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Yoani Sánchez. La duplice e rara condizione di padrone e diseredato | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 3 | 04-06-2008 | Ringrazio Leonardo Mesa, che ha un'opinione diversa dalla mia ma è un prezioso conoscitore della legislazione cubana. Ci fornisce il metro di giudizio necessario per valutare le cose.
Gordiano Lupi Gordiano Lupi | 04-06-2008 | NON pretendo dare la mia opinione – che poco importa – se non spiegare alcune cose.
In Cuba, del totale d’unità abitative, più del 80% sono proprietà privata e più del il 75% sono state costruite dopo 1958. Chi è oggi proprietario, acquistò direttamente dallo Stato pagando fra i 5000 e 10000 pesos; raramente, 20000. (200 a 400 e 800 euro, circa) o mediante la modalità agevolata delle Microbrigate (gruppo di persone che senza perdere il vincolo lavorale sono pagate (sic) per costruirla). Altri diventarono proprietari costruendole con i propri sforzi, comprando i materiali a prezzi statali (una sacca di cemento 20-40 centesimo d’euro, il metro cubo di sabbia o pietra a 40-50 centesimi, il migliaio di blocchi di calcestruzzo di 20-50 euro).
Tanto per la compra dei materiali come delle case e obbligazione della Banca concedere i crediti, che possono estendersi fino a 20 anni e non possono impegnare più di un decimo (non un quinto) dello stipendio del debitore. Si può anche scegliere un condebitore solidario.
E vero che, negli ultimi tre lustri, i materiali hanno scarseggiato, e l’unica possibilità (per chi poteva) restava il mercato nero o in moneta convertibile. La ripresa economica sta lasciando dietro questa via come unica alternativa.
Le case, teoricamente, si possono vendere, solo che lo Stato ha precedenza d’acquisto, e – che io sappia – sempre lo fa. Per tanto, di fatto, solo si possono vendere allo Stato, che compra alla stessa bassa tariffa con la quale vende, senza speculazione.
Le persone che si lamentano non è por non potere vendere la casa, se non per non potere farlo oltre il prezzo d’acquisto; vale a dire 20, 50 e anche 100 volte di più.
Se un proprietario abbandona definitivamente o illegalmente il paese, lo stato da diritto di acquistare l’abitazione al coniuge (legale o di fatto), al ex coniuge, ai figli e familiari fino al quarto grado, sempre che avessero abitati al meno nei 5 anni precedenti (Legge 65/1988, articolo 81). Nel caso non si compia con il tempo, il comune può decidere, in ogni caso, a loro favore precedendo allo Stato (Idem, articolo 82). Se un familiare del proprietario abbandona il paese, il proprietario mantiene intatta tutte le sue proprietà; perciò, le informazioni che li hanno forniti a Massimo suoi conoscenti è falsa.
Prima le case si vendevano a prezzo libero sotto la forma di falsa permuta, per questo è che adesso l’abitazione non possono essere molto dissimili (Decreto Legge 211/2000). La legge, nonostante, lascia un margine tale che ancora il meccanismo è utilizzato. Altro modo è mediante testamento. La casa si può lasciare in eredità a chiunque (Idem, articolo 76).
Chi vuole solo ridursi – e non trarre profitto – può vendere la casa grande (anche cadente) al comune, e acquistare una più piccola (magari in migliore stato); le verrà pure ritornata la differenza di valutazione.
Chi ritiene che non è proprietario di una casa se non di un problema, può immediatamente togliersi il problema: vende… allo stato, che la darà senza guadagnare un centesimo a qualcuno che la pensi diversamente, e… sono tanti.
Scusate l’estensione; spero solo essere stato utile. Saluti. Leonardo Mesa | 03-06-2008 | Solo il mefistofelico regime cubano poteva inventare un diritto alla proprietà finto e irragionevole. Una "concessione" della casta regnante che non diviene mai e poi mai diritto. Ma merce di ricatto morale.
Esci da Cuba? ti togliamo la casa.
Oppure, come da storie vissute da miei conoscenti, "tuo figlio se ne è scappato in Italia? sai quanti soldi ti darà! Non hai più diritto a questa casa!"
concessioni.... concessioni.... concessioni.... MAI DIRITTI!!!! Massimo | | 1 | |
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