. Aveva un abito di seta pesantissima del peso di una decina di chili. Anche l’imperatore riconobbe David e apparve molto contento di rivederlo. Ci fece accomodare nella sala da pranzo e ci fece portare da mangiare. Alla fine, ci fece accompagnare nelle camere dove dormimmo il sonno più profondo.
La mattina seguente, tornando nella sala da pranzo, trovammo anche lei, Kocinar! Rimasi sbalordito dalla sua bellezza: fu un colpo di fulmine. Chiesi all’imperatore la mano della figlia ed egli acconsentì.
Le nozze furono fissate per il giorno seguente. Mi svegliai tutto contento e vestii gli abiti della cerimonia. Quando mi si avvicinò Kocinar, vidi dal suo volto che non era felice, perciò decisi a malincuore di rinunciare a sposarla perché capii che non avrei mai avuto il suo amore.
Dopo alcuni giorni ci rimettemmo in mare per tornare a Venezia: eravamo solo io e David, Michelangelo aveva deciso di rimanere a Quinsai, stregato dai luoghi e da Kocinar. Da allora non lo rivedemmo più.
Arrivati a Venezia, riprendemmo la stessa vita che facevamo prima di partire e non volli più sentir parlare di Quinsai.
Mirko
seconda superiore
Mirko | 28-07-2008 | Ho letto con interesse la proposta e ho scritto questo racconto:
Marco Polo: una leggenda?
A Genova vivevano due avventurieri: Artan e Zagor, che stufi di viaggiare in Europa, decisero di partire alla volta dell’Asia. Prima di partire, avendo sentito parlare dell’esistenza di un diario di proprietà di un uomo ormai vecchio, che aveva osato addentrarsi in un paese dove nessuno aveva mai osato andare, i due decisero di recarsi a Venezia dove egli abitava.
Arrivati in città, chiesero notizie sul luogo di abitazione del vecchio e un bambino li accompagnò da lui. Quando il vecchio rivelò la sua identità, i due rimasero sorpresi, perché avevano creduto che il diario fosse inventato e che Marco Polo fosse solo una leggenda. I due avventurieri lo supplicarono di svelargli il suo segreto per raggiungere l’Estremo Oriente e Marco non si tirò indietro.
Artan e Zagor, pronti all’avventura e carichi di energia, partirono alla volta dell’Asia, ma poiché la strada era assai lunga, decisero di dividere l’itinerario in più tappe. La prima fu Atene, dove trascorsero la notte, per ripartire subito alle prime luci dell’alba.
La mattina arrivò presto e i due amici salirono in groppa ai cavalli per dirigersi ad Alessandretta in Giordania, dove regnava David Melik che nella nostra lingua significa: Re Davide.
Quest’immensa terra si colloca fra due mari: uno a Oriente e uno a Occidente. Furono serviti e riveriti quando pronunciarono il nome di Marco Polo e vennero ricevuti subito dal re, disposto a esaudire ogni loro desiderio.
Al re chiesero vitto, alloggio e di essere trasportati a Moshad.
Giunti sul luogo, Artan e Zagor decisero di separarsi: Artan andò alla corte del Gran Khan, mentre Zagor seguì i passi di Marco Polo, per andare a commerciare la seta.
I due si scambiarono lettere fino a quando raggiunsero la meta che ciascuno si era prefissato, solo che Zagor si trovò nel territorio di Guma, che era in guerra, quindi dovette scegliere se partecipare alla guerra o morire per essersi rifiutato di obbedire agli ordini dell’imperatore Yang-Min. Decise di unirsi all’esercito di Delhi, che combattè contro Calcutta.
La guerra durò molti anni, ma Zagor morì dopo solo un mese.
Altan confrontò l’architettura di quei paesi orientali con quanto aveva scritto Marco Polo, ma di vero trovò solo l’ospitalità degli orientali e trovò anche una moglie.
Stava vivendo una favola, però non tutte le favole hanno un lieto fine, infatti un giorno venne a conoscenza della terribile morte dell’amico, perciò decise di ritornare in patria con la moglie, ripromettendosi che, da quel giorno, avrebbe commerciato seta, per onorare la memoria dell’amico.
Lorenzo, seconda superiore
Lorenzo | | 1 | |
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